Tre cani uccisi da una creatura sconosciuta, Canada

Tre cani uccisi da una creatura sconosciuta a Manitoba in Canada

Canada.

In una riserva a nord di Manitoba si sta evitando un lago in seguito allo sventramento di tre cani da slitta stati attaccati da una strana creatura.

Joe Dantouze del Northlands First Nation di Lac Brochet ha affermato giovedì che non aveva mai visto un aggressione come quella subita dai cani.

I cani sono stati trovati sventrati in un isola nelle vicinanza di Reindeer Lake nella mattinata di domenica ed altri quatttro cani sono stati dati dispersi. Gli ufficiali per la conservazione di Manitoba stanno esaminando il fatto e hanno preso i corpi dei cani uccisi che saranno sottoposti ad analisi.

Dantouze afferma che alcune persone del luogo avrebbero visto una creatura misteriosa nel lago. Ma non hanno dato una sua descrizione.

“Ci sono segnali che le persone hanno visto qualcosa nel lago, ma non sanno di che tipo di animale si tratti” afferma Dantouze.

Tre cani uccisi da una creatura sconosciuta a Manitoba

“La popolazione del posto crede che questa creatura abbia ucciso i cani” ha affermato l’uomo. ” La gente ora è spaventata. Infatti ha paura di andare sul lago per pescare o usare le spiaggie intorno al lago.

“Ed io penso, chi non sarebbe spaventato se una cosa simile accadesse in qualsiasi altro lago? Per cui io credo che le persone sarebbero spaventate e penso che per ora sia giusto così.”

Dantouze afferma che le persone sono state avvisate di rimanere, per il momento, lontane dal lago.

Fonte:

CbcNews

Curiosità:

Di seguito l”articolo sul mostro Manipogo. Canada.

Manipogo il mostro del lago Manitoba

Il lago Manitoba è conosciuto per una creatura serpentiforme che abita le sue acque. 

Immagine del mostro Manipogo tratta dal web.

Approfondimenti:

In conclusione visita la sezione del sito strane creature e criptozoologia.

Le marmotte extraterrestri di Bellino

Le marmotte extraterrestri di Bellino

Piemonte, Cuneo

Bellino.

Nell’agosto del 1576 qualcosa di strano cadde dal cielo nella zona della Val Varaita di Bellino.

Dalle poche fonti si viene a sapere che il corpo piovuto dalle stelle si sfracellò al suolo seminando frammenti in un ampio raggio. Si pensò ad un naufragio di un’astronave extraterrestre o più banalmente alla caduta di un meteorite. Comunque siano le cose, gli effetti di quello strano fenomeno sono ricaduti sugli abitanti tipici del luogo: le marmotte.

Una marmotta Foto di Elisabeth Leunert da Pixabay

Studiosi e naturalisti s’interessarono al fenomeno delle marmotte-ufo di Bellino, notando dei comportamenti “particolari” come una maggiore vivacità, una più vivida intelligenza. Alcuni di questi studiosi affermarono addirittura che le bestiole sembrava volassero. Fu persino scritto dallo zoologo Pierre Houdih un libro sull’argomento.

Libro dal titolo “Les marmottes, une énigme”, in cui si ponevano in evidenza molti aspetti singolari di questi animali, chiamati “marmotte volanti”.

E questa non è l’unica storia di animali fantastici in provincia di Cuneo.

Le marmotte extraterrestri di Bellino e gli altri animali fantastici.

Nel chiostro dell’Abbazia di Staffarda a Revello, è conservata una raccolta di reperti archeologici. Tra cui un’enorme e bianca costola animale lunga circa 1,5 metri e larga sino 15 centimetri.

La tradizione narra che in un’epoca lontana, i monaci dell’abbazia erano da alcuni giorni senza cibo a causa di una carestia. Essi pregarono molto e un giorno trovarono in un rivo nei pressi dell’abbazia un enorme pesce che ne occupava tutto il letto.

Si fecero grandi feste e il cibo bastò per alcuni mesi. I monaci commentarono il fatto con una lapide che posero in sagrestia, ora coperta dalla calce. E solo un documento dei primi del novecento riporta delle parole superstiti tra cui “piscis prodigiosus”.

Nei pressi di Bagnasco, nella grotta del Baracone, è indicata la sede del Jumarre. Si tratta di un misterioso animale che nelle tradizioni medioevali era descritto come un essere spaventoso e pericolosissimo per l’uomo.

Si è sempre pensato ad una leggenda, fino a quando nella grotta sono stati rinvenuti i resti di uno sconosciuto carnivoro.
I fossili sono poi stati studiati dai paleontologi che hanno fatto risalire la struttura ad un animale battezzato “jena delle caverne”, ancora oggi oggetto di analisi da parte degli studiosi.

Infine in tempi più recenti è nata la leggenda che narra di uno scienziato che avrebbe posizionato i suoi laboratori da qualche parte nella vicina Valle Roja.

Come nei romanzi di fantascienza, lo scienziato avrebbe fatto degli esperimenti su diversi animali “incrociando” le differenti specie creando degli ibridi mostruosi.

Dopo la sua morte, alcuni di questi animali girerebbero nella valle, liberi di spaventare la gente e di alimentare una nostra personale leggenda sullo Jeti.

Michela Brandino

Fonte:targatocn per :cosenascoste

Curiosità:

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Tatzelwurm il drago delle Alpi

Il drago delle alpi chiamato tatzelwurm è paragonato ad un drago. E’ molto simile ad una lucertola di grosse dimensioni oppure ad un serpente molto grande ma provvisto di zampe.

La pelle della creatura e’ descritta come liscia e ricoperta di scaglie, gli occhi sono grandi e ricordano lo sguardo dei gatti, particolare spesso messo in evidenza dai testimoni ma che nelle illustrazioni di questo essere non ritroviamo.

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

 

Segnalazioni sul tatzelwurm

  • 1779 a Salisburgo Huns Fuchs è colpito da un infarto mortale in seguito l’incontro con una creatura rettiloide di grosse dimensioni. Si trattava di un tatzelwurm?
  • 1800 In Francia un rettile di grosse dimensioni viene avvistato, era un tatzelwurm?
  • 1908 Austria, Murau, un animale con quattro zampe di circa 50 cm, molto simile ad un verme aggredisce un cacciatore.
  • 1921 Austria un altro animale simile al primo avvistato a Murau viene di nuovo scoperto a Rauris. ma di cosa si tratta?
  • 1924 scheletro ritrovato da due escursionisti. E’ un drago delle Alpi? 

Fotografato un tatzelwurm nel fondo di un lago?

Nel 1934 qui di seguito un’ immagine in cui il fotografo asserisce si aver fotografato un tatzelwurm sul fondo di un lago. In seguito verrà analizzata e verrà classificata come immagine falsa. Ma nel frattempo era diventata una foto nota associata al drago delle Alpi.

Un Tatzelwurm il drago delle Alpi immagine tratta dal web.

Negli anni dal 1939 al 1992 numerosi avvistamenti di esseri rettiloidi dalla Francia all’Italia si sono susseguite. Non vi sono prove certe dell’esistenza del tatzelwurm, il drago delle Alpi.

Fino alla prima metà del Settecento, il “secolo dei lumi“, le Alpi erano considerate il regno di ogni sorta di draghi e animali favolosi. Non solo nell’immaginario popolare dei valligiani, ma anche da parte di insigni studiosi. Criptozoologi si sono interessati a questi fantastici animali forse mitologici.

Approfondimenti:

Le altre strane creature italiane

Jakob Scheuchzer e i draghi volanti delle Alpi di Francesco Lamendola.

Immagine di anteoprima articolo:

Il mostro di Lochness In Calabria

Il mostro di Lochness In Calabria

Servizio antibufala:non può essere vero

18/7/2005

Leggenda metropolitana, trovata pubblicitaria o verità?

Un’immagine del lago Ampollino

Quello che sta succedendo sul lago Ampollino, in Calabria, è davvero insolito.

Da qualche giorno decine di persone sostano armate di cannocchiali sulla sponda del lago.

Ci hanno segnalato una specie di mostro di Lochness“, dice a Tgcom il sindaco di Cotronei, Franco Pellegrino.

Ma Paolo Attivissimo del Servizio antibufala risponde: “Non può essere vero”.

In realtà – precisa il sindaco Pellegrino – al momento non sappiamo precisamente nemmeno come ha avuto origine questa notizia. Dicono che c’è stato un avvistamento da parte di un uomo del posto martedì all’alba. Poi la voce si è diffusa in tutta la zona e da allora sul posto c’è un via vai di curiosi e giornalisti, tutti armati di macchina fotografica e videocamera. Forse sperano di riuscire a fotografare il mostro, o qualunque altra cosa ci sia nel lago“.

Mostro, grosso pesce, coccodrillo.

Le ipotesi si rincorrono. “Io sono stato sul posto sabato mattina – conferma il sindaco -. C’era tanta gente che parlava dell’avvistamento. Per ora l’unica cosa sicura che possiamo dire è che il lago, che è artificiale e contribuisce all’alimentazione della centrale elettrica, è abitato da trote e carpe. Forse quella persona non ha visto altro che una grossa carpa e poi il suo racconto, passando di bocca in bocca, è stato ingigantito fino a creare il mostro. Oppure, e questa è una ipotesi delle ultime ore, nel lago c’è un coccodrillo”.

Il mostro di Lochness In Calabria

Un alligatore nel lago Ampollino? Come è possibile?

Facile a dirsi.

Potrebbe avercelo buttato qualcuno. Proprio questa mattina – dice Franco Pelegrino – mentre discutevamo con alcuni colleghi, mi è stato detto che un coccodrillo sarebbe stato rubato da un circo nei pressi del lago. Forse il ladro ha pensato bene di disfarsene buttandolo in acqua”.

Un’ipotesi fantasiosa, frutto di voci non controllate?

Il responsabile del Servizio antibufala, Paolo Attivissimo, non ha dubbi:

Suvvia – dice -, siamo seri: quella di un mostro nel lago Ampollino è un’ipotesi veramente improbabile. Prima di saltare a conclusioni affrettate, meglio muoversi con cautela. Per esempio: qualcuno ha parlato con l’avvistatore? Che cosa ha raccontato quest’ultimo, cosa ha visto? Esiste davvero questo individuo oppure stiamo assistendo semplicemente al diffondersi di voci senza fondamento? Le leggende metropolitane nascono proprio così, e proprio per questo vanno verificate”.

“Qui tutti insistono sulla presenza di un mostro – continua Paolo Altissimo -. Allora qualcuno mi spieghi come potrebbe vivere un essere così grande in un lago come l’Ampollino, di cosa si nutre, come c’è arrivato. Di sicuro non è caduto dal cielo! Ma forse anche qui siamo in presenza della classica leggenda metropolitana del pesce siluro, che infesterebbe corsi d’acqua e laghetti divorando tutto ciò che gli passa accanto, pescatori compresi”.

Bufala, pesce siluro, mostro o coccodrillo che sia, il risultato non cambia.

E’ chiaro che su queste cose bisogna muoversi con i piedi di piombo – dice il sindaco Pellegrino . In ogni caso, un po’ per esigenze di sicurezza e un po’ per tranquillizzare la popolazione, nelle prossime ore terremo una riunione in Comune per discutere la vicenda. In quell’occasione faremo il punto della situazione con i carabinieri, anche per verificare l’ipotesi coccodrillo“.

“E’ vero che potrebbe essere tutto falso – conclude Pellegrino -. Ma la notizia si sta diffondendo in fretta e ha già oltrepassato i confini regionali. Sul posto si stanno radunando tante persone. Inoltre, sul lago in questo periodo sono in ritiro molti calciatori di squadre importanti. Noi non siamo sicuri che le segnalazioni giunteci siano vere, però riteniamo che sia meglio fare qualche verifica. Come dire: meglio essere prudenti oggi per evitare problemi domani”.

Fonte:tgcom

Approfondimenti:

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Il mostro del fiume Po Homo Saurus Italia

Il mostro del fiume Po Homo Saurus Italia

Articolo ed immagini gentilmente concessi dal sito dell’U.S.A.C.

Italia.

A partire dall’anno 1986 sulle rive del fiume Po vi sono state numerose segnalazioni della presenza nel fiume di una creatura sconosciuta. La creatura è nota come la creatura del fiume Po.

Le testimonianze.

Primavera 1985

Nella primavera del 1985 una donna vide entrare in un’abitazione che lei stava controllando come custode due uomini ed una donna. L’anziana signora incuriosita si avvicinò alla finestra dell’abitazione in questione e vide queste tre persone togliersi la pelle dal corpo per riveralrsi grosse lucertole. Dopo del tempo ella confidò il fatto a cui aveva assistito al marito ed al parroco locale ma non fu creduta.

Forse si trattava di un’avvistamento fantasioso? Perchè in quel periodo andava in onda la nuova serie tv V-Visitors che parla proprio di lucertole aliene travestite da umani. E’ una strana coincidenza?

13 agosto 1986.

A Pincara, nei pressi del Canal Bianco alcuni uomini intenti a parlare tra di loro hanno notato una luce biancastra di fronte a loro. La luce era emessa da un oggetto sferico non identificato. Gli uomini fuggirono alla vista dell’oggetto. Ma sopratutto nell’udire qualcosa avvicinarsi a loro.

Una donna, la madre di uno di questi uomini, affermò di essersi sentita spiata. Racconta di aver udito un sibilo nei pressi della sua abitazione il 10 agosto 1986.

L’associazione Usac (Centro Accademico Studi Ufologici) recatasi sul posto trovò delle orme con lunghi artigli nei pressi dell’abitazione della donna. La vegetazione nei pressi del canale rovinata come se qualcuno avesse spinto per penetrarvi.

In seguito in località lontane tra di loro come Ro Ferrarese, Cologna, Budrio, Polesella è stata segnalata la presenza di una creatura con caratteristiche molto simili.

Forse è sempre la stessa creatura che potrebbe essersi spostata? 

Di seguito la descrizione del mostro del fiume Po, Homo Saurus, Italia.

  • La pelle è ricoperta di squame simile ad un rettile.
  • E’ una creatura non umana con muso allungato, occhi gialli o rossi fosforescenti, bipede, alta più di 2 metri.
  • Possiede zampe artigliate e palmate probabilmente per poter nuotare. E’ una creatura anfibia.
  • Infine la creatura emette urli molto forti.
  • Vi sono spesso avvistamenti di globi luminosi. Ed impronte di zampe artigliate.

Le ricostruzioni del mostro.

Nel 1988 vi furono numerose impronte rinvenute nella zona di una mano palmata ed artigliata.Numerosi testimoni udirono suoni spaventosi ed avvistarono una creatura ricoperta di squame e i globi luminosi. Il 1988/ 1989 furono anni ricchi di avvistamenti e ritrovamenti di impronte.  

Gli uomini Sebastiano Di Gennaro, Stefano Baratella e Angelo Fiacchi, ufologi, hanno studiato la creatura e spesso hanno rinvenuto impronte della creatura nei loro sopralluoghi 

Di Gennaro è un professore italiano e chimico il quale ha chiamato la creatura in questione Homo Saurus. L’uomo è presidente del centro ufologico USAC.

Cologna.

Nel marzo del 1989 a Cologna sulle rive del fiume Po furono rinvenuti i resti di un grosso rettile, composti da una sostanza carnosa ma sintetica. La sostanza non presentava segni di putrefazione. Fu impossibile analizzarla al microscopio perchè non poteva essere sezionata in piccole parti. Sebastiano Di Gennaro anche chimico analizzò la sostanza che era simile alla creatina quando bruciata. 

In seguito a questo strano ritrovamento il mostro del fiume Pò non fu più avvistato e nessuna orma fu più rinvenuta in quelle zone. Forse i resti erano quelli dello stesso mostro deceduto per cause sconosciute? Il mostro è morto?

Chiesa.

5/8/1988 di seguito una ricostruzione della mano palmata adatta al nuoto dell’essere di Chiesa (Ro).

Rappresentazione dell’arto palmato del mostro tratta dal web
Un orma della creatura, tratta dal sito Usac
Una ricostruzione della testa della creatura tratta dal sito dell’Usac

Di Gennaro ha scritto un libro raccogliendo le descrizioni della creatura:  “Homo Saurus”.

Articolo ed immagini gentilmente concessi dal sito dell’U.S.A.C.

Il video introduttivo sul canale Youtube di ChupaCabraMania di seguito:

Il mostro del fiume Po, Homo Saurus in Italia

Conclusioni:

In conclusione la creatura misteriosa del Po potrebbe essere una creatura non terrestre ma extraterrestre?

O potrebbe essere un alieno rettiliano o rettiloide? Ad esempio ricordate i protagonisti del telefilm degli anni 80 The Visitors su Wikipedia

Approfondimenti:

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I libri di Erika Di Cuonzo.

Scopri il libro gatti magici o demoniaci. Le leggende. Tu quale gatto vorresti? Disponibile su Amazon, Kobo e Google Play

Secondo alcune leggende, il gatto è l’unico animale in grado di tenere testa al Diavolo, inoltre, gli sono attribuiti poteri paranormali che in passato ne hanno quasi causato lo sterminio. Alcune di esse narrano l’esistenza di gatti giganti, forse alieni, dotati di lunghe zanne e caratteristiche paranormali. Dunque, il gatto, potrebbe davvero essere un animale magico, oppure si tratta di un demone? In questo volume sono raccolte alcune tra le più suggestive leggende sui gatti.

Buona lettura

Di seguito il book trailer del libro sul canale YouTube di Chupacabramania.com:

Scopri il libro “Le strane creature e i misteri in Italia e nel mondo” di Erika Di Cuonzo

Le strane creature e i misteri in Italia e nel mondo. (I misteri e le strane creature nel mondo e tanto altro) eBook : Di Cuonzo, Erika : Amazon.it: Libri

Di seguito il book trailer del libro sul canale YouTube di Chupacabramania.com

Scopri il libro di Erika Di Cuonzo Chupacabra creatura mitologica o reale?:

Il mostro italiano chiamato Lariosauro, lago di Como

Il mostro italiano chiamato Lariosauro, lago di Como

Il mostro italiano chiamato Lariosauro o più confidenzialmente Larrie, abiterebbe le acque del lago di Como, detto anche Lario. Quindi anche in Italia abbiamo il nostro Mostro di Loch Ness, più piccolo ma molto più feroce.

Testimoni giurano di averlo incontrato e ci sono persone disposte a tutto pur di dimostrare la sua esistenza.

Il lago di Como

Il lago di Como appartiene alle province di Lecco e Como.

Di origine glaciale è profondo 416 metri, è uno dei laghi più profondi europei ed è il terzo più grande in Italia dopo il lago di Garda ed il lago Maggiore. Con una superficie di 146 km² si trova ad un altitudine di 199 metri sul livello del mare.

Numerose iniziative sono in atto nella ricerca di questo mostro, Larrie, si tenta ogni strada come la “pesca al Lariosauro” con ad esempio le esche artificiali del Lariosaurus Fishing Club il cui sito non è più raggiungibile.

Illustrazione di Larrie, tratta dal web

Il sito ups.provincia.so.it è stato promotore di numerose iniziative riguardo a Larrie e vi erano segnalati anche incontri a tema sul mostro del lago di Como. Come l’allestimento di mostre e convegni su questo tema. Il sito non è più raggiungibile.

Il lariosaurus del lago di Como.

Il lariosaurus è un rettile che circa 230 milioni di anni fa abitava le acque del lago di Como. E potrebbe essere una di queste creature soppravvissuta il mostro del lago di Como così spesso segnalato dai testimoni, da qui il nome attribuito alla creatura del lago  Lariosauro.

 Una riproduzione del mostro del lago di Como tratta dal web.

Fin dall’anno 1940 i quotidiani italiani come “Il corriere delle sera“e “La domenica del corriere“( Milano), “La nazione del popolo“(Firenze) hanno riportato le notizie della segnalazione di un mostro nel lago di Como di dimensioni non superiori ai due metri. Descritto come un grosso rettile con testa grossa e corpo ricoperto di squame.

Convegno “incontro con il lariosauro”. Immagine tratta dal web

In seguito al Convegno fu scritto un articolo il 5 marzo 2006 pubblicato da “La provincia”: Il lariosauro come pungolo per la scienza.

La canzone sul mostro del lago di Como

Sul mostro è stata scritta anche una canzone:

El Mustrun:

Il mostro di  seguito il testo del cantautore Davide Van De Sfroos. 

Davide è un cantautore italiano nato a Monza ma cresciuto nel cuore del lago di Como Mezzegra, i suoi testi sono in dialetto locale, il laghée. Dialetto poco comprensibile dai milanesi e bergamaschi, i suoi testi si riferiscono spesso al Lario.

Di seguito alcuni stralci della canzone tradotta dal dialetto utilizzato da Davide Van De Sfroos:

“Non parlarmi di barbera,
nel bicchiere c’è la dentiera
che ride senza di me
e sono qui con l’infermiera
seduto su una sedia
che viaggia da sola.”

“Ho visto il lago squarciarsi
ho visto coprirsi il cielo
e la luna cadere giù
era fatto come un’anguilla,
era grosso come un battello
e mangiava tutte le stelle,
una biscia incatramata,
con la bocca spalancata
e occhi dell’altro mondo”

“Ti aspetto qui seduto con in mano solo una fiocina
e non sono affatto spaventato,
fai vedere a questi pezzi di merda se sei
dentro nel lago
o nella testa di un rimbambito”

La storia di questa canzone narra di un anziano in sedia  rotelle, un personaggio di fantasia, che afferma di aver visto un mostro emergere dal lago di Como. Preso in giro dagli abitanti del luogo e mai creduto veramente ormai imbottito di medicine il “Re dei pescatori” nominato ormai il “Re dei rimbambiti” parte per un avventura in sedia rotelle alla ricerca del mostro del lago di Como, Larrie.

Di seguito la canzone El Mustru di Davide Van De Sfroos su YouTube.

Fonte immagini ed in parte del testo.provincia.so.it

Curiosità:

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Il drago Tarantasio del lago Gerundo in Lombardia

Il drago Tarantasio del lago Gerundo in Lombardia

Alto medioevo.

Il monaco Sabbio nel 1110 scrisse la storia di Tarantasio il mostro del lago Gerundo che si nutriva di bambini e uomini. Il lago Gerundo è scomparso nel XIII secolo

I fiumi Adda, Oglio e Serio con i loro straripamenti formavano il lago Gerundo. Chiamato anche “Mare gerundo” , Gerondo o Geroso , era poco profondo ma molto esteso. Infatti si estendeva in parte sulla provincia di Bergamo, Lodi, Cremona e si estendeva fino ai confini di Milano.

Sul lago vi erano numerose isole, la più importante fu l’isola Fulcheria su cui si nacque la città di Crema.

La descrizione del mostro è quella di una creatura serpentiforme, la testa enorme con grandi corna e coda e zampe palmate, sputava fuoco dalla bocca e fumo dal naso come un drago. Il drago Tarantasio si nutriva sopratutto di bambini.

Di seguito una rappresentazione del drago Tarantasio del lago Gerundo in Lombardia

Fonte immagine: Ulisse Aldrovandi, Public domain, via Wikimedia Commons

Un documento del 1300 riporta la notizia di una creatura di grosse dimensioni uccisa a Lodi a cui fu dato il nome di drago Tarantasio, le cui ossa furono conservante fino al 1800. Tarantasio è descritto come una creatura serpentiforme con occhi rossi che sputa fuoco e fiamme dal naso attaccando le imbarcazioni affondandole e uccidendo l’equipaggio.

A Milano in un affresco della chiesa di San Marco del 1200 è riportata l’immagine di un uomo vicino ad un grosso rettile simile ad una lucertola gigante che fuoriesce dall’acqua.

Vi sono diverse tipi di leggende che raccontano le origine di Tarantasio.

Il Drago Tarantasio è rappresentato nello stemma di Milano, il Biscione con un bambino in bocca, dell’antica famiglia Visconti. La leggenda vuole che il capostipite della famiglia abbia ucciso il drago.

Sempre un’altra versione della leggenda racconta che il drago Tarantasio sia nato dalle carni in putefrazione di Ezzelino III da Romano. l’uomo era noto come Il Terribile ed era un condottiero politico morto in quei luoghi.

Secondo la leggenda il drago fu ucciso da un cavaliere vicino a Calvenzano. egli era il fondatore della famiglia Visconti.

Un altra leggenda vede invece come uccisore del “biscione” il vescovo di Lodi Bernardino Tolentino il quale portò in processione il drago morente facendo voto di restaurare la chiesa di S. Cristoforo a Lodi.

Infine il drago tarantasio potrebbe essere stato sconfitto da San cristoforo, un martire dell’epoca, in seguito alla bonifica e prosciugamento del lago.

Lo scheletro, o si narra una costola della creatura, furono conservate nella chiesa stessa fino al 1700.

Vi furono numerose testimonianze della presenza dello scheletro all’epoca e ancora oggi nel bergamasco e nel cremonese sono conservate costole di dimensioni superiori ai 2 metri, attribuite a queste creature ma ritenute dagli esperti resti appartenenti ad animali preistorici. Un’antica rappresentazione del XI mosaicata è conservata presso l’abbazia di San Colombano a Bobbio (PC).

Anche nell’Apocalisse tramite San Giovanni vi è un chiaro riferimento al drago Tarantasio, che ritroviamo in numerosi affreschi dell’epoca.

Il drago Tarantasio ha ispirato il logo dell’Agip:

Il drago trasformato in cane a sei zampe ha ispirato il logo dell‘Agip, nota catena di distribuzione di carburanti per autovetture, da parte di Luigi Broggini, scultore italiano.

ŠJ?, Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Le teorie:

  • Il mostro poteva essere un serpente di mare come un Regaleco o oar fish spesso denominato “Mostro” a causa delle grosse dimensioni e della forma serpentiforme di questo pesce.
  • Poteva essere uno zeuglodonte? Balena primitiva che potrebbe aver risalito il fiume Po dalla foce ed essersi stabilita nel lago Gerundo?

Curiosità:

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Il mostro ligure idra, polpo gigante o leggenda?

Il mostro ligure idra, polpo gigante o leggenda?

Liguria.

Le cinque terre

La costa frastagliata e le suggestive calette che caratterizzano la zona compresa tra Deiva Marina e Marinella secondo una leggenda popolare erano il nascondiglio di un mostro. La zona è denoninata il “golfo dei poeti” nome preso dai poeti inglesi Shelley e Byron che scopirono il luogo.

Le cinque terre fanno parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Si tratta di un tratto di costa ligure tra le più belle e suggestive zone naturali della zona. Le cinque terre si estendono per circa dieci chilometri e si incontrano lungo questo percorso cinque suggestivi borghi antichi marinari.

Tra la Spezia e Genova vi sono dei paesi considerati di una bellezza unica e particolare e sono :

  • Monterosso
  • Vernazza
  • Corniglia
  • Manarola
  • Riomaggiore

Questo mostro, sempre secondo la leggenda abitava questo mare ed era dotato di più teste. Ed utilizzava gli anfratti tra le pareti rocciose che caratterizzano la Liguria, per nascondersi alla vista dell’uomo. In seguito attaccava ed uccideva i marinai che transitavano con le loro imbarcazioni in quella zona.

L’idra ed il mostro ligure.

La descrizione del mostro ligure corrisponde a quella di un Idra.

Un Idra fu fronteggiata da Ercole durante l’impresa chiamata “le 12 fatiche di Ercole”. Ercole durante l’impresa si rese conto che tagliando una testa ne crescevano altre due al suo posto.

Insieme al cocchiere Iolao, Ercole escogitò un modo per cicatrizzare la ferita dell’idra dopo aver tagliato le teste per non farne crescere altre.

Dopo aver tagliato tutte le teste all’idra essa morì ed Ercole intinse le sue frecce nel sangue velenoso della creatura.

Una scultura di Ercole Foto di Brigitte makes custom works from your photos, thanks a lot da Pixabay

Conclusioni

Il mostro ligure potrebbe essere un un’idra essere mitologico o potrebbe essere una piovra gigante o calamaro gigante che in quel periodo si trovava nella zona ligure?

Infine nel mar ligure non era rara la cattura e l’avvistamento di squali elefante. Si tratta di squali unici nel loro genere, cartilaginosi ma con una lunghezza media di dieci metri. Si tratta di uno squalo imponente ma non aggressivo con una bocca enorme con cui si nutre di alghe e plancton, per l’uomo è inoffensivo. Lo squalo nei primi mesi di vita ha un naso allungato e pronunciato.

Forse uno squalo elefante è stato identificato per il mostro ligure?

Approfondimenti:

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Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

I puntata: Una cronaca dimenticata.

Nel ballatoio ligneo che si affaccia sull’atrio della Biblioteca Nazionale Braidense si trova una raccolta di scritti e opuscoli vari di argomento lombardo, costituita da una serie di cartelle che riportano sul dorso la segnatura Miscellanea 14.16.


Nell’atmosfera un po’ cupa, appesantita dalle strutture di legno antico, ma illuminata dai violenti fiotti di luce che si riversano dalle finestre che si aprono su un cortile interno del palazzo di Brera. Emergono dalle cartelle dalla copertina violacea opuscoli di formati differenti, legati insieme.

Uno di questi, che appare in apertura di cartella, è un opuscolo di poco più di sessanta pagine, stampato in caratteri piuttosto grandi, su una carta di colore chiaro, di qualità discreta.

Nel frontespizio il titolo Giornale circostanziato di quanto ha fatto la Bestia feroce nell’Alto Milanese dai primi di Luglio dell’anno 1792 sino al giorno 18 settembre p. p.


La prefazione, in cui l’accorto narratore pone le premesse della sua circostanziata cronaca, è volutamente ambigua e lascia spazio a interpretazioni differenti.

L’incertezza è l’unico valore ricavabile e il referente si trasforma in tal modo in un’entità irreale e inafferrabile, un essere solo apparentemente identificabile, simile agli esseri reali, ma non identico ad essi.

Se nei racconti di fantasmi l’essere che appare, nella sua impossibile e inspiegabile realtà, è troppo orribile per poter essere nominato, nella cronaca settecentesca la raccapricciante creatura viene sovente ricordata, ma in maniera indefinita.

Più che un animale reale e verosimile è una categoria, <<la bestia>>, che evoca lontane paure e una persistente apprensione, un’essenza ferina che piomba improvvisamente nel nostro quotidiano per sconvolgerne e distruggerne gli equilibri e le certezze.
Leggiamo quindi le brevi pagine introduttive dell’anonimo cronista.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Giornale circostanziato di quanto ha fatto la bestia feroce nell’Alto Milanese dai primi di Luglio dell’anno 1792 sino al giorno 18 Settembre p. p.
In Milano, A spesa dello Stampatore Bolzani, [1792]

Al lettore

Mentre la Bestia feroce facea stragi di Fanciulli, e atterriva gli uomini, io, che saper potea quanto alla pubblica autorità venìa riferito, m’occupava di mano in mano a scrivere questo Giornale. Coll’intenzione di pubblicarlo tosto che la Bestia fosse presa, con che e avrebbe avuto fine il Giornale. E sarebbesi alla medesima potuto dare con accertatezza un nome, aggiungendone la descrizione, e se v’era d’uopo la figura.
Tenni per certo, che questo momento fosse giunto nel giorno 18 di Settembre. Quando s’annunziò la presa della Bestia in una delle Fosse Lupaje di cui parlasi sotto il giorno 20 di Agosto.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Tante cose si dissero a principio.

Che parea non potersi dubitare esser quella veramente la Bestia feroce che si volea far perire; ma tante altre cose si dissero in appresso, che nacque forte dubbio su di ciò.

Qual Bestia veramente sia stata presa, e in che modo, e quali particolarità siansi in essa ravvisate nella Sezione Anatomica, lo diremo a suo luogo.
Intanto s’è pensato di non più ritardare a pubblicare quanto la Bestia feroce ha fatto finora, e quanto si è fatto per essa. Se veramente sarà cessato il danno, e argomentar così potremo, che sia perita la Fiera, sarà così terminato il libro.

Altrimenti si darà esposto in un Appendice quanto in seguito avverrà. Poiché la Bestia, se vive ancora, non potrà sfuggir lungamente la persecuzione de’ Cacciatori quando sgombre siano dalle Biade, e dalle Viti le Campagne, e dalle Foglie i Boschi stessi.

Ogni soluzione rimane possibile.

Così termina l’introduzione, lasciando aperte le porte dell’incubo.

Ogni soluzione rimane possibile: forse la Bestia non è ancora morta, e in tal caso l’orrore potrebbe continuare, o forse è morta o è stata catturata, ma il suo cacciatore non ha reso testimonianza dell’avvenimento.

Ma perché sarebbe stata nascosta la verità, se non fosse stata troppo orribile per poter essere liberamente raccontata?

La storia incomincia il 4 luglio del 1792 e ha come sfondo le aree della campagna milanese, allora in parte incolta e boscosa.
Quel giorno, dunque, ha inizio questa inquietante vicenda, che preferiamo raccontare con le parole stesse dell’anonimo redattore della cronaca, fedelmente trascritte.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Giornale, 5 Luglio.

La prima vittima umana di questa Bestia feroce, per quanto sappiamo probabilmente, fu Giuseppe Antonio Gaudenzio di Cusago. Situato è questo villaggio a sei miglia da Milano presso un esteso bosco a cui dà il nome, fra il Naviglio, e la strada, che conduce a Novara.

Ivi sovente albergano i lupi nell’ inverno, e sen fa annualmente non inutil caccia dal Sig. Don Francesco Gallina, che ne possiede parte. Ivi frequentemente facea soggiorno la feroce Bestia.

Dicesi, che nel giorno 4 il fanciullo, com’ era suo costume, conducesse la vacca, unica ricchezza della sua famiglia, a pascolare nel bosco. O foss’ egli trascurato, o capricciosa oltre l’ usato fosse quel giorno, la vacca s’ inselvò, la perdè di vista, e già cadea il Sole, nè potea rinvenirla.

Sperò, che da sè stessa fosse ita alla consueta stalla, e s’ avviò a casa. Incontrò sull’aja il burbero padre, che gli chiese della vacca. Sorpreso il figlio, e dolente di non trovarla, cercò qualche scusa:

il padre soverchiamente severo, va, gli disse, minacciandolo, cercala, e non osar di più tornare, se non la riconduci. Tornò il figlio piangendo, e disperato al bosco.

Che gli avvenisse, non si sa. Più non si rivide da parenti alla sera, nè alla notte.

Alla mattina il padre sentì rimorso della sua crudeltà; e ‘l dolor, e ‘l pianto della moglie glielo raddoppiava. Corse al bosco: dopo molti giri trovò la vacca, che tuttavia pascolavasi:

Chiamò lungamente il figlio, che mai rispose; e lo pianse perduto, senza sapere qual fine avesse fatto. Solo dopo alcuni giorni seppe, che si era trovato un giupponcino, e de’ calzoncini lordi di sangue, un cappello, e alcuni avanzi del corpo di un fanciullo divorato. Sentì allora tutta la sua durezza.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Se ne accusarono i lupi; benchè paresse strana cosa, che in quella stagione. Il lupo animal carnivoro insieme, e frugivoro, a cui offria abbondante cibo la campagna, assalito avesse un fanciullo.

E si dubitò piuttosto, che questi, stanco e abbattuto, si fosse addormentato, e ‘l lupo l’ avesse colto dormente. Forse così avvenne; ma quello, che si seppe poi della Bestia feroce, indusse ad accusarne lei piuttosto, che i lupi.

8. Luglio.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Questo primo male non sapeasi ancora in Milano quando vi pervenne al giorno 9 dello stesso Luglio la notizia di ciò, che avvenuto era a Limbiate.

Situato è questo villaggio a 8 miglia da Milano verso tramontana, e distante ben 12 miglia da Cusago, presso al torrente Seveso, e appoggiato ad una costa, sopra la quale sta una pianura per gran parte incolta, detta la Grovana.

Ivi a luogo a luogo è della boscaglia, principalmente sul pendio; e ivi è il pascolo del Comune. Alcuni ragazzi d’ambo i sessi ivi stavano in guardia delle vacche, e di altri animali loro affidati da parenti.

Sull’accostarsi della sera veggon avvicinarsi a loro una brutta bestia, simile a grosso cane, ma d’orribil ceffo, e di strana forma. Si spaventano, e non sapendo che meglio fare, mentre la bestia temporeggia disegnando la preda, e studiando il miglior modo di afferrarla, salgono su vicini alberi, gridando ajuto.

Lontani erano i contadini a lavorare ne’ campi, e niuno accorse.

 

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

Eccone la figura.

Una rappresentazione della bestia dell’alto milanese.

Vegliavasi a Limbiate, e attendeasi il ritorno della Bestia feroce quando nel giorno 11 s’ intese, che a Corbetta, distante da Milano 12 miglia, e altrettante da Limbiate sulla strada di Novara. Aveva rapita, e sbranata, e in parte divorata la fanciulletta Giuseppa Suracchi d’ anni sei.

Stava questa al tramontar del Sole con una sua sorella maggiore sulla strada che da Corbetta conduce alla Cassina Pobbia, in custodia d’ alcuni animali.

Veggono le sorelle dalla siepe sbucare una bestia, che esse prendono per un grosso cane, di colore cinericcio scuro, con macchie nericcie, il quale avventasi alla più piccola, l’ afferra pe’ panni sul fianco. E strascinandola, malgrado le alte sgrida sue e della sorella la porta sull’alta riva entro la siepe.

La smarrita, e tremante sorella, che la perde di vista, corre a cercar ajuto, e racconta fra i palpiti del cuore il tristo caso. Accorrono i parenti, e altri Contadini, e dopo lunghe ricerche trovano la misera fanciulletta sbranata, entro una vigna, distante ben un mezzo miglio dal luogo ove ghermita l’ avea la Fiera.

Crebbe allora vieppiù il pensiere, che fosse una Jena, avendo osservato, che scannata l’ aveva alla gola, quasi per beverne prima il sangue; il che dicesi essere proprio di quella Fiera.
Non mancò però chi pensò diversamente.

E chi aveva fatte molte ricerche, espose francamente, che dalle sue indagini, dalle informazioni prese, e da un ponderato esame di tutto ciò che narravasi su questo proposito.

Eli inferiva, che molti de’ fatti che raccontavansi fossero frottole, o sogni e gli altri provassero, che i lupi, e non la Jena erano i malfattori.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese

La donna di Corbetta.

 

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

Nulla veggono, nulla senton

Credono d’ essere stati ingannati, o che partita sia la Bestia chetamente, mentr’ essi meditavano di sorprenderla. Risolvono d’abbandonare l’ impresa, e a un tratto, odon rumore nell’ angolo del campo stesso, vi si volgono, e veggon la fiera partire a gran balzi, sicchè nemmeno hanno tempo di far fuoco su di essa.

Così a un dipresso è succeduto ai cacciatori del Sig. Don Bassano Bonanome.

Essi perlustrano il bosco di Cusago; lasciano intatto un angolo presso ad un capo di roggia, che noi diciam fontanile, e da quell’ angolo sbuca da lor fuggendo la Fiera senza che abbiano tempo di metter alla faccia lo schioppo.

L’agilità, e la sveltezza dell’animale congiunta alla sua malizia, hanno così più volte deluse le speranze di chi credea colla sua morte acquistar ricchezza, e gloria.

Due Cacciatori essendo sull’ aperta brughiera di Senago; ma appiattati nell’ alveo d’ un rivo, odono i lor compagni che dal confin del bosco gli avvisano, che la Bestia verso loro s’avvia.

Ascendono la sponda, la belva passa, e non hanno tempo a tirarle, se non quando si era a distanza grandissima. Uno dei cacciatori di Valsasina, di cui parleremo, vedela da vicino.

Dubita, perchè diversi erano i rapporti sulla sua figura (altri bigia descrivendola, altri rossiccia, ed altri bruna), e quando si determina a farle fuoco addosso, la Bestia è fuor del tiro ordinario.

I lepri, ai quali solo, mangiate erano le interiora e l’ capo, trovati da cacciatori furon certamente avanzi de’ pasti della Bestia, che gli avea presi al corso.

Certamente convien dire, che tal Bestia alla velocità, e alla malizia unisca molta fortuna; ma è vero altresì, che l’ indolenza, e la viltà de’ villani fanno la fortuna sua.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

Molte volte i contadini accorrono alle strida de’ fanciulli assaliti o minacciati, e non mai v’ accorrono collo schioppo.

Talora s’ armano, tirano il colpo alla fiera sdrajata, che sembra essersi posta a bersaglio; ma talmente lor trema il braccio, che il colpo va a ferir il suolo o i rami degli alberi.

Così è avvenuto a un certo Rosana di Desio, che vede la Bestia giacente appiè di giovane salice, ha tempo di prendere lo schioppo carico a palle incatenate: tira il colpo, tronca l’ albero, e la Bestia intatta si ritira.

Colpi simili non infrequenti hanno prodotto un male, a cui la ragione non sarebbesi mai aspettata. Se il timor fece gli Dei de’ Gentili, al dir di Lucrezio, soventi anche fra Cristiani creò gli spiriti maligni, gli stregoni, i demonj ove non erano.
La sagacità di questa Bestia, che sì di rado incappa in uomini armati.

Il timor panico de’ cacciatori i più risoluti quando la veggono. L’agitazion loro, per cui perdono e la vista per ben mirare, e la forza di tener diritto lo schioppo; l’ agilità superiore a quante bestie conosciamo.

La differenza d’ aspetto, che rilevasi dalle diverse descrizioni, che ne abbiamo; il trovarsi poco meno che contemporaneamente in luoghi distanti.

Tutte queste cose, e più altre interamente sognate, al volgo contadino, inclinato al maraviglioso, e al poltrone, che ama meglio lasciar di sè la cura al cielo. Che da sè stesso difendersi, destano il pensiere, che non una Bestia naturale questa sia, ma uno spirito infernale, o altrochè d’ analogo.

Questa, comunque insensata, opinione si sparge, e v’ ha sin chi dice averla trovata di notte in mezzo ad un bosco in figura di gentil donzella.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

A ciò danno peso, presso chi non ragiona, le preci pubblicamente contro la Fiera ordinate come diremo in appresso.
Sì strane opinioni però non trattennero punto il Governo dal prendere le più opportune misure per liberare il paese da questo flagello. Ai 14 di Luglio fu promulgato dalla Conferenza Governativa il seguente.

Avviso.

In questo momento giunge alla notizia della Conferenza Governativa, che la Campagna di questo Ducato trovasi infestata da una feroce Bestia di color cenericcio moscato quasi in nero.

Della grandezza di un grosso cane, e dalla quale furono già sbranati due fanciulli. Premurosa la medesima Conferenza di dare tutti li più solleciti provvedimenti.

Che servir possano a liberare la provincia dalla detta infestazione, ha disposto che debba essere subito combinata una generale Caccia con tutti gli Uomini d’ armi delle Comunità, col satellizio di tutte le Curie, e colle guardie di Finanza.
Al tempo stesso rende inoltre noto, che da questa Tesoreria Camerale verrà pagato il premio di cinquanta Zecchini effettivi a chiunque, o nell’ atto della suddetta generale Caccia.

O in altra occasione avrà uccisa la predetta Bestia feroce. Somma che verrà subito sborsata dal Regio Cassiere Don Giuseppe Porta, in vista del certificato, che rilascierà il Regio delegato della Provincia, nel di cui Territorio la suddetta Bestia sarà stata ammazzata.

Milano li 14 Luglio 1792.

In vista di questo avviso s’accrebbe il numero di quei che aspiravano al premio, e all’ onore di aver liberata l’ Insubria da tanto nemico.

Pareva facile ad ogni cacciatore l’ ucciderla, e pareva impossibile ai tranquilli ragionatori, che sedendo su Caffè ne meditavano la strage.

Che ad ogni momento non venisse la nuova della Fiera uccisa, e la fiera stessa portata in trionfo. Fuvvi anche chi inopportuno derisore di questa ben perdonabile lusinga, mandò de’ messi fallaci per vedere il popolo vanamente accorrere.
Ma si giunse al di 19, e la Belva, contenta di polli, e d’ animali non domestici, poco di se faceva parlare.

Molti, a vero dire, diceano d’averla or qua or là veduta; ma poco erano creduti.
Ciononostante si eseguì l’ intimata Caccia generale.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

Si sa che tutte le Comunità della Lombardia Austriaca hanno certo numero di contadini. I quali, medianti alcuni privilegj e diritti, son tenuti ad avere in casa schioppo, e munizione, ed a servire a cenni del Regio Cancelliere del distretto, qualora abbisogni della forza pubblica.

Chiamansi questi uomini d’ armi.

Tutti questi uomini d’armi de’ distretti XII. XIII. XIV. XXIV. XXV. XXVII. XXVIII. furono comandati.

Innumerevoli cacciatori a loro s’ unirono, mossi altri da zelo, altri da curiosità, altri dalla voglia di divertirsi, e di ridere; percorsero le campagne di que’ distretti.

Ove la Bestia soleva aggirarsi; ma le grida, gli urli, i fischi e più di tutto i tamburi avvertiano la Fiera dell’assalto che le si minacciava. O cheta siasi ella appiattata, o sia fuggita in più lontana parte, certo è che nessuno la vide.

Non solo fu inutile questa Caccia generale; ma fu anche nocevole.

La Campagna nostra era in que’ dì, e lo è tuttora coperta dai grani minuti, e dalle viti, ove non sono prati irrigati, o risaje.

Tante persone,che vagavano senza direzione, dovevan’ apportare considerevol danno, e ve l’ apportaron difatti; onde sen’ ebbero pubbliche lagnanze. Considerevole altronde era stata l’inutile spesa della Regia Camera, che a tutti gli Uomini d’ armi pagò la giornata.

La bestia feroce ancora libera.

Maravigliatosi il Regio Governo che in nessuno abbattuta si fosse la Bestia feroce in que’ dì ordinò a Cancellieri di far esplorare se aveasi di essa notizia, e ove fosse stata veduta, per farla ivi inseguire.

Frattanto però la Bestia vivea tuttavia, e se non divorava fanciulli, or in uno, or in altro distretto atterria gli abitanti.

Di maniera, che i fanciulli e le donne più non voleano andare alla guardia del bestiame e ai lavori campestri. Convenia, giacchè sì facil non era togliere la cagione del timore, rassicurare almeno quelli.

E queste, e a tal oggetto nulla immaginar si potea di più spediente quanto l’ordinare che ogni Comunità de’ divisati distretti avesse gli uomini d’ arme in sentinella in que’ luoghi ove soleano i ragazzi condurre il bestiame, e comparir solea la Fiera.
Le sentinelle furon poste:

i ragazzi da loro scortati tornarono ai boschi, alle brughiere, ai campi.

Alcuni Cacciatori scusavano la dappocaggine loro sulla scarsezza del premio; e la Conferenza Governativa emanò il secondo avviso che qui inseriamo.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

Avviso

Per vieppiù animare gli Uomini d’ armi, li Cacciatori. E

qualunque altra persona a far ogni tentativo per distruggere la Bestia feroce, che infesta alcuni distretti di questo Ducato, la Conferenza Governativa ha determinato di aumentare fino a cento cinquanta Zecchini il premio.

Che verrà corrisposto a chi avrà uccisa la Bestia predetta. Tale premio sarà corrisposto nel modo, che nell’ avviso del 14 andante fu indicato per quello di cinquanta Zecchini.

Trovato equitativo in allora, che si ordinava pure una generale Caccia, e che ignorandosi per anche l’ agilità, e la velocità della stessa Bestia, era da supporsi meno difficile il poterla uccidere.

Milano 24 Luglio 1792.

Al premio di 150 zecchini aggiugneansi i regali di illustri Cavalieri Borromeo, Litta, Crivelli, Castiglioni, Aresi, ec. ec. che promessi gli aveano qualora sulle loro terre la Bestia fosse stata uccisa.

Il Sig. Cavaliere Sannazari, che ha un ricco museo del Regno Animale, per aggiugnervi pur la spoglia di questa Fiera aveva offerti per averla, 20 altri zecchini, ben’ inteso. Che a lui si portasse dopo che l’ uccisore avesse riscosso un dovuto tributo dalla pubblica curiosità.

Non puossi ben calcolare quanto, guadagnato avrebbe chi avesse mostrata la spoglia di questa Fiera ad un prezzo proporzionato all’ avidità; ma certo è, che ammontato sarebbe a parecchie centinaja di zecchini.

Il contadino, che l’ uccidea cambiava stato, e divenia maggiore di tutti i suoi pari. L’ esuberanza di questo premio accrebbe ai cacciatori la vigilanza.

Alcuni vennero dalla Valassina, ed altri da Valsasina, paese, ove non di rado si ha a combattere co’ Lupi, e cogli Orsi. Ma alla Bestia non si arrecò mai danno.

Essa, quasi annojata d’ altro cibo volgare, ai primi d’ Agosto ripensò al suo cibo favorito, cioè ai fanciulli.

A Senago distante da Milano 10 miglia al nord-est, ov’ è un’ ampia brughiera, e qualche bosco, ai due del detto mese sull’ imbrunir della sera stavano venti e più ragazzi uniti guardando i rispettivi loro animali.

Da un lato avean’ un boschetto detto il Deserto, e dall’ altro la pubblica strada, che conduce a Saronno Esce fuori dal bosco l’ Animale, e a ragazzi s’ avventa.

Questi fuggono, chi più, chi men veloce, gridando e urlando.Non vi sono uomini d’ armi, nè cacciatori.

Una cronaca dimenticata la bestia feroce milanese.

Antonio Nobili contadino poco robusto stava lì presso tagliando brugo con la falciuola: accorre alle grida, minaccia la Bestia, e questa ritta in piedi attacca zuffa con lui.

Che con la falciuola ne tien lontane le ugne, e i denti, finchè prendendo essa un consiglio più adattato alle sue viste abbandona il Nobili, insegue i fuggitivi, de’ quali ultima era Maria Antonia figliuola di Gioanni Beretta legnajuolo, di anni 8.

La Fiera la afferra co’ denti nel collo, e colla sua preda sen torna al bosco.

I compagni, e ‘l Nobili cercano soccorso; i villani vengono; ma niuno ha schioppo. Alle strida, e al battere de’ ferri la Fiera abbandona la morente fanciulla, a cui trovano 45 ferite nel collo, e altre lacerazioni in altre parti del corpo.

Il Nobili, che ben vide la Bestia, per quanto la paura gli permettea di vedere, la descrisse lunga due braccia, alta uno, e mezzo, con testa porcina, orecchie cavalline, pelo caprino lungo folto, e bianchiccio sotto il ventre.

E più ancora sotto il mento, e alla coda, che lunga era e spiegata, ma era rossiccio e corto sul dorso: gambe sottili, piede largo, ugne lunghe e grosse, largo petto, e stretto fianco.

Tale è pur generalmente la descrizione, che i più ne hanno data.

Altri però, l’ hanno, o credon d’ averla veduta sotto tutt’ altra forma. Se il Nobili avesse avuto lo schioppo divenìa probabilmente l’ Eroe liberator della Patria; ma un pover contadino come può procurarsi schioppo, e munizioni?

Il proprietario del fondo ove succedè il funesto avvenimento, e di quello, che coltivavano i parenti dell’ infelice fanciulla, per ovviare all’avvenire; giacchè non v’ era riparo al passato, pensò ad armare tutti i suoi contadini con 18 schioppi, che chiese in prestito alla pubblica armeria, e tosto gli ebbe.

Lungo camino la maligna Fiera fece alla notte.

Verso la sera del giorno 3 comparve presso Asiano (a 6 miglia da Milano all’ ovest verso Cusago) a tre fanciulli, che stavano presso un campo in guardia delle loro vacche.

Avvicinossi a loro dimenando la coda con perfida mansuetudine, tanto che essendo presso a Domenico Cattaneo fanciullo di anni 13, età, che ad un di presso aveano i suoi compagni, l’ afferrò per la gola, e via sel portò nel vicin bosco.

Corsero gli altri a cercare soccorso. Vennero i contadini, tenner dietro alla strada presa dalla Bestia, che i piangenti compagni indicavano.

Percorsero il bosco; ma indarno; nè la predatrice Fiera, nè la preda trovarono, e cercaronla invano tutto il giorno 4. Solo dopo due giorni rinvennero nel bosco di Casorate il cadavere di quell’ infelice, ignudo, e fracido.

Livido n’ era, e sommamente gonfio il volto; ma mancante del naso: mangiato n’ era il petto, e quanto restava esposto alla voracità della Fiera di quel corpo supino.

Le braccia, le gambe, e gli intestini separati dal corpo erano rimasti come un rifiuto; ma il fegato era stato mangiato in parte: del vestito non vedeasi, che qualche resto di camiscia lorda di sangue.

La descrizione fatta da ragazzi della feroce Bestia corrisponde a quella del Nobili.

La Congregazione Municipale

La Congregazione Municipale, non già che insufficienti riputasse i mezzi opportunamente presi dal Regio Governo.

Ma per mostrare pur essa una giusta premura di veder presto tolto di mezzo questo orribil nemico della pubblica tranquillità, e della vita de’ contadini non solo offrì pur essa un premio di 50 Zecchini per accrescere il già proposto dalla Conferenza Governativa. Ma offrì colle dovute cautele schioppi a chiunque non potea provedersene altronde col seguente

Avviso 

LA Congregazione Municipale di Milano notifica al pubblico d’ avere in via sussidiaria alle providenze già date dalla Regia Conferenza Governativa.

Ed attese le straordinarie circostanze del caso, stabilito un premio di Zecchini 50 per l’ uccisione di quella qualunque Bestia, che da qualche tempo infesta la Provincia, e diè morte ad alcuni fanciulli riportandosi per la prova.

E pagamento al disposto nel recente Avviso della prefata Regia Conferenza, e di avere inoltre ordinata per agevolare tale uccisione la consegna de’ fucili, e bajonette dell’ armerìa civica.

Che si richiederanno per le Comunità dai Regi Cancellieri distrettuali muniti delle opportune facoltà contro loro obbligo in iscritto di farne la restituzione in istato lodevole tosto cessato il bisogno.

Milano li 7 Agosto 1792.

Frattanto ai racconti degli avvenimenti tragici sen frammischiano de’ ridicoli; alcuni de’ quali immaginati erano, altri veritieri. Faceta fu la burla che molti Garzoni di Bottega fecero ad un oste.

Essi armati di schioppo, e sciabola avviaronsi alla Caccia sul mezzo dì essendo presso a una buona osteria un buon pranzo ordinaronsi, e avendo deposte le armi. Che l’ oste addocchiate avea come un pegno, fecero gozzoviglia. Sul finire del pranzo prima che l’ oste portasse loro il conto, ecco, uno arriva ansante, e annuncia nel vicin Campo la Bestia: ognun corre all’ armi, ognuno balza fuori armato.

L’ oste tripudia perchè presso all’ osteria sua verrà uccisa la fiera. I cacciatori si sbandano, e l’ Oste col conto in mano gli aspetta ancora.
Dicesi esser ciò avvenuto al giorno 10, ma al giorno 11 fummo nuovamente a tragedie più tristi delle prime.

La Fiera fatta più ardita s’ avvicina alla Città, e viene alla Cassina di San Siro che n’ è distante appena un miglio fuor di Porta Vercellina. Sceglie il mattino, e già ben alto il sole, e s’ introduce in un Campo di gran-turco.

Forma il suo covaccio sotto una vite scavando il terreno a tal curvatura da potervi comodamente giacere. Vanno in quel Campo alcune ragazze a cogliere le erbe inutili, al doppio oggetto di pascerne il bestiame, di sgombrarne il fondo.

La Bestia loro s’ accosta, le odora per iscegliere il boccon migliore.

Già prendeane per la gonnella una di otto anni ma pentitasi si avventò ad una di dodici che avea nome Regina Mosca, e l’ afferrò pel collo co’ denti, mentre colle ugne lacerolle il petto.

Alle grida delle compagne, e de’ vicini contadini che accorsero la Bestia lasciò la preda mancante di parte del collo, sicchè parea, che le fosse al tempo stesso stato succhiato il sangue della vena jugulare.

Questa avidità di sangue erasi argomentata anche in altre simili uccisioni, onde inferivasi, che nè Lupo fosse nè Orso, ma bensì Jena, o Lupo Cerviero.

Segnatura: Biblioteca Nazionale Braidense – 14.16.E.8.20 Edizione digitale a cura di Guido Mura

Fonte: braidense.it

Approfondimenti:

La bestia del Gevaudan.Nel periodo che va dall’anno 1764 al 1767 nella regione Gévaudan in Francia una strana creatura fa strage di uomini, donne e bambini nei boschi circostanti la zona

Visita la sezione del sito strane creature e criptozoologia.

Il mostro di Scheggia, Gubbio

Il mostro di Scheggia, cronologia degli eventi

Fonte articolo :thexplan.net

Fine aprile 1997 – un pastore viene attaccato da un essere con “due occhi luminosi” che esce dal bosco. Si salva solo grazie al suo fedele cane maremmano, che attacca la creatura ma resterà ucciso.

Mese di Aprile/maggio 1997 – un cacciatore della zona, nel bosco con i suoi cani, avvista un animale da lontano, che si muoveva con andatura scimmiesca. I cani, terrorizzati, fuggono e si rfugiano nella Jeep del cacciatore.

Aprile/maggio 1997 – quaranta pecore vengono trovate morte, con il cranio schiacciato.

Oddo Brunamonti, il mostro di Scheggia.

7-8 (circa) maggio 1997 – Oddo Brunamonti, mentre tagliava la legna nel bosco, vede un gruppo di cavalli fuggire terrorizzati. In lontananza, l’uomo sente uno strano urlo. Pensando che ci possa essere un lupo in giro, Oddo si ripromette di avvertire le aziende limitrofe.

11 maggio 1997 – Oddo Brunamonti, mentre raccoglie la legna, nota una strana creatura che lo osserva dal bosco. Di lì a poco verrà attaccato e se la vedrà a poca distanza dall’auto, anche se per pochi attimi. Tornato a casa, Oddo avverte Carabinieri e Guardia Forestale, che si mobilitano immediatamente.

12 maggio 1997 – Esperti da Perugia e Firenze giungono sul posto per cercare tracce dell’essere. Viene fatto il calco di un’ impronta, vengono trovati ciuffi di pelo sugli alberi, e alcuni fruscii mettono in allarme l’equipe. Tutti salgono nelle auto e fuggono, lasciando l’attrezzatura sul posto, che in seguito verrà recuperata.

13 (circa) maggio 1997 – un uomo si presenta a Oddo e gli consiglia ufficialmente di dire che, nel bosco, ha visto un orso. Oddo rifiuta di mentire.

14-15 (maggio) 1997 – da questo momento, per un mese, un elicottero della polizia sorvola costantemente i boschi.

[circa nello stesso periodo] maggio 1997 – l’uomo che si era presentato a Oddo paga da bere a tutto il paese, dicendo che i soldi “non sono i suoi”.

15-20 (circa) maggio 1997 – compaiono nei boschi sei orsetti da parco, e si sparge la voce che Oddo ha visto un orso.

Maggio 1997 – un uomo con una busta di cibo in mano viene inseguito da un orsetto. Preso dal panico, getta via la busta e si accorge che l’animale cercava solo un po’ di cibo.

Nei giorni seguenti, testimonianze, il mostro di Scheggia.

[nello stesso periodo e nei giorni seguenti] maggio 1997 – studiosi, ricercatori e altri personaggi interrogano le persone della zona, specialmente i pastori, sulle loro abitudini di pascolo e di lavoro.

Mese maggio/giugno 1997 – un pastore, insospettito per le domande che gli vengono rivolte, finge di andarsene ma si rifugia nel bosco e attende. In una casa colonica attira la sua attenzione l’attività di due dottori, presumibilmente veterinari.

D’un tratto un elicottero si ferma sopra la casa, cala una gabbia e poi la tira su, volando via. Altri testimoni affermano di aver visto l’elicottero che portava qualcosa attaccata alla carlinga.

Maggio/giugno 1997 – due giorni dopo viene smentita la storia degli orsetti, che infatti vengono fatti sparire.

[Da quel momento in avanti, non succede più niente di strano].

La vicenda, il mostro di Scheggia.

Il mostro di Scheggia.E’ una serena domenica di maggio del 1997. Oddo Brunamonti, 60 anni, si reca nei boschi vicino Scheggia (Gubbio) per raccogliere della legna che un suo amico gli aveva preparato sulla strada.

L’uomo parcheggia l’auto in retromarcia, così da poter partire subito dopo aver finito il lavoro, e scende. Si guarda intorno: davanti a lui, la strada compie un breve tratto in salita prima di inoltrarsi nel bosco.

In cima al declivio, Oddo nota una sagoma scura tra gli alberi. Pensando si dovesse trattare di un puledro scappato all’azienda vicina, non gli da’ eccessiva importanza, ripromettendosi di avvisare i proprietari non appena tornato a casa.

Dalle 10:00 a circa mezzogiorno Oddo è impegnato a raccogliere la legna e liberare la strada per consentire il transito dei veicoli. A questo punto l’uomo si guarda ancora intorno, per assicurarsi soprattutto di aver liberato la strada.

E’ in quegli istanti che, guardando lo stesso punto in alto, nel declivio al limitare del bosco, si accorge che l’animale che aveva visto due ore prima era sempre lì. Anzi questa volta, quando si accorge di essere osservato, si nasconde velocemente dietro un cespuglio; un gesto che appare quantomeno anomalo a Oddo, che in quei boschi ci è neato e cresciuto, e conosce molto bene il comportamento degli animali selvatici.

Così, spinto dalla curiosità, l’uomo sale in auto e, a retromarcia, si avvicina al bosco nel tentativo di scoprire dove sia finito quell’animale.

La creatura avvistata da Oddo.

Il mostro di Scheggia.

Poco prima di imboccare il sentiero in salita, qualcosa balza fuori dalle piante e si frappone tra l’auto di Oddo e il bosco, sulla strada.

La visione è incredibile: l’animale è una creatura bipede, alta circa 1.70, il cui corpo è ricoperto di un pelo lungo color mogano. La braccia, robuste e muscolose, sono sollevate in aria e la bocca è spalancata.

E’ quest’ultima ad atterrire maggiormente Oddo, in quanto larga e provvista di due fila di denti simili a quelli di un uomo, rossa al suo interno. L’essere sembra infastidito dalla presenza di Oddo, e l’uomo si sente in grave pericolo. Inserisce la marcia e spinge l’acceleratore, ma dimentica di abbassare la frizione.

L’auto si spegne e la creatura avrebbe certamente assalito la macchina se non fosse intervenuto un piccolo diversivo: Oddo tenta freneticamente di riaccendere il motore, e il rumore della chiave e del motorino d’avviamento disorientano la bestia, che resta immobile per un istante, prima di spiccare un nuovo balzo all’interno del bosco.

Il testimone ricorda di come gli alberi, al passaggio di quella creatura sconosciuta, ondeggiassero in maniera vistosa.

Tornato a casa, la figlia nota subito qualcosa che non va: suo padre è pallido e agitatissimo, le chiede di mostrargli alcuni libri di animali, e si mette a sfogliarli ad uno ad uno nel tentativo di individuare una somiglianza, un confronto, ma niente.

Come dirà più volte, i suoi occhi si fermavano sul Gorilla, ma la bestia che lui aveva visto era completamente diversa.

Oddo e la sua esperienza in famiglia

Il mostro di Scheggia.

Dopo il racconto, la famiglia di Oddo spinge l’uomo ad avvertire le autorità. Carabinieri e Guardia Forestale sembrano prendere molto sul serio il racconto del testimone, tanto che organizzano immediatamente una battuta nei boschi.

E’ Oddo a guidarli, e sebbene non vedranno niente di anomalo, sentiranno fruscii e rumori di un grosso animale che sembra spiarli a distanza.

Il giorno dopo arrivano a Scheggia degli esperti da Perugia e Firenze, intenzionati ad effettuare analisi e rilevamenti sul posto. E’ ancora una volta Oddo a guidarli.

Le impronte

Il mostro di Scheggia

Vengono montate telecamere, scattate fotografie e viene prelevato un calco dell’impronta lasciata dal “mostro” sul terreno bagnato: l’orma è provvista di tre dita anteriori e uno “sperone” posteriore, all’altezza del tallone.

Dalla pronfondità della stessa, in seguito si calcolerà un peso dell’animale di circa 170-180 Kg. L’altezza stimata, anche secondo le impressioni del testimone, si aggirerebbe intorno ai 170 cm.

Proprio durante i rilevamenti, uno del team presente, di guardia alle Jeep, si accorge della presenza di qualcosa intorno a loro. Spaventato, da’ l’allarme. Tutti salgono nelle auto e fanno ritorno in paese, lasciando le attrezzature sul posto.

Torneranno a recuperarle tempo dopo, facendo esplodere dei petardi nel bosco circostante, nella speranza di scongiurare un attacco. All’altezza di circa 130 cm da terra, sulla corteccia degli alberi, vengono rinvenuti (e prelevati) ciuffi di pelo color mogano.

Il tutto verrà spedito al laboratorio di Firenze per le analisi, dei cui risultati tuttavia non si saprà mai niente.

Due giorni dopo l’incontro con la creatura: una visita inaspettata.

Il mostro di Scheggia

Due giorni dopo l’incontro “ravvicinato” con la creatura, Oddo riceve una visita inaspettata: un uomo, che si identifica come un’autorità militare del capoluogo umbro, chiede a Oddo di raccontare alla stampa e alla gente, di avere visto, quel giorno, un orso. Brunamonti è un uomo integro e assolutamente schietto, risponde che non dirà mai di avere visto un animale che non ha visto.

Il suo interlocutore insiste, arrivando a dire che si tratta di un argomento delicato e segreto.

Oddo, ancora una volta, risponde che piuttosto che mentire, non dirà più niente, visto che il caso che si sta creando intorno alla vicenda lo infastidisce non poco.

In quello stesso periodo un elicottero della polizia sorvola quotidianamente la zona compresa tra Gubbio e Scheggia. Resterà in perlustrazione per un mese circa.

L’uomo misterioso in città nella vicenda de il mostro di Scheggia.

Il mostro di Scheggia

E’ sempre dello stesso periodo un fatto curioso, che colpisce molto Oddo: l’uomo che gli si era presentato come un’autorità, una sera, si trova al bar del paese.

Sembra particolarmente cordiale, stringe amicizia con i ragazzi del posto e paga da bere a tutti.

Fino a tarda notte [fino all’ una circa n.d.r.] continua a pagare, spendendo circa un milione di lire in bevande.

Molti sentono i suoi inviti a brindare, e le parole “i soldi non sono i miei” vengono notate da Oddo, andando a infittire il mistero di quello strano personaggio.

Gli orsetti nel parco.

Non è passata nemmeno una settimana, gli abitanti del piccolo paese umbro si dividono tra l’agitazione e il dubbio (molti di loro, di notte, avevano sentito delle urla acuta provenienti dai boschi vicini): ecco che, allora, cominciano a comparire degli orsetti.

Almeno sei, dislocati nei boschi della zona, in un raggio di 30 chilometri circa. Vengono avvistati da cacciatori, passanti, automobilisti. Sono degli orsi da parco, con tanto di collare.

Questo non impedisce tuttavia il panico tra la gente, come dimostra il caso di un uomo che, di ritorno a casa con una busta di cibo, si vede inseguire per diversi metri dall’orso, fino a quando lo spaventatissimo signore getta via la busta per poter correre più liberamente.

L’orso, che era solo interessato al contenuto della busta, si ferma ad annusarla, e l’uomo capisce che quella “belva” non voleva di certo sbranarlo.

 La “creatura pericolosa e sconosciuta” di Oddo era solo un orso?

Il mostro di Scheggia

La presenza degli orsetti provoca però un ben diverso (e forse voluto) effetto: gli abitanti di Scheggia cominciano a deridere Oddo, convinti che la “creatura pericolosa e sconosciuta” era solo un orso.

Ecco che l’uomo diviene oggetto di derisione e scherno, facendo crescere in lui un senso di delusione e rabbia.

Ma che non si fosse trattato di un orsetto appare chiaro dalla presenza, oltre che dell’elicottero, di numerose persone sparse per la zona, che si fermano per lungo tempo a parlare con i pastori della zona, facendogli domande su domande.

Le bocche rimangono chiuse anche per il senso di diffidenza e ambiguità che gli interrogatori suscitano. Uno dei pastori, dopo l’ennesimo colloquio con uno di questi uomini – che gli chiedeva a che ora avrebbe portato via le sue pecore – si insospettisce e, fingendo di andarsene, si nasconde su una collina coperta di alberi, mettendosi in attesa.

La casa abbandonata nel bosco.

E’ allora che è testimone di un episodio strano:

in una casa abbandonata nel bosco vi sono dei militari e un paio di dottori.

Ad un certo punto giunge un elicottero, che rimane sospeso sopra l’abitazione il tempo necessario per calare una sorta di gabbia, tirarla su e andarsene. Da quel momento non succederà più niente nella zona, e anche quattro orsetti su sei verrano prelevati e portati via.

La notizia della loro presenza viene smentita e tutto sembra tornare normale. Con molti dubbi che rimangono nella mente degli abitanti di Scheggia. E, forse, qualcuno comincia a ricredersi sulla veridicità del racconto di Oddo Brunamonti.

RICOSTRUZIONE TECNICA E FOTOGRAFICA DELL’AVVISTAMENTO

Il mostro di Scheggia

Presentiamo in questo paragrafo la ricostruzione in dettaglio del luogo dell’avvistamento, le coordinate topografiche e una serie di foto e mappe che descrivono la zona e la sequenza dell’incontro tra Oddo e la creatura.

Dal particolare cartografico (sotto) si può notare la zona di Scheggia, che è immersa nel Parco del Monte Cucco, ricco di boschi e molto vasto.

Nella foto satellitare (sotto) è evidenziato in rosso la zona in cui è avvenuto l’avvistamento

Un particolare (sotto) la strada in cui Oddo Brunamonti lavorava e veniva osservato dalla creatura. Si può notare, in fondo alla strada, in basso a destra, la casa abbandonata dalla quale sarebbe stata prelevata la strana creatura dopo l’arrivo di un elicottero.

Veduta della zona sul lato ovest, foto.

Foto 2 – La creatura osservava Oddo Brunamonti al lavoro

Foto 3 – Il luogo dove la creatura,  il mostro di Scheggia, è rimasta, per più di due ore, ad osservare Oddo Brunamonti

La Foto 4 è il punto dove la creatura, il mostro di Scheggia, è scomparsa dopo il tentativo di aggressione

COVER-UP

La vicenda narrata da Oddo Brunamonti offre degli spunti interessanti a riflessioni più ampie, sul metodo utilizzato dai governi (in generale, dai poteri decisionali e di controllo) per gestire determinati “problemi”.

Che la creatura avvistata a Scheggia fosse un “problema” appare chiaro dai successivi, immediati sviluppi che hanno seguito la testimonianza di Oddo.

Le reazioni delle autorità su la storia del mostro di Scheggia:

Se infatti ci si sofferma in dettaglio sul comportamento e sulle reazioni delle autorità (ufficiali e non) di fronte al caso, non si può fare a meno di notare delle curiose indicazioni:

innanzitutto le autorità locali, esse hanno dimostrato di prendere immediatamente sul serio il racconto di Oddo.

Tanto da organizzare una battuta nei boschi quello stesso giorno.

Il dettaglio curioso è che, di fronte al racconto dell’avvistamento di una “strana creatura” nei boschi, almeno un margine di esitazione o dubbio ci si sarebbe dovuto aspettare, specie quando si tratta di autorità, in genere poco propense a credere ad eventi che non siano razionalmente spiegabili.

Al di là dell’ ipotesi (remota, ma da menzionare) di forze dell’ordine particolarmente aperte e sensibili, la spiegazione più naturale sembrerebbe essere quella che le stesse autorità sapessero già della presenza della zona di qualcosa di anomalo, o per esperienza diretta (incontro nei boschi) o per dati indiretti (altre testimonianze, tracce sul terreno,…).

Questo spiegherebbe la prontezza e la serietà con la quale è stato raccolto l’allarme di Oddo.

L’arrivo degli esperti riguardo la storia del mostro di Scheggia .

Altro dato importante, l’arrivo il giorno dopo di “esperti” per lo studio della zona dell’avvistamento.

Anche la velocità con cui queste persone hanno raggiunto il posto, denota un interesse per il fenomeno che parrebbe essere stato acceso prima della testimonianza di Oddo in se stessa, come se, anche in questo caso, si fosse in stato di allerta, pronti a cogliere la prima occasione utile per uno studio sul psoto, di voci che già circolavano nell’ambiente.

A riprova del fatto che, forse, gli unici a non sapere della presenza di una strana creatura nei boschi, erano proprio gli abitanti della zona, ecco apparire pochi giorni dopo, a Scheggia, un personaggio che si presenta a Oddo Brunamonti con tanto di tesserino militare.

L’uomo dimostra subito di conoscere il modus operandi necessario in queste circostanze: atteggiamento cordiale dopo aver mostrato credenziali importanti, “cortese” invito a tacere o a rettificare il racconto.

E, se ciò non dovesse servire, tentativo di responsabilizzare l’interlocutore (sottolinenando la “gravità” e l’importanza del “segreto”) o, in alternativa, aperte minacce.

La stampa ed il racconto di Oddo.

Quest’ultima eventualità sembra non essersi verificata nella circostanza.
Oddo Brunamonti, già infastidito dalla risonanza che il suo racconto sta avendo sugli organi di stampa (sulla cui faziosità o buona fede si potrebbe aprire un capitolo intero), non cede e, piuttosto che modificare il suo racconto, preferisce tacere. Ma la macchina del Cover-up non si può fermare con il silenzio.

E’ qui che si colloca naturalmente l’arrivo degli “orsetti” nelle zone ai piedi del Monte Cucco.

Sei orsi, razionalmente dislocati in una vasta area (così dà amplificare il range di avvistamenti su scala macroscopica), per salvaguardare la versione che era stata già decisa in partenza (con o senza l’aiuto dell’interessato): Oddo ha visto un orso.

Oddo ha visto solo un orso?

La frase passa di bocca in bocca mano a mano che si susseguono gli avvistamenti di questi animali.

E che l’intento della comparsa degli orsi non sia stato quello di tranquillizzare gli abitanti della valle di Scheggia e dintorni, è comprovato dal panico crescente che ha colpito in quel periodo le persone. L’episodio dell’uomo inseguito dall’orso citato in precedenza (par. CRONOLOGIA e VICENDA) è solo uno dei tanti esempi.

Ma perchè la gente era così spaventata? Per il racconto di Oddo?

Evidentemente no, visto che lui “ha visto un orso”. Molto più probabile che le urla notturne provenienti dai boschi siano state udite da numerose persone e che altri abbiano visto qualcosa (oltre a coloro che lo hanno raccontato).

Solo così potrebbe spiegarsi l’aria di estrema tensione che in quel periodo si respirava a Scheggia.

Il video sul canale YouTube di ChupaCabraMania:

E proprio dove c’è il panico, il Cover-Up procede spedito.

L’uomo che spende più di un milione di lire (“soldi non miei”) in bevande offerte agli avventori del bar – con gli scopi di dare credibilità alla propria immagine, di mostrarsi generoso e di indurre le persone ad appoggiare la versione dei fatti da lui sostenuta, ma anche tutti gli altri “inquisitori”, che per giorni furono visti nelle campagne parlare con i pastori e i contadini, domandar loro di abitudini, orari, particolari sulla zona e su quello che eventualmente avessero visto.

L’elicottero che per un mese sorvolò la zona poteva essere posto si a protezione dei cittadini e per individuare la creatura selvaggia. Ma le sensazione, ripetiamo, è che gli “esperti” abbiano sempe avuto il controllo della situazione e, quindi, sapessero sempre dove trovare quell’essere bipede.

La spedizione di recupero.

Non a caso il presunto prelevamento dell’animale è avvenuto in pochissimo tempo, alla presenza di militari, uomini in borghese e dottori. Spedizione di recupero in piena regola, con tanto di elicottero che, sospeso sopra la casa nel bosco, cala una gabbia metallica e poi si alza in volo con la sua “preda”.

A questo punto il Cover-Up, l’insabbiamento delle prove e l’occultamento della verità, non ha più ragion d’essere. Dopo pochi giorni, infatti, gli orsi scompaiono e ogni notizia relativa alla loro presenza viene meno o, addirittura, smentita.

Tutto finito? Quasi, visto che Oddo continua a ricevere, ogni tanto, la visita di quell’uomo che, tanto cortesemente, lo aveva invitato a dire di aver visto un orso.

Oddo ha visto un chupacabra?

E, in una delle sue visite, consegna al simpatico pensionato un fascicolo riguardante la vicenda del “mostro di Scheggia”, con allegato un resoconto dei Chupacabras sudamericani e un disegno, ingrandito e di bassa qualità, del presunto animale “sconosciuto”.

La bestia vista da Oddo è completamente diversa, ma a loro non importa. La missione è finita, un finale sarcastico fa parte del gioco. Del loro gioco.

Di seguito le IPOTESI:

Tra le tante ipotesi e supposizioni che si possono elaborare sulla base dei fatti oggettivi e delle proiezioni di logica dinamica, le principali sono:

Ipotesi aliena 

La creatura avvistata da Oddo sarebbe un E.B.E. (Extraterrestrial Biological Entity), un essere esterno al nostro pianeta. Sui motivi delle visite aliene sulla Terra si dovrebbe aprire un capitolo a parte.

Qui ci limitiano a dare per certe tanto le visite di esseri alieni, quanto i contatti ravvicinati (in questo caso si tratterebbe di un incontro del III tipo secondo la classificazione Hynek) tra questi e testimoni oculari.

L’alieno avrebbe potuto avere un compito da portare a termine (raccolta di materiale, osservazione degli abitanti della valle o degli animali dei boschi), o essere un “esploratore” per la verifica della fattibilità di un’eventuale base da predisporre all’interno della zona (presumibilmente sottoterra).

L’Ipotesi Chupacabras 

L’animale bipede avvistato potrebbe essere la versione nostrana del temibile e inafferrabile Chupacabras latinoamericano.

Le somiglianze sembrerebbero essere piuttosto remote, limitandosi agli “occhi luminosi” e all’uccisione delle pecore.

In questo caso, peraltro, non sono stati rilevati (sui cadaveri degli ovini) fori circolari nè asportazione di organi interni nè, tantomeno, mancanza assoluta di sangue.

Ipotesi di laboratorio

La creatura sarebbe in questo caso il risultato di un incrocio di laboratorio, presumibilmente tra l’uomo e la scimmia.

Esperimento di laboratorio che, avendo bisogno di un collaudo sul territorio, viene lasciato per un certo periodo di tempo in un ambiente determinato, così da poter studiare e controllare il comportamento della creatura e le sue reazioni.

Il controllo potrebbe avvenire tramite microchip ipodermico o collare (come è in uso tra gli zoologi) con collegamento diretto via satellite, in modo da avere sempre l’esatta posizione dell’oggetto.

Ipotesi mutante

Questa ipotesi tratta dell’eventualità che la creatura possa essere uno dei famosi “anelli mancanti” tra l’uomo e la scimmia, che di tanto in tanto vengono avvistati in varie parti del mondo. Big Foot, Sasquatch, Wild Man, Yeti, e così via.

La mutazione sarebbe pertanto naturale e frutto di un diverso percorso evolutivo, o paraevolutivo, rispetto a quello dell’uomo.

Ipotesi criptozoologica

Collegata all’ipotesi precedente, la creatura potrebbe essere un animale semplicemente sconosciuto alla Zoologia ufficiale. Si entra allora nel campo della Criptozoologia, o della scienza che studia la specie di animali sconosciute alla scienza accademica

Dopo esserci recati sul posto e aver ricostruito interamente, con la collaborazione di Oddo Brunamonti, l’avvistamento, il contatto e gli spostamenti del testimone e della creatura; dopo aver ascoltato Oddo stesso sulla vicenda.

Infine, ascoltato il parere di studiosi e ricercatori, abbiamo maturato la quasi assoluta certezza che la creatura fosse il frutto di un esperimento di criptogenetica.

Come sempre, tuttavia, lasciamo al lettore la possibilità di farsi un’idea propria della vicenda, confidando di aver presentato i fatti nel modo più preciso possibile, e soprattutto sotto i più diversi punti di vista.

INTERVISTA A ODDO BRUNAMONTI

1) E’ LA PRIMA VOLTA CHE ASSISTE ALL’AVVISTAMENTO DI UNA STRANA CREATURA?

Io l’ho visto un attimo quella volta sola si, ma qualche giorno prima tagliavo le legne e mangiavo un panino, a un certo momento vedo i cavalli di un’azienda lì vicino che correvano, fuggivano. Ho pensato allora che doveva esserci qualche lupo nella zona, ne ho parlato anche con mio cognato. E poi sentii un urlo, simile a quello che la creatura lanciò quel giorno. Ma questo veniva da lontano, era più leggero.

2) AVEVA SOGNATO DI QUESTA CREATURA, O SI E’ RITROVATO A FARLO SUCCESSIVAMENTE?

Prima, mai. Però dopo il fatto, per un mese intero mi svegliavo, la notte, con quell’urlo tremendo che mi echeggiava in testa, e mi vedevo l’immagine della bestia con la bocca spalancata davanti. E’ stato un mese di tensione terribile.

3) E’ L’UNICO IN PAESE AD AVERE AVUTO QUESTA ESPERIENZA?

Almeno altre due persone prima di me avevano visto la creatura, e poi ho saputo di altri avvistamenti nei dintorni. Quindici giorni prima di me, quaranta pecore sono state trovate morte con il cranio schiacciato.

Un pastore è stato assalito da quella creatura e si è salvato solo grazie a uno dei suoi cani, che è tornato indietro e ha ingaggiato una lotta furibonda, sacrificandosi per il suo padrone.

Il pastore ha ammesso di aver visto solo due occhi luminosi che lo caricavano, dal bosco.
Un uomo, passando per un sentiero nel bosco con la sua moto, ha intravisto qualcosa delle dimensioni di un uomo appoggiato ad una quercia. Quando è tornato indietro, non c’era niente.

E’ stato visto il mostro di Scheggia?

Un cacciatore con i suoi cani ha invece visto la creatura camminare con andatura scimmiesca tra gli alberi. I cani, terrorizzati, sono scappati rifugiandosi in auto.
E, ne sono sicuro, anche la Guardia Forestale qualcosa ha visto.
Per non parlare, poi, di tutti quelli che, nella zona, sentivano quegli urli acuti provenienti dai boschi.

4) SI SONO VERIFICATI ALTRI FENOMENI ANOMALI COLLEGATI ALL’AVVISTAMENTO?

Un fatto strano mi è capitato circa due-tre anni fa [quindi circa sei anni dopo l’avvistamento n.d.r.]: una luce rossa è scesa sulla montagna dietro la mia casa, siamo stati in due a vederla, e poi è scomparsa tra i boschi.

Il tutto è durato pochi secondi, l’oggetto scendeva velocissimo e, poi, arrivato alla base del monte, è sparito. Non so se c’è un collegamento con la creatura.

5) QUALI SONO I PARTICOLARI CHE PIù L’HANNO COLPITA, DELL’ESSERE CHE HA VISTO?

Il lungo pelo color mogano, l bocca enorme con una fila di denti piatti, e l’urlo.

Un urlo acuto come quello che si lanciano i babbuini del deserto quando sono in pericolo.

Però questo era più forte, più penetrante. E poi, quando è fuggito, ho visto gli alberi del bosco che si piegavano al suo passaggio. Quella bestia doveva avere una forza enorme.

Ed era anche intelligente. Quando ha capito che l’uomo si interessava a lui, ha smesso di lanciare quelle grida. Evitava di camminare sul terreno bagnato, per non lasciare impronte.

Gli animali selvatici non attaccano l’uomo, a meno che non vengano feriti o debbano difendere la prole. Di solito fuggono. Il comportamento della creatura che ho visto io non era naturale.

6) DOPO L’AVVISTAMENTO, HA CAMBIATO QUALCHE SUA ABITUDINE?

No. Anche se la paura è stata tanta, io l’anno dopo sono tornato sulla stessa zona per tagliare la legna. Ci sono nato nei boschi, e conosco tutti i suoni degli uccelli e i versi degli animali. Nei boschi, la paura non l’ho mai conosciuta.

7) SONO STATE AVVERTITE LE AUTORITA’ COMPETENTI? COSA HANNO FATTO?

Le ho avvertite il giorno stesso e sin sono recate immediatamente sul posto.

Nei giorni seguenti c’è stato un via vai di persone che riprendevano con le telecamere, prendevano il calco delle impronte, facevano domande ai pastori. E c’è stato un elicottero della polizia che, per circa un mese, sorvolava continuamente la zona.

8) SI E’ FATTO UN’IDEA DI CHE GENERE LA CREATURA POTESSE ESSERE?

Parlando anche con un professore universitario mio amico, penso si sia trattato di un esperimento di laboratorio, qualcosa creato in laboratorio e poi lasciato libero.

9) COSA NE PENSA DEL FENOMENO UFO?

Prima non ci credevo. Credevo che l’uomo era il solo essere intelligente nell’Universo. Dopo l’esperienza che ho avuto ho cambiato opinione. Credo negli Ufo, credo che non siamo soli.

10) PENSA CHE UNA COSA DEL GENERE SI RIPETERA’ IN FUTURO?

Si. Non credo si fermeranno, perché c’è un grande interesse per questo genere di cose. Spendono miliardi per questo, io credo che può benissimo succedere ancora.

Fonte: thexplan.net

Aggiornamento maggio 2019

Il video sul canale YouTube di ChupaCabraMania:

Approfondimenti:

Articolo con una dettagliata, completa ed interessante intervista di Luca Fazi ad Oddo Brunamonti:

Intervista ad Oddo Brunamonti testimone oculare degli avvistamenti del mostro di Scheggia.