Il “Lago dell’Arcobaleno” tradotto nel dialetto locale, il ladino, “Lec de Ergobando” è il lago di Carezza. Il lago di Carezza si trova nelle Dolomiti a 1520 metri di altezza nella Val d’Ega del comune di Nova Levante ed è un magnifico lago dai colori dell’arcobaleno, la sua massima profondità è di 22 metri ma varia molto in base alle stagioni. La sensazione che regala a chi lo guarda è quella di un laghetto incastonato nella roccia perché è alimentato da fonti sotterranee quindi visivamente non si vedono immissari nel lago . Il lago di Carezza è noto anche come lago delle Favole delle Dolomiti.
La leggenda del lago di Carezza
La leggenda che avvolge questo lago dai colori arcobaleno narra che i colori così particolari siano dovuti a dei gioielli lanciati sul fondo del lago da parte di un Mago: Masarè. Il mago Masarè si era innamorato di una bellissima sirenetta, oppure ninfa in base a chi racconta la leggenda, che abitava in questo lago.
Il mago si era innamorato della sirena ma non poteva mostrarsi a lei nei suoi veri abiti per cui Masarè si rivolse alla strega Lanwerda che viveva nei pressi del lago di Carezza. La strega diede un consiglio al mago di vestirsi da qualcosa che potesse attirare l’attenzione della sirena senza farlo però scoprire: da venditore di gioielli. Al mago la strega suggerì di impressionare la sua amata con la creazione di un arcobaleno utilizzando i gioielli. L’arcobaleno doveva collegare Latemar e il Catinaccio due bellissime vette delle Dolomiti che si possono vedere rispecchiate nel lago di Carezza.
Il mago Masarè entusiasiasta dell’idea suggerita dalla strega costruì un magnifico arcobaleno che la sirenetta vide. Purtroppo il mago fu scoperto dalla sirena in quanto non si era travestito da venditore di gioielli. La sirena per questo motivo scomparve nella profondità del lago senza mai più mostrarsi a nessuno. In un momento di rabbia il mago gettò nel lago tutti i gioielli e l’arcobaleno faticosamente costruito. Secondo la leggenda da questo gesto rabbioso sono nati i colori dell’arcobaleno caratteristici del lago di Carezza.
Un sentiero circonda il lago dell’Arcobaleno e permette ai turisti di ammirarlo nella sua bellezza.
In Irpinia, in Provinicia di Avellino, vi è la radicata credenza che questa zona territoriale sia un luogo in cui sono presenti i Lupi Mannari. In queste zone i Lupi Mannari sono chiamati con diversi nomi come Pampanari, Lupenari oppure Pompanari. Questi nomi derivano dal termine pampana ovvero foglia di vite. Questo fogliame noto anche come pampene ricopre spesso i corpi dei Lupi Mannari.
L’Irpinia è un distretto territoriale ricco di vallate e fiumi, sia montuoso che collinare, in Campania che non tocca alcuna zona marittima. Il fiume principale che l’attraversa è il Calore. Sono molte le zone dell’Irpinia in cui la leggenda del Pampanaro è ben radicata e descritta. A volte i Pampanari la notte di Natale si trasformano attaccando la popolazione oppure attaccano il bestiame da allevamento come galline e conigli.
Nascere la notte di Natale, una condanna?
In Irpinia una credenza o leggenda popolare narra che queste creature siano nate la notte di Natale, il 25 Dicembre e che Gesù Cristo le abbia condannate a vita per l’affronto subito. La condanna per coloro che sono nati in questa Santa Notte sono appunto il vagare metà uomo e metà lupo solo una volta al mese con la luna piena.
Alla notte di Natale sono attribuiti molte credenze legate a “rituali magici”. I lupi mannari da uomini si trasformano in parte in lupi privi di coda e dotati di mani.
I Licantropi assumono fattezze terrificanti con un aggressività notevole con chiunque, inclusi i consanguinei, e lontanamente si ricordano della loro natura umana.
Buon Natale con i lupi mannari dell’Irpinia
La leggenda della sposa inconsapevole del Lupo Mannaro
Nella zona di Avellino nacque un amore tra un boscaiolo e una bellissima donna. La ragazza non credette alle strane storie che si mormoravano sull’uomo, che fosse stato trovato nudo più di una volta. Una diceria inquietante era che dalla sua casa isolata dove viveva da solo nel bosco si sentissero a volte delle grida. L’uomo svolgeva la professione di fornaio.
La coppia convolò a nozze e l’uomo disse alla sua sposa che una volta al mese doveva allontanarsi dalla sua abitazione. La ragazza quella notte non doveva mai uscire di casa. Poteva aprire la porta solo dopo aver udito bussare per tre volte.
Ben presto il comportamento ambiguo dell’uomo fece si che la sposa cercò di scoprire la causa di questi allontanamenti notturni. Purtroppo la giovane donna fu uccisa un da un lupo mannaro di enormi dimensioni che entrò in casa. La creatura forse aveva bussato una sola volta ingannando la giovane. Il Lupo Mannaro era il marito della ragazza che al mattino tornando uomo, sconvolto dal gesto compiuto si uccise. Probabilmente per questo fenomeno, a cui era condannata tutta la sua famiglia, l’uomo lavorava di notte facendo il fornaio.
Come difendersi dai Lupi Mannari in Irpinia:
Incontare un Licantropo in Irpinia significa cercare una strategia per sfuggire a morte certa. Si tratta di metodi difensivi tipici delle leggende sui Lupi Mannari in tutto il mondo non solo in Italia. Il fuoco può spaventare e far allontanare queste creature.
Lo sventurato può scappare su una scalinata con oltre tre gradini in quanto il Lupo Mannaro non sa salire le scale. Ci si può rifugiare in una Chiesa, sempre che ci si giunga tramite degli scalini.
Oppure se si ha una croce con se è possibile colpirlo con un chiodo della croce stessa per ucciderlo.
Anche un proiettile d’argento può uccidere un Licantropo e far fare un bagno a una persona che sta trasformandosi in Lupo mannaro inverte il processo.
Nel comune di Calitri in provincia di Avellino il Lupo Mannaro è noto come P’mm’nal o Pumminale e vaga di notte con il suo spaventoso ululato.
Conclusioni.
I licantropi o Lupi Mannari sono presenti in molte culture nel mondo con molte similitudini nell’affrontarli.
Il video sui Lupi mannari dell’Irpinia.
Di seguito il video sui Lupi mannari dell’Irpinia la notte di Natale sul canale YouTube di ChupaCabraMania.com. Iscrivetevi al canale per vedere sempre nuovi video relativi agli argomenti del sito!
Il Re dei folletti è il Mazapégul in Romagna, Italia
Il folletto Mazapégul è il re dei folletti ma è anche un molestatore di donne in Romagna. La Romagna è una regione storica in nord Italia che include quasi tutta l’Emilia Romagna.
Il Mazapégul romagnolo è descritto come un folletto simile a diversi animali. Questo Folletto è descritto come una scimmia oppure un gatto o un coniglio con le relative dimensioni.
Il re dei Folletti è noto per la sua malvagità che utilizza per far avere incubi e forti dolori addominali a chi desidera. Questo folletto ama essere dispettoso nascondendo oggetti e rovinando opere già iniziate di ogni genere e ama dormire con gli animali nelle stalle.
La leggenda del folletto Mazapégul narra che questa creatura sia in grado di trasformarsi in un essere umano per poter condividere il letto con le donne che sceglie. Secondo la leggenda Mazapégul è ricco di passionalià, sensualità ed erotismo, ricorda la figura mitologica del Satiro.
Il Satiro nella mitologia.
Il Satiro o Fauno è una creatura mitologica di origine greco-romana che si aggira per i boschi ed è metà uomo con orecchie, zoccoli e coda di animale capra o cavallo.
Si tratta di una figura di sesso maschile molto pericolosa per le donne in quanto è una creatura molto lussuriosa e tende ad abusare delle donne che incontra lungo la sua strada. Secondo la mitologia i Satiri usano consumare vino e simboleggiano la fertilità e la forza della Natura. Con il suono di un flauto il Satiro è in rado di incantare chi lo ascolta.
Il Re dei folletti è il Mazapégul in Romagna, Italia
Come difendersi dal Mazapégul:
Vi sono vari modi per tenere lontano dalla propria abitazione e dal proprio letto un Mazapégul. Si tratta di consigli dati dagli anziani romagnoli che conoscono molto bene questo folletto malvagio.
Fingere di essere infestati dai pidocchi tiene molto lontano il Mazapégul.
Per tre giorni si deve avere un cappio legato ai piedi del proprio letto.
E’ sufficiente mascherare la propria sensualità con il mettersi a cavalcioni di una finestra mangiando pane e cacio in bella vista.
Di seguito il video introduttivo sui folletti nel canale YouTube di ChupaCabraMania.
Reportage riguardo la leggenda del drago di Alvignanello
La leggenda del drago di Alvignanello
Tutte le leggende hanno un fondo di verità. La mente umana dovrà aprirsi prima o poi alla studio di altre realtà insolite.
Siamo ad Alvignanello, in provincia di Caserta: Una leggenda oscura narra di una bestia infernale simile a un dragone che si aggirerebbe da tempo immemore tra gli anfratti boschivi del fiume Volturno. Questo lunghissimo corso d’acqua era rappresentato dagli storici di mitologia come un incrocio mostruoso tra una bestia e un essere umano. Una narrazione ancestrale che si perde tra le pieghe del tempo.
Ma non stiamo parlando però solo di una mera saga fantastica, ma di fatti concreti che hanno coinvolto e sconvolto molti abitanti del posto. Tutto cominciò nel febbraio 2019 quando alcuni pescatori segnalarono alle autorità gigantesche impronte a tre artigli di un presunto grosso animale acquatico. Cinghiali, volpi e ovini dilaniati accompagnavano sempre le misteriosi apparizioni dell’entità.
Reportage riguardo la leggenda del drago di Alvignanello
Altri testimoni cominciarono a farsi avanti come la signora Agata Cusano, la quale asserì di essere stata testimone di un evento correlato alla misteriosa creatura.
Testimonianza che sarà corroborata poi anche dall’incontro molto ravvicinato che coinvolse Vincenzo Tufano, il quale, fu anche il principale inquirente del caso. Fu lui a coinvolgere esperti, zoologi e veterinari e a recuperare i calchi delle gigantesche impronte, sottoponendoli a uno studio scientifico che comprovò la non compatibilità con specie animali note. Presto nuovi video del Report ” Il mostro di Alvignanello”.
Riprese, montaggio e interviste del trailer a cura di Angelo Mormile.
Di seguito il video di presentazione su YouTube sul canale di ChupaCabraMania
Il video è anche su Facebook Watch della pagina di ChupaCabraMania.
Approfondimenti:
Leggi l’articolo completo sul testimone Vincenzo Tufano nel sito:
Nei mari della Sicilia il 2/06/1877 l’equipaggio ed il personale della nave H.M.S. Yaych Osborne di origine britannica testimoniarono uno strano avvistamento in mare. L’avvistamento è avvenuto nella costa settentrionale della Sicilia.
Dalla nave H.M.S Yatch Osborne quel giorno è stato avvistato un enorme mostro marino. I testimoni videro numerose pinne in serie uscire dall’acqua a circa duecento metri dalla nave. I testimoni affermano che infine è fuoriuscita dall’acqua una gigantesca testa affusolata simile alla testa di un toro e le pinne laterali del pesce. La pelle della creatura sembrava simile a quella delle foche, liscia.
L’ufficiale Haynes della nave descrisse la creatura come lunga circa 15 metri e larga circa 6 metri. Secondo l’ufficiale sono misurazioni approssimative solo della parte del corpo della creatura visibile dalla nave.
La misurazione logicamente è molto approssimativa. Tuttavia è stato un evento di avvistamento di massa e il fenomeno è stato studiato in seguito con attenzione anche da scienziati e biologi. Anche riviste molto note hanno menzionato il singolare avvistamento.
Conclusioni ed ipotesi.
Una teoria, la più accreditata ad oggi, sul mostro marino di Osborne è quella di una serie di cetacei in fila indiana dove la pinna dorsale e caudale in serie diedero adito a pensare ad una creatura unica molto lunga.
O forse si trattava dell’ultimo o uno degli ultimi esemplari di una creatura marina nota come “scolopendra marina gigante“?
La Sicilia non è nuova in passato alla cattura di pesci definiti strane creature inclusi nei bestiari italiani.
Messina 1901.
Un pesce definito non classificabile dal peso di 4 quintali fu pescato a Messina. Il pesce era dotato di due ali, due corna e ali membranose da pipistrello. Ma forse si trattava di una Manta Gigante.
Di seguito sul canale YouTube di ChupaCabraMania il video di presentazione sulle strane creature in Italia e nel mondo.
A Mezzogoro, il cui nome antico era “Borgo di Mezzogoro”, nel comune di Codigoro in provincia di Ferrara vi è una leggenda. Il paese è conosciuto come “il paese della Maramacula”.
La leggenda riguarda la Maramacula una piccola creatura notturna che si aggirerebbe nei corsi d’acqua di Mezzogoro.
La creatura è descritta come un pesce di circa 70 centimetri dai colori dell’arcobaleno che mai nessuno è riuscito a catturare.
La misteriosa creatura Maramacula, Emilia Romagna
Le diverse versioni della leggenda.
La Maramacula e il pozzo.
Una versione della leggenda narra che un uomo credette di vedere la Maramacula sul fondo di un pozzo. Vide qualcosa di luminoso e multicolore al suo interno. Nel tentare di vedere meglio l’uomo cadde nel pozzo scoprendo che si trattava solo di un riflesso della luce nell’acqua. Non è un caso se una persona ingenua, sciocca è definita Maramacula nel linguaggio popolare locale.
I viandanti e la caccia alla Maramacula.
La leggenda popolare è nata in seguito a viandanti che si fermavano nel paese alla ricerca della misteriosa creatura. Forse un viandante ha dato inizio per scherzo alla caccia alla Maramacula facendo diventare la creatura una leggenda?
La creatura era descritta a volte come un pesce multicolore con la coda arcobaleno mentre a volte era una creatura non definita e pericolosa. Infatti i paesani narrano che alcuni cacciatori della Maramacula non abbiano mai più fatto ritorno in paese.
La Maracamula e lo scherzo.
Forse la leggenda è nata in seguito ad uno scherzo tra amici. Ad un ragazzo fu raccontata dell’esistenza della Maramacula incitandolo ad andare a cercarla per i canali d’acqua tutta la notte con un sacco per catturarla.
Curiosità:
La Sagra della Maramacula
A Mezzogoro nel mese di Giugno vi è la Sagra della Maramacula in onore della creatura misteriosa.
A cavallo dei fossi.
Gli abitanti si dice che si posizionino sui fossi con acqua a gambe aperte con un grande sacco. Il sacco è posto nell’acqua e si attende che la Maramacula finisca al suo interno per poterla catturare. Però nessuno l’ha mai catturata.
La scultura della creatura.
Un’ artista noto come Enrico Menegatti ha creato una scultura molto grande in legno raffigurante una mitologica Maramacula.
Maramacula potrebbe essere semplicemente la derivazione del significato di due parole” mare a macula” utilizzata in passato. Con questo termine si intendeva una laguna o un acquitrino lagunare con dune sabbiose. In quanto si tratta di una situazione che fa apparire la zona maculata, a macula.
Approfondimenti:
Infine visita la sezione del sito sulle strane creature in Italia e nel mondo.
Il lupo mannaro a Napoli e la strada a lui dedicata.
Napoli.
A Napoli nel quartiere noto come Secondigliano vi è una strada chiamata Via Cupa Fosso del Lupo. Questa via deve il suo nome ad una leggenda popolare molto radicata nella cultura locale ed è molto antica in quanto ha un affisso che lo indica: Cupa.
Secondo la leggenda circa 200 anni fa un uomo fu sbranato da unuomo lupo o licantropo.Quindi era diventato molto pericoloso e praticamente vietato aggirarsi nelle zone di Cupa Fosso del Lupo.
Il lupo mannaro a Napoli e la strada a lui dedicata.
Un licantropo a Napoli?
Come era possibile che ci fosse un uomo lupo a Napoli?
Diverse spiegazioni sono state esposte riguardo questa leggenda popolare.
La leggenda del lupo catturato dai contadini
Secondo la leggenda si trattava di un lupo. L’animale era finito in una trappola, un fosso scavato nel terreno in cui incontrò la sua morte. La leggenda narra che il lupo divenne una creatura mostruosa in cerca di vendetta che si aggirava nella zona.
Forse si trattava di un lupo particolarmente grosso ed aggressivo il colpevole degli attacchi alle persone? Oppure gli ululati che udivano i contadini erano proprio quelli del lupo imprigionato nella trappola o di un lupo imprigionato da qualche parte?
Ululati dovuti dal vento?
Un altra teoria invece suffragata da alcune testimonianze locali afferma che la zona a causa della sua conformazione in caso di vento diventava teatro di ululati. Ululati creati dal vento non da animali o licantropi.
Il fenomeno poteva essere sufficiente per spaventare gli abitanti locali e dare modo di far nascere fantasiose leggende. Storie popolari tramandate nel corso degli anni e delle generazioni.
Curiosità:
Leggi l’articolo nel sito su i lupunari o lupi mannari siciliani. I lupunari o lupi mannari siciliani sono figure sospese tra mito o realtà nella terra di Sicilia.Testimoni affermano di aver visto i lupunari di persona oppure attaccare il loro bestiame.
Riguardo il fenomeno della licantropia sono stati effettuati numerosi studi in merito a patologie psicologiche e fisiche. Situazioni che possono far scatenare comportamenti nell’uomo simili ai mitologici lupi mammari nelle persone. Fenomeno noto fin dal 1500.
Esclusiva: la foto della creatura di Alvignanello.
Le immagini di seguito riportate sono di esclusiva proprietà di Vincenzo Tufano
Campania. Alvignanello
Nell’anno 2020 un sistema di fototrappole è stato piazzato tra il fiume Volturno e i boschi di Alvignanello.
Le fototrappole erano state situate ad un’altezza di circa cinque metri e la loro impostazione era stata attivata su foto e registratore audio. Le fototrappole sono un sistema autonomo utile nel sorvegliare determinate zone, sono dotate di led ad infrarossi che l’occhio umano non è in grado di percepire.
Il sistema funziona sia in modalità diurna che notturna e si attiva nel momento in cui viene rilevato un movimento. In automatico inizia la registrazione di un video, un audio oppure viene scattata una fotografia.
In questo caso le fototrappole erano impostate solo su foto e registratore audio.
Nel 2020 per una serie di motivi non sono state divulgate queste foto. Un animale all’ 1.30 di notte circa è stato fotografato e non è stato possibile definirne la tipologia. La fototrappola si trovava fissata ad un tronco di un albero a 5 metri di altezza. La creatura immortalata è passata vicino all’albero per poi tornare indietro.
Anche un’impronta delle dimensioni di circa 80 centimetri è stata rinvenuta nei pressi del passaggio della creatura. Quindi la creatura si stima fosse di notevoli dimensioni con un’altezza stimata di 4 o 5 metri.
Forse si tratta di una creatura non classificata?
Esclusiva: la foto della creatura di Alvignanello.
La foto della creatura:
Nella foto è possibile notare il dettaglio degli alberi sullo sfondo dell’immagine.
Le analisi dell’immagine:
Risultato dell’analisi:
La termografia ci mostra le temperature presenti lungo la superficie della testa. Tramite i colori più luminosi tendenti al rossastro notiamo le zone calde lungo la faccia dell’essere. Ulteriore caratteristica che l’essere è vivente e la foto è originale.
Carmine Silvestri è il tecnico analista che ha potuto affermare che la foto è reale tramite approfondite analisi. In conclusione secondo il tecnico le immagini sono reali.
Animali sbranati nei campi e orme giganti. Lo strano criptide sauromorfo di Alvignanello
Dall’inchiesta su lo strano criptide sauromorfo di Alvignanello di Vincenzo Tufano e dei suoi collaboratori.
Forti ruggiti e sibili nella notte, rinvenimento di animali selvatici predati nei boschi, orme giganti a tre artigli non identificate. Questo è ciò che sta accadendo in un piccolo paese collinare del Casertano, Alvignanello. Il tutto avvolto nel più assoluto mistero.
Sono state numerose le evoluzioni su questo fenomeno:
Di seguito l’articolo con il verso della creatura in un video:
I resoconti testimoniali sino ad ora raccolti sui fatti di Alvignanello e dintorni non si limitano esclusivamente all’osservazione presunta dell’entità vagante. Quindi non si limitano al rinvenimento di impronte o agli animali brutalmente predati. Ma la casistica si allarga ad un più ampio spettro. Sino a gettare una luce più vasta su questo fenomeno.
Di seguito sul canale YouTube di ChupaCabraMania: Il mostro di Alvignanello parla il testimone Vincenzo Tufano.
”Era il tre maggio ( 2020), all’imbrunire e stavo raccogliendo della legna nel sottobosco. Quando sentii un rumore sordo per nulla familiare, un boato, provenire da un boschetto sito sulla mia destra.
Infine leggi l’intervista, con video ed immagini, al testimone Vincenzo Tufano:
In conclusione forse una creatura non identificata appare di tanto in tanto ad Alvignanello in Campania? Quindi potrebbe essere una creatura legata al mondo della criptozoologia?
Oppure si tratta del drago leggendario di Alvignanello? Oppure si tratta della creatura che ha avvistato Vincenzo Tufano e gli altri testimoni locali?
Il drago leggendario di Alvignanello
Secondo una leggenda popolare una creatura descritta come un ibrido tra un uomo e un drago viveva in queste zone. La creatura viveva lungo le sponde del fiume Volturno. L’essere usciva allo scoperto solo di notte. Gli anziani del posto raccontano ancora oggi storie riguardo la sua esistenza.
Forse la creatura di Alvignanello è proprio uno di questi draghi ancora in vita?
Attenzione:
Le immagini dell’articolo sono di esclusiva proprietà di Vincenzo Tufano. In merito contattare vincitufi@virgilio.it
Infine un ringraziamento a Vincenzo Tufano per la gentile concessione del materiale presente in questo articolo.
La strana creatura ululante di Sesto San Giovanni, Milano
Milano.
Una chiamata alla Polizia Locale di Sesto San Giovanni, comune di Milano, nella notte tra il 22 ed il 23 maggio del 1966 diede vita ad una grande caccia al mostro. Alcuni testimoni affermarono in seguito di aver avvistato un “Serpente Antidiluviano” ovvero un grande rettile provvisto di corna che ululava al tramonto nella palude. Queste creature sono descritte come grandi lucertole o grandi serpenti e sono descritte anche come draghi.
Nella mitologia i Serpenti Antidiluviani sono i nemici dei Thunderbird, gli uccelli del tuono.
La chiamata avvertiva la Polizia che uno strano animale era stato visto ed udito dietro una nota acciaieria della zona, in un’area paludosa. Una volta giunti sul luogo dell’avvistamento però era già iniziata una vera e propria “caccia alla strana creatura o mostro“. Centinaia di persone armate di torce ed auto con i fari posizionati ad illuminare la palude si adoperarono per tutta la notte nelle ricerche.
Anche un noto ente per la protezione animale si recò sul luogo dell’avvistamento.
La caccia al mostro della palude continuò per tutta la notte e parte del mattino seguente senza dare però i risultati sperati Nonostante si potesse spesso udire l’ululato terrificante della creatura non identificata. A questa caccia al mostro parteciparono circa tremila persone che per un po’ di tempo riuscirono a rimanere in completo silenzio per poter udire l’ululato della creatura cercando di identificarla.
Non furono rinvenute tracce della creatura solo un cane di proprietà della prima persona che aveva udito il mostro era stato ucciso a morsi. Il corpo dell’animale era ricoperto di unghiate. Cosa poteva averlo ucciso?
La taglia sul mostro. La creatura era una rana-toro?
Un noto giornalista, Angelo Lombardi, mise una taglia di 50.000 mila lire, una cifra ingente per l’epoca a chi avesse catturato il mostro della palude di Sesto San Giovanni. L’uomo espose però la sua teoria. Secondo l’uomo il mostro altro non era che una rana-toro anche se non si trovava in questo momento nel suo habitat. Delle rana toro furono in effetti catturate. Però il 26 maggio una cattura non riguardava una una rana toro ma una rana comune di notevoli dimensioni.
La leggenda del Bisso e del cacciatore nello stagno di Besana.
Una leggenda vuole che a Besana in Brianza in uno stagno, un cacciatore un giorno uccise uno strano serpente bianco e nero ( in dialetto Bisso) lungo circa un metro e mezzo. Il serpente ululava durante la notte ed aveva un diamante tra le fauci. Il cacciatore si impossessò del diamante ma morì in modo inspiegabile dopo tre giorni.
La creatura ululante di Sesto San Giovanni, Milano
Curiosità sulla rana toro
Il mostro della palude si Sesto San Giovanni era una rana toro?
Questo anfibio noto anche come rana bue Lithobates catesbeianus tipico del nord America e Canada presenta una caratteristica: muggisce come un bovino. Le dimensioni della rana toro possono arrivare ai 20 centimetri e 750 grammi di peso. La rana toro è dotata di una grande bocca e assomiglia molto alla rana verde comune. Poteva trattarsi di uno o più esemplari di rana toro rilasciati in un ambiente non proprio? Come si evince da una testimonianza una persona ha asserito di aver rilasciato due esemplari di rana toro, nella speranza che procreassero, nella palude.
Questa fu la teoria conclusiva sul mostro di Sesto San Giovanni. Il mostro non era un serpente gigante ma una rana toro.
La Marroca italiana: orrido ibrido serpe e lumaca.
La Marroca è una creatura mostruosa di aspetto orribile, nauseabondo. Secondo le leggende popolari questa creatura è nata da un incrocio tra una lumaca ed un serpente d’acqua ed è dotata inoltre di grossi tentacoli.
In italia la sua figura è descritta in Umbria e Toscana ed il suo ipotetico habitat sarebbero pozzanghere d’acqua, fogne ed acquitrini. La creatura ripugnante chiamata Marroca attirerebbe le persone, adulti e bambini, nelle sue vicinanze emettendo suoni strani come fischi e schiocchi.Una volta che la vittima si trova abbastanza vicina alla Marroca viene agguantata dai suoi lunghi tentacoli.
Ma la Marroca non uccide subito la sua vittima, la porta al sicuro nella sua tana per cibarsi con calma del suo sangue.
La Marroca italiana: orrido ibrido tra serpe e lumaca
La Marroca in Toscana.
In Valdichiana la Marroca è simile all‘uomo nero, utilizzata nelle storie da raccontare ai bambini per non farli andare nei pressi delle paludi sopratutto al buio di notte. Questo avveniva perchè la Valdichiana per un lungo periodo divenne da fertile pianura un acquitrino paludoso malsano e pericoloso. E in questi luoghi ha origine la leggenda della Marroca.
La Marroca in Abruzzo
In Abruzzo nella zona di montepulciano la marroca è descritta come una creatura che abita nel sottosuolo, nelle grotte, nei buchi nel terreno, negli acquitrini. La Marroca abruzzese esce allo scoperto di notte e si aggira strisciando per le campagne emettendo un curioso gorgoglio per far avvicinare le sue prede. Una volta che la sua preda è alla sua portata l’agguanta con le sue lunghe dita, non tentacoli simili a quelli delle piovre.
La Marroca italiana: orrido ibrido tra serpe e lumaca?
La Marroca in altre zone d’Italia si trasforma in Strega.
La Marroca della Tuscia in Maremma.
In Maremma ovvero tra Toscana e Lazio, l‘Occhiomalo è una Marroca descritta come una Strega oppure una donna orribilmente brutta e cattiva. Si nasconde nei pozzi e invita le persone a buttarsi al suo interno per poi annegarle. Chi guarda a lungo il fondo del pozzo con un Occhiomalo al suo interno verrà incantato da un grande occhio verde.
La Marroca in Lazio
Anche in provincia di Viterbo in Lazio la Marroca è una Strega non una creatura di questo tipo. Questa figura rappresenta sempre un segno di cattivo presagio. A Fastello, frazione del Comune di Viterbo la leggenda vede la Marroca come un enorme Piovra velenosa che si nasconde nei pozzi, avvelenando l’acqua. In questi luoghi è nota come il “mostro del pozzo“.
Probabilmente anche a Fastello la Piovra velenosa era utilizzata come deterrente per i bambini e gli avventori per non farli avvicinare troppo ai pozzi evitandone la caduta al loro interno. Secondo la leggenda la Marroca rapiva i bambini o trascinava le persone nei pozzi.
La Marroca in Sicilia
In Sicilia la Marroca è descritta come una creatura mostruosa, un enorme Rettile, una specie di incrocio tra un coccodrillo ed un serpente. La Marroca è chiamata Biddrina o Culobbia a Caltanisetta ed è descritta con occhi rossi e una larga bocca adatta ad ingoiare un agnello e il suo colore sarebbe verdastro con sfumatore blu.
Nel mese di agosto per Ferragosto, il 15 del mese, a Butera un paese nel comune di Caltanisetta vi è una festa. La festa è dedicata all’uccisione in passato di una Biddrina a Pozzillo. La Biddrina fu mostrata nelle strade del paese con una gran festa. Imoltre è festeggiato anche San Rcco il patrono della città.
Vi era fino a poco tempo fa in quell’occasione la presenza per le vie del paese dello “U Sirpintazzu” che rappresenta una Biddrina. Nel rituale del Sirpintazzu, ovvero una creatura a forma conica di cartapesta con una persona al suo interno, si impersonificava una Biddrina a forma di serpente. Con la bocca della finta Biddrina l’uomo al suo interno doveva afferrare un oca uccisa in precedenza appesa con una corda ad un cavo sospeso. In seguito sempre tramite il costume del Sirpintazzu venivano aperti i pignatuni che sono sacchetti contenenti oggetti, frutta secca e dolci.
Ad oggi l’utilizzo dell’oca nel modo descritto è stato vietato grazie all’intervento delle associazioni animaliste.
Curiosità:
Marròca è un vino tipico toscano che prende il nome dalla sua caratteristica dalla sua fermentazione. Il vino deve “nascondersi dall’aria” per la sua fermentazione, proprio come la Marroca si nascondeva nei pozzi.
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