La leggenda del lago della Ninfa a Sestola, Modena

La leggenda del lago della Ninfa a Sestola, Modena

A Sestola nell’Appennino modenese vi è il lago della Ninfa a 1500 metri di altezza che si trova ai piedi del Monte Cimone.

Il lago della Ninfa è arricchito oltre che dal suo aspetto molto caretteristico circondato da boschi di conifere da una leggenda nella leggenda. Questo lago è caratteristico per le sue acque cristalline con riflessi verde smeraldo.

La leggenda vuole che il re dei Gorghi conobbe una pastorella bellissima ma non fu corrisposto. In un momento di rabbia il Re lanciò una maledizione sulla giovane ragazza per cercare di impedire che ella potesse innamorarsi di un altro uomo. Nella maledizione il Re disse che la ragazza era una Ninfa.

Un giorno un cacciatore vide la pastorella e i due si innamorarono perdutamente. Il cacciatore guardava la sua amata ormai imprigionata come una ninfa nel lago dalla riva ed ella per raggiungerlo costruì un ponte fino alla riva.

Ma purtroppo con il peso dei due innamorati, che non riuscirono nemmeno ad abbracciarsi, il ponte si ruppe facendo precipitare la coppia nel lago.

Infine la morte si impossessò di loro.

Illustrazione di una ninfa nel lago. Foto di Pablo Elices da Pixabay

La leggenda del lago della Ninfa a Sestola, Modena

La leggenda vuole che da questa storia gli uomini che si avvicinano al ponte ancora oggi possono udire i lamenti strazianti della Ninfa.

La Ninfa avrebbe due bellissimi ed incantatori occhi verdi.

Gli uomini secondo la leggenda raccontano di sentirla cantare per attirare i cacciatori ed i contadini della zona per farli innamorare di lei.

E nel momento in cui la Ninfa appare al loro sguardo la bellissima creatura lancia loro un ponte di cristallo per raggiungerla.

Secondo la leggenda però il ponte di cristallo si rompe ogni volta al passaggio di qualsiasi uomo, il quale muore per annegamento.

Approfondimenti:

le Ninfe sono creature dei boschi e fanno parte del piccolo popolo. Di seguito l’articolo sul piccolo popolo nel sito.

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Il Basilisco serpente mitologico mortale

Il Basilisco serpente mitologico mortale

Il Re dei serpenti o Basilisco è un serpente non tanto grande, di circa venti centimetri di lunghezza ma estremamente pericoloso e mortale per l’uomo.

Il Basilisco è una creatura della mitologia sia europea che greca. In molte valli italiane è noto come Re dei Serpenti.

Secondo la leggenda il Basilisco può incenerire con lo sguardo la sua vittima oppure può ucciderla con il suo fatale veleno o il suo alito mortale. Come altre figure mitologiche è in grado di pietrificare chi lo guarda dritto negli occhi. Il Basilisco al suo passaggio lascia una distesa di piante seccate sia dal suo sguardo che dal suo semplice passaggio.

Il Basilisco serpente mitologico mortale

Come uccidere un Basilisco:

Il Basilisco può esclusivamente essere ucciso da una donnola, dal canto di un gallo oppure guardando il suo stesso sguardo riflesso in uno specchio. Chi colpisce il Basilisco ed entra in contatto con il suo sangue velenoso va incontro a morte certa.

A partire dal Medioevo, dove il Basilisco era noto come Re dei Serpenti, questi animali erano dotati di un alito e morso velenoso e mortale ma si sono trasformati nella loro immagine. Il Basilisco è diventato con il passare del tempo sempre più grande e temibile, simile ad un drago, in grado anche di sputare fuoco.

Nel dodicesimo secolo si diceva che il basilisco nasceva dall’accoppiamento tra due galli oppure tra due rospi. In seguito a queste dicerie il Basilisco iniziò ad assumere le fattezze di un gallo.

Infatti è anche descritto come una sorta di drago alato con testa di gallo.

Rappresentazione di un Basilisco Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Vi erano però persone, anche illustri come Alberto Magno, filosofo e teologo, che mettevano in dubbio la natura del Basilisco, tra cui la pericolosità e la strana nascita.

I galli, affermava Alberto Magno, non fanno le uova, improbabile che una qualsiasi creatura possa nascere in questo modo.

Il Basilisco in Italia.

In Italia il Basilisco è noto nelle leggende popolari in Piemonte come il re dei Biss o Baselesc. Anche altre regioni italiane hanno figure simili al Re dei Serpenti nelle loro montagne. Ad esempio Puglia, Veneto e Campania hanno un Basilisco come simbolo di alcune loro città.

Ad esempio a Valsesia, Civiasco, in provincia di Vercelli è festeggiata questa figura mitologica “Nella notte del Re di Biss“. Si tratta di una festa paesana con cibo e festeggiamenti.

Fonte immagine anteprima articolo:

Foto di JL G da Pixabay

Curiosità:

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La leggenda della Buca nel mare Friuli Venezia Giulia

La leggenda della Buca nel mare Friuli Venezia Giulia.

Nelle leggende friulane la presenza degli orchi ovvero la figura dell’Orcul è molto frequente. L’orco è comunemente descritta come una creatura diabolica, malvagia. Gli orchi hanno diverse descrizione in base alla zona geografica in cui si narra di loro. Inoltre sono descritti in modo diversa, a volte molto grandi, a volte più bassi dell’uomo.

L’orco in Friuli Venezia Giulia.

Bosco Romagno è un parco naturale in provincia di Udine che si estende fino ai comuni di Corno di Rosazzo, Cividale del Friuli e Prepotto. Secondo la leggenda a Corno di Rosazzo, dove si trova una voragine chiamata “Buca nel mare” di cui non si ha alcuna certezza sulle sue origini, avvenne uno strano incontro tra un uomo avaro ed un orco.

Uomo e orco Foto di Prawny da Pixabay

La leggenda narra che l’orco mentre si trovava nei pressi di Corno di Rosazzo passando per Bosco Romagno di Rosazzo incontrò un uomo molto avaro.

L’uomo quando vide l’orco non si spaventò affatto, anzi decise di chiedergli un favore per cercare di arricchirsi ancora di più in quanto era estremamente avaro.

Uomo avaro. Foto di kirillslov da Pixabay

L’uomo fece una richiesta molto diretta all’orco con una proposta:

“Se mi farai diventare ancora più ricco ti donerò in sposa mia figlia”.

A questa allettante richiesta l’orco rispose portando l’uomo in mezzo al bosco e gli disse:

Qua sotto giace un gran tesoro. Io scaverò un buco, mentre tu mi porterai, verso mezzanotte, tua figlia su un carro trascinato da due buoi”.

La leggenda della Buca nel mare

Come promesso l’orco si mise a scavare con le mani e recuperò in breve tempo il tesoro nascosto che si trovava però sepolto all’inferno mentre l’uomo avaro si recò dalla figlia che naturalmente non voleva essere donata all’orco. La figlia dell’uomo fu costretta dal padre ad andare piangente nel bosco dall’orco sul carro ma sua madre nel frattempo decise di salvarla da quell’orribile destino.

La madre della ragazza chiese aiuto alle fate del vicino Colle di San Biagio. Le fate erano note per la loro bontà ed erano in buoni rapporti con la donna, in quanto si aiutavano spesso a vicenda nella gestione delle abitazioni. Le fate aiutarono immediatamente la figlia della donna a fuggire silenziosamente dal carro e dal padre.

L’uomo avaro arrivò nella radura e notò immediatamente un sacco stracolmo di monete d’oro. Ma poi si accorse che la figlia era fuggita dal carro su cui si trovava. L’orco infuriato decise quindi di tenere per sè il denaro ed anche l’uomo si infuriò al rifiuto di ottenere le monete d’oro e nacque una colluttazione tra i due.

Durante la rissa l’orco, l’uomo, i buoi ed il carro precipitarono nella voragine aperta dall’orco. La voragine è stata chiamata “la buca nel mare”.

Secondo la leggenda nelle fredde notti invernali, a mezzanotte, si possono ancora udire il muggire dei buoi e le grida dei due condannati all’inferno insieme al tintinnio delle monete d’oro provenire dalla voragine.

Curiosità:

La leggenda della Valle Orco.

La Valle Orco nelle alpi Graie deve il suo nome ad una leggenda legata, come si evince dal nome, a degli orchi.

Approfondimenti:

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L’Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

Orcolat è un orco leggendario in Friuli Venezia Giulia.

In provincia di Udine a Bordano nei pressi del monte San Simeone la leggenda vuole che abitasse un gigantesco orco. L’orco grazie alla sua presenza era un disincentivo per i ladri che decidevano di saccheggiare la montagna.

L’orco viveva all’interno di una grotta nel monte ma era un pò stretta per lui. Secondo la leggenda ad ogni movimento del mostruoso orco nella grotta corrispondeva una scossa di terremoto. Talvota l’orco compiva incursioni nel paese terrorizzandone gli abitanti con il suo corpo possente che faceva vibrare ogni cosa al suo passaggio.

La leggenda narra che l’orco mangiò dei funghi che lo fecero stare male facendolo cadere in un sonno profondo. Durante questo sonno innaturale dell’orco la montagna e la città di Bordano furono prese di mira da malviventi che fecero numerosi danni. Queste persone darono fuoco alla montagna ed alla città. Nel momento in cui l’orco si riprese dal sonno anomalo di cui esa stato vittima scacciò via le persone che si erano intrufolate sulla montagna.

Orcolat è un orco leggendario in Friuli Venezia Giulia

Illustrazione di un orco. Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Gli abitanti di Bordano ben presto scoprirono che l’orco aveva evitato loro il peggio e decisero di raggiungerlo sul monte Simeone per ringraziarlo personalmente portando molti omaggi per lui. Nel momento in cui trovarono l’orco si resero conto che migliaia di farfalle avvolgevano il corpo della creatura che stava dormendo.

Gli abitanti decisero di non disturbarlo. Ma per evitare che con i suoi passi pesanti l’orco creasse ulteriori terremoti e danni alle abitazioni disegnarono delle farfalle sui muri delle loro case. In questo modo l’orco avrebbe anche evitato di danneggiare le abitazioni al suo passaggio vedendo le farfalle.

Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

La leggenda di Amariana e l’Orcolat

Leggenda nella leggenda.

Amariana era una bellissima donna che era solita andare a lavare il bucato nel fiume vicino alla sua abitazione costruita di sassi e paglia.

La donna era solita cantare durante questa pratica ed un giorno la sua bellissima ed intonata voce fu udita dall’Orcolat che di soppiatto si avvicinò a lei.

Una donna al fiume. Foto di Prawny da Pixabay

Nel momento in cui l’Orcolat la vide si innamorò perdutamente di Amariana e decise di chiedere la sua mano alll’istante anche se la ragazza era un essere umano e non la conosceva.

Per cui l’orco raccolse una rosa e decise di avvicinarsi alla donna la quale fuggì però terrorizzata. Amariana si rinchiuse in casa mentre l’Orcolat si infuriava cercando di decidere come fare per rapirla e tenerla sempre con sè.

Il Genio del fiume tentò senza successo di dissuadere l’Orcolat nel suo intento ricordandogli che non poteva amare una donna umana. L’Orcolat era una creatura estremamente testarda, come tutti gli orchi del resto.

La Regina dei Ghiacci.

Amariana invece, su consiglio dei genitori, si recò sulla cima del monte nei pressi del paese per chiedere consiglio su come risolvere questa strana situazione. La Regina dei Ghiacci accolse la donna e le disse che l’Orcolat si era innamorato di lei e che non avrebbe mai cambiato idea.

Amariana infreddolita e con gli occhi pieni di lacrime chiese alla Regina dei Ghiacci cosa poteva fare per uscire da quella situazione orribile. Amariana disse alla Regina che preferiva non vivere più piuttosto che diventare la sposa dell’orco.

La Regina dei Ghiacci sussurrò all’orecchio della triste e giovane il suo destino:

“Diventare una montagna per sfuggire alle grinfie dell’orco Orcolat che la desiderava a tutti i costi in moglie.

Con il ghiaccio e la morte nel cuore Amariana accettò il suo triste destino ed immediatamente il suo viso divenne di pietra, le sue spalle divennero delle cime, i capelli divennero fiumi e i vestiti diventarono piante verdi nel bosco.

La regina però non fu generosa con l’Orcolat e scrisse anche il suo destino rinchiudendolo per sempre nelle grotte del monte San Simeone, in un anfratto così piccolo dove ogni movimento all’orco sarebbe stato scomodo.

Infatti quando l’orco si muove la terra trema, ma forse non sta semplicemente muovendosi ma tenta di scappare da questo anfratto nel monte per cercare la dolce Amariana- Donna di cui sarà per sempre follemente innamorato senza poterla mai vedere.

Curiosità:

Questa zona geografica è nota come “casa delle farfalle“, è un luogo unico nel suo genere in Italia. In alcuni periodi dell’anno vi è un importante presenza di farfalle.

Il terremoto Orcolat

Il terremoto devastante dell’ottavo grado della scala Ritcher che colpì queste zone il 06/05/1976 fu associato all’Orcolat infatti questo evento sismico è stato denominato “terremoto dell’Orcolat” oppure semplicemenete “Orcolat”.

In quell’occasione alle ore 21 il sisma provocò quasi mille morti e un numero ingente di danni a luoghi, abitazione e cose. La leggenda narra che forse l’Orcolat si era forse troppo agitato ed aveva scatenato il terribile terremoto.

Approfondimenti:

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Fonte immagine di anteprima articolo “Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane“: Foto di Gordon Johnson da Pixabay

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

Piemonte.

Le Alpi Graie sono molto importanti e fanno parte delle Alpi e con le loro vette delimitano il confine tra Italia e Francia. Nelle Alpi Graie vi è la valle Orco presso Locana nota anche come Valle di Ceresole, valle dell’Orco o Valle di Locana. Questa vallata fa parte del Parco nazionale del Gran Paradiso che si trova tra Valle d’Aosta e Piemonte ed è uno dei più antichi parchi naturali italiani. La valle Orco è ricca di numerosi laghi sia naturali che artificiali ed è una nota zona turistica.

La leggenda della Valle Orco.

La valle Orco deve il suo nome ad una leggenda legata, come si evince dal nome, a degli orchi.

La leggenda narra che in questa vallata abitassero nell’antichità due orchi, moglie e marito. La coppia di orchi era di animo gentile e conviveva pacificamente con gli abitanti locali. Purtroppo un giorno la vallata fu invasa da dei draghi che si nascondevano negli anfratti della montagna ed erano molto aggressivi con le persone attaccando e saccheggiando i villaggi.

La leggenda narra che i draghi cercassero dell’oro e che quindi toglievano ricchezza economica alle persone dei paesi che saccheggiavano.

L’orco preoccupato dalla situazione che si era creata con i draghi decise di affrontarli per ucciderli. Ma purtroppo un drago lo uccise con il suo alito di fuoco senza lasciare alcuna via di fuga all’orco.

Illustrazione di un orco. Foto di Rachealmarie da Pixabay

La morte dell’orco causò molto dispiacere alla popolazione locale tanto che decisero di mettersi tutti in lutto.

La moglie dell’orco, l’orchessa, colta dalla rabbia decise di uccidere i draghi per vendicare il marito e tutti i danni subiti dalle persone che i due orchi avevano sempre rispettato. In seguito alla funesta esperienza del marito l’orchessa decise di avvelenare i draghi. Ma purtroppo dopo aver attirato i draghi ad una fonte, che ella aveva avvelenato, la uccisero allo stesso modo del marito, bruciandola ed uccidendola. Perdipiù i draghi non si abbeverarono alla fonte avvelenata.

Un’altra versione della leggenda afferma che l’orchessa abbia invece invitato i draghi a bere un the avvelenato in casa sua. L’orchessa aveva deciso di avvelenare i draghi tramite il the. Però nel momento in cui l’orchessa aprì la porta di casa fu bruciata viva da un drago.

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

La vendetta del popolo.

Gli abitanti del villaggio vennero in breve tempo a conoscenza della morte dell’orchessa. La rabbia pervase ogni singolo abitante. Per cui attesero l’ennesima incursione nel villaggio da parte dei draghi per tentare di ucciderli.

I draghi non tardarono a mostrarsi in paese alla ricerca dell’oro dei suoi abitanti ma furono colpti impreparati davanti al furore delle persone che li accolsero. I draghi furono catturati uno alla volta, furono spezzate loro le ali per impedirgli di scappare volando e infine furono arsi vivi.

La valle è stata chiamata valle Orco in memoria dei due orchi, marito e moglie, che fino alla fine dei loro giorni tentarono di difenderla.

Curiosità:

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Fonte immagine anteprima articolo: Foto di Rachealmarie da Pixabay

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

In Piemonte vi è il lago d’origine glaciale denominano lago d’Orta o Cusio. Nell’antichità il lago era noto come lago di San Giulio. Una sua caratteristica è data da un’isoletta al suo interno chiamata isola di San Giulio.

Il lago d’Orta Foto di Fabio Valeggia da Pixabay

Di fronte all’isola di San Giulio vi è il caratteristico borgo di Orta San Giulio. Per via del cammino del “silenzio e della meditazione” questa caratteristica ed unica isola del lago è chiamata isola del silenzio. Si tratta di un cammino di meditazione tramite cartelli multilingue sistemati lungo un percorso apposito tramite i quali si può godere della pace e tranquillità dell’isola di San Giorgio.

Nell IV secolo due fratelli religiosi Giulio e Giuliano avevano il compito di costruire una chiesa sull’isola di San Giulio, ma furono avvisati dagli abitanti locali della presenza sull’isola di una creatura mostruosa. La creatura a forma di drago si diceva fosse molto aggressiva e uccidesse anche gli esseri umani. Non vi era però solo una creatura ma vi erano anche ettili giganteschi ed un drago.

Decisi a costruire la chiesa sull’isolotto i due fratelli però non trovarono nessuno disposto ad accompagnarli in quel posto così pericoloso. La leggenda vuole che Giulio abbia reso il suo mantello impermeabile e rigido come una barca ed abbia potuto grazie ad esso attraversare il lago deciso a costruire la chiesa e ad uccidere le crature che l’abitavano.

Giulio uccise il drago e le altre creature osservato con stupore ed ammirazione dalle rive del lago dai cittadini.

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

L’isolotto deve il suo nome al prodigioso fratello religioso Giulio che fu definito santo. In seguito gli abitanti locali aiutarono i due fratelli nella realizzazione della basilica in stile romanica sull’isola.

Una vertebra di un animale gigantesco è conservata nella basilica dell’siola e le suore che la abitano sono sicure che sia del drago ucciso da san Giulio,

Conclusione:

Forse l’osso gigante conservato nella basilica dell’isola di San Giorgio non è di un drago ma di un reale dinosauro lacustre vissuto nell’antichità nel lago?

Forse un drago oppure un rettile gigante è sopravvissuto a San Giulio e si nasconde ancora nel lago d’Orta, nelle sue acque o nelle grotte?

Curiosità:

Il drago è festeggiato con una manifestazione chiamata Lago dei draghi dove è ricreata una caccia al drago con giochi per bambini a tema di drago e draghi animati disseminati per l’isola visitabile in motoscafo per l’occasione.

Approfondimenti:

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Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Piemonte.

In Liguria il torrente Stura attraversa questi monti nell’appennino ligure e piemontese. Il torrente Stura segue un percorso molto lungo e complesso in cui tocca numerose zone geografiche della Liguria e del Piemonte. La valle che attraversa il fiume Stura deve il suo nome al torrente e spazia tra Genova ed Alessandria.

La valle Stura è ricca di laghetti naturali e zone boschive.

Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Nel 1954, ad agosto, in provincia di Cuneo in località Pianetto, nelle Brughiere del comune di Moiola per la prima volta fu denunciato l’avvistamento di una creatura serpentiforme gigante da parte di alcuni pastori.

I carabinieri di Demonte, Piemonte, all’epoca nel mese di agosto effettuarono le ricerche di questo serpente gigante cercandolo tra cespugli e canneti, ma non trovarono nulla che comprovasse il suo passaggio od esistenza.

La descrizione della creatura era quella di un serpente con la pelle di colore verde con una cresta in grado di segnalare la sua presenza con una sorta di fischio. Il serpente gigante d’apprima era stato descritto come lungo circa due metri e mezzo, in seguito divenne lungo tre metri e più simile ad un coccodrillo oppure ad un’ iguana.

Un’immagine illustrativa di un’iguana. Foto di Akiroq Brost da Pixabay

La seconda descrizione a forma di coccodrillo fu data da un uomo di Pianetto, Torino che affermava di aver visto questa creatura muoversi nella fanghiglia. Ma i testimoni erano diventati un numero spropositato ad esempio una contadina rimase sotto shock per otto giorni dopo aver portato la propria mucca al pascolo ed aver incontrato la creatura. La mucca morì poco dopo smettendo di alimentarsi probabilmente per la paura derivante dall’incontro con il mostro.

In seguito un pescatore vide la strana creatura in un fiume. Ma tutti descrivevano un mostro terrificante che spaventava molto le persone, alcune persone svenivano alla sua vista. Però il mostro non ha mai ucciso o ferito persone.

Allucinazione collettiva?

Ma forse si trattava di “allucinazione collettiva“?

I carabinieri di Demonte perlustravano spesso la zona alla ricerca di questa creatura senza avere alcuna prova reale della sua esistenza, foto o impronte.

Nelle leggende piemontesi e negli appennini vi è spesso allusione a serpenti giganti, con creste che sibilano spaventando chi li incontra.

Le Ipotesi:

Iguana gigante.

L’ipotesi più accreditata dalla descrizione di un’animale dalla pelle verdastra con una cresta è quella di un’iguana gigante .

Alcuni tipi di iguana allevati anche in cattività possono raggiumgere la lunghezza di 1.5 metri, talvolta possono raggiungere i 2 metri. Sono rettili erbivori, schivi e non aggressivi. Proprio a causa delle sue dimensioni talvolta vengono liberate dall’uomo in natura.

Forse il mostro della valle di Stura era un’iguana detenuta in qualche abitazione liberata intenzionalmente?O l’animale era fuggito?

Curiosità:

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Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

Lerma si trova nell’Alto Monferrato (provincia di Alessandria-Piemonte). Ha poco più di 800 abitanti. Il castello ed il ricetto (da cui si accede tramite un arco di pietra) sovrastano la valle del torrente Piota. Lerma è caratteristica per il borgo murato a cui si accede attraversando un arco da due accessi.

Di seguito una delle teorie sull’origine dei Mostri:

Pare che, durante il Medioevo, gli abitanti di Lerma si recassero sulla cima della rocca e scacciassero simbolicamente i pensieri negativi, crudeli e tutto il marcio delle menti finiva laggiù, tra quell’intrico di arbusti e alberi deformi, in continua lotta per la ricerca di un po’ di luce.
I pensieri crudeli sono stati espulsi, ma di certo laggiù non sono morti, anzi, si sono legati insieme creando strani esseri.

Alcuni che li hanno definiti Ungumani, ovvero un incrocio tra gli umani e i cinghiali (ungulati) il nome scientifico (vaghi ricordi del vecchio libro) è Homungulatus Lermensis.

Anticamente, durante carestie dettate dalla siccità o dal freddo intenso, i mostri della Rocca di Lerma hanno aiutato i Lermesi. Una poetessa (Cruella) ha dedicato a loro una poesia ed una preghiera.

Un antico vociare ricorda alla gente che deve sfamare i mostri con gli scarti del cibo di casa. Se ciò non verrà fatto gli Ungumani saliranno e? Ti mangeranno a meno che non siano nutriti dai paesani.

Estratto dall’articolo del sito La leggenda dei mostri della rocca di Lerma

Di Marco Marengo.

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

I mostri della rocca di Lerma in Piemonte sono figure ben radicate nella comunità di Lerma.

L’amuleto per tenere lontano i mostri dalle proprie abitazioni.

Gli abitanti di Lerma tengono lontani i mostri con una sorta di amuleto.

Le abitazioni cha hanno una particolare rappresentazione esposta sono protetti dai mostri.

La rappresentazione sulle porte per tenere lontani gli ungumani dalle abitazioni.
Qui una dedica agli Ungumani.

Di seguito la dedica agli Ungumani:

Qualcuno li ha evocati?

Frutto della fantasia o creature sfuggenti?

Alcuni sostengono che gli stessi ungumani siano convinti di non esistere.

Certi fatti, se un giorno qualcuno troverà i giusti termini, potranno essere trasmessi solo per via orale.

C’è chi, a sue spese, ha osato scriverne.

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma.

Le impronte degli Ungumani.

Impronte di un piede ungulato di notevoli dimensioni sono state rinvenute vicino alle abitazioni e fotografate. Però gli Ungumani sono alti circa due metri e mezzo e si ipotizza che i piedi siano simili a quelle degli ungulati. Si tratta di specie di animali dotati di specifiche caratteristiche tra cui vi sono anche i cinghiali.

Per cui probabilmente si tratta dell’impronta di un Ungumano che si è avvicinato molto ad un abitazione. Perchè forse la creatura non aveva ricevuto in dono il cibo dagli abitanti di quella casa?

Quindi la creatura era alla ricerca di cibo?

Di seguito nelle immagini vi è un confronto tra un impronta di piede di una persona e delle ipotetiche imponte di Ungumani che sono evidenziate di seguito con un cerchio rosso.

Ma probabilmente si trattava di un esemplare di un giovane di Ungumano.

Di seguito le foto delle impronte degli Ungumani.

Le impronte di un Ungumano.
Nella foto sono evidenziate le impronte dell’Ungumano.

La rocca di Lerma.

La rocca di Lerma, Alessandria.

I mostri di Lerma, gli Ungumani, secondo Marco Marengo vivono sotto la rocca, il castello di Lerma.

Vi sono anche antiche vie di fuga e degli archi antichi come dei tunnel che potrebbero essere utilizzati dalle creature per nascondersi e fuggire.

Il bosco che circonda Lerma.

Il fitto bosco che circonda il paese è ricco di sottobosco e vi sono radici ed alberi spaventosi.

Un albero nel bosco.
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Un video del bosco di Lerma
https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/video-sottobosco-lerma-1.mp4
Un video del sottobosco di Lerma.

Il fiume Piota

Nei pressi della rocca vi è il fiume Piota e l’ipotesi che i mostri possano nuotare non è da escludere. I mostri secondo la leggenda sono soliti fare il bagno nel fiume e procreare nei suoi pressi.

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/video-fiume-piota-lerma.mp4
Il video del Fiume Piota.

La testimonianza di Marco Marengo

Marco Marengo ha udito, un giorno, un rumore di rami rotti mentre scendeva per un sentiero in mezzo alla vegetazione, un Ungumano?

Le testimonianze di avvistamenti:

La leggenda sugli Ungumani della rocca di Lerma.

Di seguito alcune testimonianze:

Un testimone, abitante di Lerma, ha concesso la sua testimonianza ma ha desiderato mantenere l’anomimato. Per cui la voce è stata alterata nel video di seguito.

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/videotestimonianza-avvistamento-ungumani-voce-modificata-1.mkv
La testimonianza dell’avvistamento, testimone anonimo.
https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/tana-nel-bosco-ungumani-voce-modificata-1.mkv
Video di una tana di un Ungumano.

Un’altra testimonianza video con voce alterata per mantenere l’anonimato:

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/testimonianza-bosco-lerma-modificato-1.mkv
Video del testimone anonimo.

Di seguito la testimonianza di una persona francese:

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/testimonianza-in-francese-lerma-voce-alterata-1.mkv
Il video testimonianza di una persona francese a Lerma.

Di seguito la traduzione del video in italiano:

Avevo sentito parlare della leggenda dei mostri di Lerma … gli Ungumani!

Sì. Passeggiando nel bosco non è che avevo paura, ma qualcosa mi tormentava: cinghiali o branco di lupi… non so.

Con cautela continuavo a camminare pensando a quella leggenda. Non era la mia immaginazione… vi assicuro che ciò che ho visto appoggiandomi a un albero… quell’ombra enorme… la sua forma.

Ero terrorizzata.”

Un’antica incisione su pietra ritrae gli ungumani.

Di seguito l’antica incisione su pietra dove gli ungumani ricevono cibo e doni dagli abitanti di Lerma.

L’incisione su pietra riguardo gli Ungumani.

Di seguito gli approfondimenti:

Marco Marengo è un abitante di Lerma che ha scritto un libro su questa leggenda e si interessa a questo argomento da anni. Per cui egli è stato intervistato su questo tema più volte ed ha ritrovato le tracce di ipotetici Ungumani a Lerma.

Una foto di Marco Marengo vicino ad una strana radice.

Marco Marengo è in giro per i boschi. Quando tornerà vi racconterà…

Il Panungu.

Il pane degli Ungumani, Marco Marengo.

Il pane degli Ungumani il Panungu, di Marco Marengo.

Di seguito il video del pane su Youtube.

I libri di Marco Marengo.

Di seguito l’ebook di Marco Marengo.

I segreti di Lerma hanno dato vita al libro  “IL PANE DEL BOIA e il mistero della Rocca di Lerma”

Prossimamente Marco Marengo creerà un secondo libro: La leggenda degli ungumani.

Di seguito le conclusioni:

In conclusione gli Ungumani sono un mito od una realtà?

Infine un ringraziamento a Marco Marengo per la concessione delle videotestimonianze e delle immagini riportate nell’articolo.

Di seguito il video sul canale Youtube del sito con le testimonianze e la leggenda di Lerma.

La leggenda degli Ungumani di Lerma:

Curiosità:

Di seguito visita la sezione del sito su le strane creature nel mondo.

Infine visita la sezione su le strane creature in Italia.

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna.

Una creatura simile ad un drago od un serpente viveva nel comune di Spilamberto in Emilia Romagna. Il Magalasso si dice che vivesse nella fossa del Torrione a Spilamberto.

A Spilamberto vi è un complesso medioevale che si trova all’ingresso del paese con una torre alta più delle altre abitazioni che è comunemente denominata “Torrione“.

Immagine del Torrione di Spilamberto. Immagine di Paolo Monti, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

La leggenda vuole che nella fossa intorno al Torrione vivesse il drago Magalasso. Ma dopo che la fossa del Torrione è stata chiusa si diceva che esso si annidava tra i canneti dietro la rocca di Spilamberto, vicino al fiume che lo attraversa: il Panaro.

Spilamberto è una città sita in provincia di Modena in Emilia Romagna e si trova nella Pianura Padana.

In dialetto questa creatura è chiamata Al Magalàs.

Il Magalasso non era pericoloso per l’uomo, nè per gli animali. Era solo dispettoso e spaventava i cittadini di Spilamberto con il suo lungo sibilo ed il suo strano aspetto. Infatti non sono mai stati registrati eventi dove il Magalasso abbia mai ferito uomini od animali. La leggenda vuole che il Magalasso amasse spaventare chi si avvicinava a lui con il suo sibilo lungo e spaventoso o mostrandosi nel suo aspetto orribile.

Questa creatura era simile ad un drago o serpente con colori variopinti e la testa da uomo, con denti e occhi da essere umano.

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna

Questa creatura era spesso udita dalla popolazione spilambertese, emetteva un lungo e possente sibilo nascosto nella vecchia fossa del Torrione di Spilamberto. In inverno il Magalasso non si mostrava all’uomo solo dal mese di marzo in poi egli usciva dal suo ipotetico letargo per spaventare le persone del posto.

Purtroppo il Magalasso è ormai una figura mitologica in quanto non è più stato udito nè avvistato dal 1982. Nel 1982 vi fu un gruppo di persone che udì il forte sibilo del Magalasso, queste ultime fuggirono cercando riparo sul Torrione stesso.

Conclusioni:

In conclusione il drago Magalasso è probabilmente una metafora.

Esso rappresenterebbe i signorotti dell’epoca che costringevano la popolazione a nascondersi nella Torre per sfuggire loro. Perchè i signorotti erano soliti avere atteggiamenti di soprusi verso la popolazione locale.

Per cui probabilmente non è un caso che il drago Magalasso rappresenti il popolo di Spilamberto.

Curiosità:

Nel mese di maggio di ogni anno a Spilamberto vi è la Festa del Magalasso. La festa si svolge al Parco del Magalasso in via Cervarola a Spilamberto. La manifestazione è organizzata dal Comitato Parco Magalasso che ha come logo una simpatica immagine di un drago in onore del drago Magalasso.

Il drago Magalasso alle scuole elementari di Spilamberto.

Aprile 2021

Recentemente il consiglio comunale di Spilamberto ha permesso ad un artista modenese Luca Zanni, in arte Zamoc, di creare un opera riguardante il drago Magalasso. L’opera è esposta su di un muro delle scuole elementari di Spilamberto.

Si tratta di un iniziativa con lo scopo di far conoscere questa creatura, che fa parte della coltura locale, anche ai bambini spilambertesi. Anche i bambini hanno partecipato alla creazione dell’opera di Zamoc.

Queste immagini sono state gentilmente concesse dal signor Antonio Valzani, fotografo, il cui profilo facebook è il seguente: Antonio Valzani. Il profilo Instagram è Antonio (antonio_valzani71)

Le immagini sono state anche pubblicate sul gruppo Facebook “Sei di Spilamberto se…”

Di seguito una canzone sul Magalasso.

Il gruppo musicale molto noto dei Modena City Ramblers ha dedicato una canzone al Magalasso. Di seguito la canzone del gruppo su youtube in dialetto modenese con una simpatica spiegazione della leggenda.

Approfondimenti:

Di seguito visita la sezione del sito su le strane creature nel mondo e le strane creature italiane.

Uomo falena in Italia avvistato nel bresciano?

Uomo falena in Italia avvistato nel bresciano?

Non solo in America vi sono avvistamenti dell’uomo falena o Mothman. Anche nel bresciano sono avvenuti negli anni scorsi degli avvistamenti di questa creatura descritta anche come un gigantesco uccello.

La città di Rezzato è un’area pedemontana molto vicina al noto Lago di Garda ed è molto vicina alle cave di Botticino, zona nota per l’estrazione di Marmo. Rezzato è molto vicina geograficamente a Virle, luogo famoso in Italia per via dei suoi misteriosi monoliti di diametro di trenta metri disposti in cerchio. A Virle in passato vi è stata la popolazione Celtica, quindi si tratta di un’opera indiscutibilmente creata dall’uomo.

Rappresentazsion di un Mothman di Tim Bertelink, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Gli avvistamenti nel bresciano del mothman

Nei paesi che spaziano da Rezzato a Virle e lungo la sponda del lago di Garda, che include la provincia bresciana, vi sono stati degli strani avvistamenti nell’agosto dell’anno 2002.

Il primo avvistamento è di più persone che mentre di notte sono su di un balcone notano una creatura strana. La creatura ha fattezze di uccello alta due metri ma con la testa di uomo con ali di pipistrello ed una cresta in testa.

Nell’anno 2005 una signora, Fiona S., in auto in tangenziale a Rezzato vede volare sopra la sua auto un uccello umanoide con ali da pipistrello di circa due metri di dimensione.

Uomo falena in Italia avvistato nel bresciano?

Questi avvenimenti ricordano il 01/06/1985 dove furono rinvenute da parte di un contadino delle impronte di uccello gigantesche a Virle. Sempre nella stessa zona furono rinvenute tracce di circa tre metri descritte come ipotetiche tracce di una navicella aliena che poteva essere atterrata in loco. Ipotesi smentita in seguito, sicuramente non erano di origine aliena, forse si era trattato di un fulmine

Di questo caso si sono occupate anche riviste specializzate in ufologia.

Conclusioni:

Forse il mothman o uomo falena italiano in realtà era un gufo reale?

Poiché questi volatili in età adulta hanno un’apertura alare di oltre 2 metri, sono di notevoli dimensioni ad ali spiegate. In natura vi sono esemplari di gufo reale con un’apertura alare di oltre 2.5 metri ed alti fino a sessanta centimetri. In Italia questo rapace è presente su tutto il territorio italiano, esclusa la Sicilia.

Il gufo reale si ciba di ratti, pipistrelli e piccoli mammiferi come le lepri. Ma i soggetti di grandi dimensioni possono nutrirsi di animali più grandi come ad esempio volpi, galline o piccoli di capriolo.

Sempre nel 2005 nella zona un esemplare di gufo reale è stato rinvenuto ferito ad un’ala ed in seguito curato.

Gufo reale. Foto di Herbert Aust da Pixabay

Approfondimenti:

Leggi l’articolo sul mothman o uomo falena del sito:

Il mothman o uomo falena.

Il mothman è descritto come una creatura volante non identificata e dotata di grandi ali ed occhi rossi.

Di seguito visita la sezione del sito su strani animali e criptozoologia.

Fonte immagine dell’anteprima dell’articolo:

Foto di Gerhard G. da Pixabay