I Wildlife Bridges sono i ponti stradali per animali

I Wildlife Bridges sono i ponti stradali per animali selvatici.

Le strutture note come Wildlife Bridges sono i ponti stradali per animali selvatici. Sono strutture utili a far attraversare il traffico stradale agli animali senza pericolo per loro e per gli automobilisti. In Italia sono presenti questo tipo di strutture note anche come ecodotti lungo la rete autostradale. In Italia in Friuli Venezia Giulia sono presenti circa 50 sottopassaggi creati appositamente per gli animali.

I Wildlife Bridges sono dei veri e propri ponti sopraelevati per permettere alla fauna selvatica di superare il mortale ostacolo dato dalle autovetture in autostrada.

Ad esempio in Olanda, Usa, Australia, Belgio, Giappone, Germania, Francia e tante altre zone del mondo non sono nuove queste costruzioni che sono anche camuffate, fuse, con l’ambiente circostante e tutelano l’incolumità dei guidatori e della fauna locale. La Francia ha realizzato negli anni 50 uno dei primi ecodotti poi a seguire le altre nazioni hanno seguito il suo esempio.

Illustrazione di un attraversamento con elefanti. Foto di Gerhard G. da Pixabay

Curiosità sugli ecodotti:

In Australia hanno creato un Wildlife Bridges per tutelare i granchi rossi durante l’attraversamento della strada al Christmas Island National Park e ponti di corda per pappagalli e scoiattoli. I granchi che utilizzano questo ponte sono circa 50 milioni.

In Nuova Zelanda vi è un passaggio creato per agevolare il passaggio dei pinguini e uno per aiutare le salamandre.

Sotto la ferrovia in Giappone sono stati creati dei tunnel per permettere il passaggio agevole di tartarughe che altrimenti potevano rimanere incastrate nelle rotaie incontrando la morte.

In Kenya vi sono sottopassi per agevolare il passaggio degli elefanti

A Chicago in Usa vi è il Corridoio Burnham Wildlife. Questa struttura si trova all’interno del Burnham Park di Chicago proprio in centro città e si snoda tra i palazzi in centro città.

Il rospodotto:

Nella città di Torino, Bergamo e Treviso vi è il “rospodotto” composto da condotti sotterranei in tubatura creati per permettere l’attraversamento dei rospi. I rospi prima della realizzazione di questa struttura erano uccisi dalle autovetture in quantità elevate. I rospodotti sono tubi con un diametro di circa 40 centimetri con una sorta di “recinto di invito” per far entrare gli anfibi agevolmente nel condotto.

Queste strutture sono utili agli anfibi nella stagione primaverile quando si spostano per cercare il luogo ideale per riprodursi e in questo modo non vengono uccisi dalle autovetture in transito lungo le autostrade e le strade extraurbane molto trafficate.

Il primo rospodotto è stato creato nella città di Rivarossa, Torino, Piemonte.

Conclusioni:

La costruzione di questi ponti ha salvato nel mondo la vita a migliaia di persone e animali.

Approfondimenti:

Visita la sezione del sito sugli Animali in Italia e nel mondo.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Testo e foto di Rosemary Low

Il commercio dei pappagalli di cattura

Non avendo ancora istituito una normativa che proibisce le importazioni, sembrerebbe che in Europa non ci preoccupiamo abbastanza per il benessere dei pappagalli. Con l’entrata in vigore del Wild Bird Conservation Act del 1993, gli USA hanno stabilito un precedente positivo ed un ottimo esempio. Vorrei sottolineare l’importanza di questa legge e la necessità di una normativa simile in Europa e altrove. Attualmente in Inghilterra viene applicato un doppio standard.

Nella maggior parte dei casi è illegale catturare gli uccelli nativi, prendere le loro uova o perfino disturbarli nei nidi, si può rischiare il carcere. Eppure importiamo legalmente da altri paesi migliaia di pappagalli catturati in natura. Il World Parrot Trust sta lottando per far cessare le importazioni degli uccelli di cattura nell’Unione Europea.

La petizione

La nostra petizione è stata firmata da oltre 16.000 persone di 83 paesi.

Il commercio dei pappagalli di cattura è crudele, irresponsabile e inutile. Le ragioni a favore di questo commercio, che si ascoltano spesso in Europa, non sono valide e si basano su concetti errati.

Occorre “nuovo sangue”:

FALSO

Molti allevatori dichiarano che è necessario ottenere “sangue nuovo” per mantenere le specie che sono più rare in cattività. Io sostengo che l’esperienza passata ha dimostrato che l’altissimo numero di alcune specie non ha generato una popolazione stabile in cattività semplicemente perché non sono commerciabili. Un esempio è quello del Parrocchetto dalle guance grigie (Brotogeris pyrrhopterus), proveniente dall’Ecuador occidentale e dall’estremo nord del Perù. E’ stato molto sfruttato negli anni ‘80, prima di allora la specie era abbondante nella sua limitata area di distribuzione in natura.

Tra il 1983 e il 1988, almeno 60.000 esemplari sono stati esportati. La maggior parte erano piccoli catturati nei nidi e allevati a mano. Negli USA erano molto popolari. Malgrado le decine di migliaia di esemplari esportati, oggi è una specie rara in cattività.

Gli allevamenti in Usa

Probabilmente negli USA vengono riprodotti in meno di 10 allevamenti.

L’anno scorso ho fatto molte ricerche, inserendo degli annunci su diverse pubblicazioni specializzate, ma in Inghilterra non sono riuscita a localizzare un singolo esemplare. Se una specie non si può stabilizzare in cattività, dopo che ne sono stati importati 60.000 esemplari in 5 anni.

L’affermazione che il commercio degli uccelli di cattura deve continuare per fornire agli allevatori esemplari non imparentati, non è molto convincente.

Oggi, la popolazione totale del Parrocchetto dalle guance grigie, classificato Minacciato, è stimata a soli 15.000 esemplari, un quarto del numero esportato in cinque anni. In questo caso il commercio ha avuto un impatto duraturo sul calo della popolazione, che a causa della deforestazione non è più possibile recuperare.

Le catture sostengono le comunità locali:

FALSO

Alcuni acquirenti di pappagalli di cattura credono di contribuire al sostegno economico delle comunità locali. Di fatto, la cattura dei pappagalli genera degli introiti molto bassi per chi le effettua o per gli altri abitanti dei paesi di origine che hanno bisogno di soldi. Katherine Renton sta effettuando delle ricerche in Messico sull’Amazona finschi.

Dove il commercio delle Amazzoni di cattura sta avendo un impatto molto negativo, ed ha messo a tacere il mito che sono i poveri a beneficiare dalle catture dei pappagalli. La maggior parte dei profitti di questo commercio vanno agli intermediari, già benestanti, nei paesi di destinazione.

L’allevamento contribuisce alla conservazione: FALSO

Alcuni allevatori sostengono che riproducendo le specie più rare, che vengono ancora importate spesso illegalmente, contribuiscono alla loro conservazione.

In Inghilterra, c’è stato il caso dell’allevatore che si è procurato delle Are di Lear (Anodorhynchus leari) di cattura, una specie gravemente minacciata, ed ha scontato una condanna in prigione.

Dichiarò che il suo unico obiettivo era la conservazione della specie. Una rivista settimanale specializzata ricevette molte lettere a sua difesa, che protestavano per una sentenza troppo pesante e ingiustificata. Apparentemente, gli autori non avevano capito che le azioni di questo allevatore e di chi compra queste specie, sono il motivo per cui la specie è così minacciata.

Il motivo principale per cui gli allevatori privati non possono partecipare ai programmi di riproduzione per le specie minacciate è il rischio di trasmissione di malattie. Negli ultimi vent’anni le malattie virali hanno colpito gravemente allevamenti e collezioni di pappagalli in tutto il mondo.

Queste malattie sono il risultato delle esportazioni massicce di pappagalli catturati in natura. Dove un gran numero di esemplari viene tenuto in condizioni di sovraffollamento e di mancanza d’igiene.

I pappagalli selvatici possono vivere a lungo in contatto con questi virus, ma in condizioni di stress vengono colpiti dalle malattie. Inoltre, quando delle specie provenienti da continenti diversi vengono tenute nello stesso ambiente, possono contrarre malattie fatali.

Sono malattie trasmesse da virus dai quali non sono in grado di difendersi.

Mi riferisco alle epidemie della malattia del becco e delle penne (PBFD), PDD, Pacheco ed altre. Molte di queste malattie si manifestano negli allevamenti anche quando le condizioni sono ottimali.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

L’alta incidenza delle malattie dove vengono mantenute molte specie diverse, significa che la reintroduzione di esemplari riprodotti in cattività costituisce un rischio inaccettabile per le popolazioni selvatiche.

Per questo motivo, i programmi di allevamento per la reintroduzione delle specie minacciate devono svolgersi in situ, come viene fatto per i Parrocchetti Echo (Psittacula eques). A Mauritius e per l’Amazona vittata a Porto Rico.

Alcuni allevatori sostengono anche che è importante mantenere e riprodurre in cattività le specie più minacciate per permettere di reintrodurle se estingueranno in natura.

Il fatto che i pappagalli allevati a mano non sono generalmente adatti per essere reintrodotti, è un altro motivo per cui gli allevatori privati difficilmente potranno partecipare alla conservazione delle specie a rischio.

Nella riproduzione in cattività la maggior parte dei piccoli viene allevata a mano. Non è allavata dai genitori, per massimizzare la produzione (e i guadagni).

Le coppie potranno riprodursi ancora: FALSO

Tra chi è favorevole al commercio degli uccelli di cattura, c’è chi sostiene che quando si prelevano i piccoli dai nidi selvatici, i genitori si riprodurranno nuovamente.

I dati raccolti tra il 1979 e il 1999 da una serie di ricerche sull’ecologia e il comportamento di specie neotropicali, hanno dimostrato che il tasso delle catture medio era del 30% (Wright and Toft, 2001). Se la riproduzione non andava a buon fine, era estremamente raro che le coppie (di diverse specie) si riproducessero nuovamente nello stesso anno, succedeva solo con l’1% delle coppie.

Altri motivi per proibire il commercio dei pappagalli di cattura:

Crudeltà

Le tecniche di cattura sono disumane. Chi ne dubita, dovrebbe vedere il video del World Parrot Trust, “Where the wild Greys are”. Dimostra il terribile trattamento inflitto ai pappagalli Cenerini, anche a molti esemplari adulti, catturati con le reti nel Congo.

Si tratta del tipo peggiore di commercio e di un terribile spreco, perché molti degli esemplari adulti moriranno per lo stress dopo aver passato gironi, settimane o mesi di terrore.

La cattura di pappagalli adulti non dovrebbe essere consentita perché:

a) Molti non si adatteranno mai alla vita in cattività

b) La popolazione in età riproduttiva viene decimata

c) Le catture privano alcune coppie dei loro compagni, e probabilmente causano la morte dei piccoli nei nidi che non vengono più nutriti.

Le catture dei piccoli nei nidi sono altrettanto crudeli. Un commerciante nel Chaco in Argentina, ha dichiarato che in un anno trattava in media 7.000 Amazona aestiva. Affermava che nel 1973 ha allevato a mano 13.500 piccoli, arrivando a nutrire fino a 300 piccoli all’ora.

Un documentario tristemente famoso, trasmesso molte volte in televisione, mostrava dei piccoli di questa specie mentre venivano nutriti, anche eccessivamente.

In questo caso i piccoli morivano quasi istantaneamente. I loro corpi venivano gettati da una parte.

Le catture estirpano le popolazioni

Le catture, da sole o sommate alla perdita degli habitat, possono causare come è già successo per l’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), l’estinzione delle specie in natura. Diverse specie, che una volta erano comuni e che sono familiari a tutti noi, hanno subito un declino catastrofico a causa delle catture.

In Venezuela per esempio, l’Amazona ochrocephala è la specie più richiesta a causa della sua capacità di parlare. Desenne e Strahl (1991) sostengono che la specie “potrebbe diventare minacciata in Venezuela in seguito al gran numero degli esemplari catturati per il commercio nazionale e internazionale”.

Il Cacatua sulphurea sulphurea è una delle 15 specie di pappagalli classificate come Criticamente Minacciate, unicamente a causa delle catture eccessive per il commercio.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Il numero dei pappagalli catturati è altissimo.

Uno studio della fine degli anni ‘90 sul commercio internazionale dei pappagalli, ha rivelato che tra il 1991 e il 1996 sono stati esportati 1.200.000 pappagalli.

La maggior parte delle specie proveniva dai paesi neotropicali.

Si ritiene però che il numero dei pappagalli catturati in natura sia molto più alto. Perché non è stata calcolata la mortalità precedente all’esportazione, stimata fino al 60% di tutti gli esemplari catturati da adulti o nei nidi. I dati ufficiali non tengono conto del considerevole commercio illegale di pappagalli, internazionale e locale.

Considerando tutti questi fattori, si è stimato che dal 1982 al 1986 il totale dei piccoli catturati nei nidi nei paesi neotropicali era tra i 400.000 e gli 800.000 l’anno.

Distruzione dei nidi

La mancanza di nidi, spesso causata dall’abbattimento degli alberi, sta causando la diminuzione delle popolazioni selvatiche in molte zone.

I ricercatori che nel Chaco argentino hanno studiato l’impatto delle catture sull’Amazona aestiva. Hanno calcolato che tra il 1981 e il 1989, per catturare i piccoli nei nidi sono stati abbattuti o danneggiati illegalmente circa 100.000 alberi utilizzati dalla specie per nidificare (Bucher et al, 1992).

CITES

La Convenzione sul Commercio delle Specie Minacciate (CITES) ha contribuito – ma non sufficientemente – a controllare le esportazioni. Si tratta dell’unico trattato internazionale per la protezione dallo sfruttamento commerciale eccessivo delle specie minacciate di flora e di fauna.

A seconda del grado di minaccia, le specie sono suddivise in tre Appendici o Allegati. La I Appendice comprende le specie più minacciate, per le quali le catture avrebbero un effetto catastrofico.

La II Appendice include le specie che potrebbero diventare minacciate con un commercio incontrollato. La cattura di queste specie è consentita se è sostenibile e se gli esemplari sono stati ottenuti legalmente.

Nella II Appendice sono stati inclusi anche i discendenti riprodotti in cattività. Ma non di prima generazione, delle specie di I Appendice.

Il trattato è stato firmato nel Marzo del 1973.

Il 6 Giugno 1981, quasi tutte le specie di Psittacidi, escluse quelle già appartenenti alla I Appendice, sono state incluse nella II Appendice. Attualmente 136 paesi hanno aderito alla convenzione CITES. Purtroppo, alcuni dei paesi che commerciano un numero altissimo di pappagalli di cattura non hanno aderito alla CITES.

Le specie di II Appendice continuano ad essere catturate ed esportate.

Malgrado la maggior parte non sia stata studiata e non si sa se il livello delle catture è sostenibile. Le quote annuali di cattura apparentemente non sono state basate su delle ricerche. Come quelle stabilite dai governi della Guiana e dell’Argentina. Per cui potrebbero essere state o essere tuttora non sostenibili.

Paesi esportatori

Negli ultimi decenni, ci sono stati molti cambiamenti nei principali paesi neotropicali esportatori di pappagalli. Dal 1967 il Brasile proibisce l’esportazione della fauna selvatica, il Costa Rica e il Venezuela dal 1970 e la Colombia dal 1973. All’inizio degli anni ‘70, gli esportatori principali erano il Messico, la Colombia, il Perù e il Paraguay. Nei primi anni ‘80, il Belize, l’Ecuador, il Messico e la Colombia cessarono di esportare uccelli catturati in natura, e gli esportatori principali erano l’Argentina, la Bolivia, la Guiana, l’Honduras e il Perù.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Nel 1984 la Bolivia ha proibito le esportazioni di fauna selvatica, e per qualche anno l’Argentina diventò il principale esportatore di pappagalli neotropicali.

Il Guatemala proibì le esportazioni nel 1986, e l’Honduras nel 1990. All’inizio degli anni ‘90, la maggior parte dei pappagalli esportati in Europa proveniva dalla Guiana e dal Nicaragua.

E’ importante notare che nella maggior parte di questi paesi il commercio locale dei pappagalli di cattura ha continuato ad essere molto attivo. Le catture e le esportazioni illegali di molte specie non sono diminuite-

Molti pappagalli vengono portati illegalmente oltre frontiera.

Specie con un alto livello di mortalità

Alcune specie vengono esportate. Malgrado le loro probabilità di sopravvivenza siano quasi nulle. E’ risaputo che lo Psittacula longicauda raramente sopravvive in cattività per più di pochi mesi. Si è riusciti raramente a riprodurre la specie in cattività, e non a lungo termine.

Nel 2000 648 esemplari sono stati esportati dalla Malesia. Ma è improbabile che qualcuno di loro sia ancora vivo. Molti non sopravvivono neanche al viaggio. Perchè in gli aniamli parte perché vengono trasportati male per risparmiare sui costi.

Un’altra specie originaria della Malesia con un altissimo tasso di mortalità, è il piccolo Psittinus cyanurus.

E’ classificato Quasi-minacciato (quasi come Vulnerabile, cioè a rischio di estinzione a medio termine). Il tasso di sopravvivenza è basso anche per i Loriculus galgulus esportati dalla Malesia, anche se si riesce a riprodurne un numero ridotto in cattività. Ovviamente, l’obiettivo delle esportazioni è solo economico senza nessuna considerazione per il benessere degli uccelli.

Anche se questo non dovrebbe stupire nessuno, il commercio delle specie che soffrono di un tasso di mortalità eccessivo dovrebbe essere proibito. Purtroppo, è probabile che passeranno molti anni prima che l’etica avrà un suo ruolo in questo commercio, se mai succederà.

Il commercio in Indonesia

A Luglio di quest’anno, l’associazione indonesiana KSBK (Animal Conservation for Life) ha pubblicato un rapporto sul commercio dei pappagalli in Indonesia.

Nella provincia di North Maluku vengono catturati annualmente 15.000 pappagalli. Non c’è limite al numero di catture effettuate per certe specie (come il Cacatua alba).

Anche per le specie per le quali non esiste una quota di esportazione, vengono rilasciati permessi di cattura dal SBKSDA, l’autorità forestale.

L’esercito indonesiano (TNI) è coinvolto in questo commercio. I militari che rientrano dal servizio trasportano centinaia di pappagalli sulle navi della Marina Militare.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Tra le specie commerciate ci sono i Lorius garrulus, gli Eos squamata e i Cacatua alba.

Da Gennaio a Marzo del 2002, il KSBK con il sostegno del RSPCA, ha condotto un’investigazione sul commercio dei pappagalli in cinque mercati di Java. I Lorius lory sono la specie più commerciata. Sono molto numerosi anche altre specie di Lorius, gli Eos, gli Eclectus, gli Alisterus chloropterus e i Tanygnathus.

I commercianti di Jakarta e di Bali spediscono gli uccelli in Pakistan, Qatar, Taiwan, Italia e Spagna. Molti di questi uccelli vengono dichiarati falsamente come riprodotti in cattività. Tra le specie catturate, il 47% sono protette dalla legge locale.

Le catture hanno causato l’estinzione locale dei Cacatua sulphurea e moluccensis, degli Eos histrio, dei Lorius domicella e garrulus.

La petizione

Il nostro iscritto Stewart Metz, M.D., ha creato una petizione indirizzata a Megawati Soekarno Putri, presidente dell’Indonesia, per fermare il commercio illegale degli uccelli indonesiani.

Vi invitiamo a firmarla su questo sito: www.PetitionOnline.com/cockatoo/petition.html (La petizione non è più attiva.)

E’ stato provato che il Wild Bird Conservation Act (WBCA) ha avuto l’effetto di diminuire le catture. Sopratutto le catture dei piccoli nei nidi in Sud America. Nelle dieci specie per le quali è stato possibile effettuare un paragone diretto, il tasso delle catture era del 48% . Questo prima dell’entrata in vigore del WBCA. Successivamente è diminuito al 20%.

Gli studi hanno dimostrato che dopo il blocco delle importazioni dei pappagalli di cattura negli USA, le esportazioni di alcune specie dai paesi neotropicali è diminuita. Si ridurrebbero ancora di più se l’Unione Europea seguisse lo stesso esempio.

Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Il 75% del totale dei pappagalli di cattura commerciati legalmente nei tre anni successivi all’entrata in vigore del WBCA sono stati importati nell’UE.

Tuttavia, ci sono anche altri paesi, specialmente in Asia, che importano un gran numero di pappagalli di cattura. E’ probabile che in futuro la maggior parte dei paesi non permetterà più le importazioni dei pappagalli di cattura.

Ma forse sarà troppo tardi, e il numero di molte specie si sarà talmente ridotto che le catture per l’esportazione non saranno più redditizie. Questo commercio ha già causato un danno irreversibile e una sofferenza inimmaginabile a milioni di pappagalli.

Bibliografia

  • Bucher, E.H., C.S.Toledo, S.Miglietta et al, 1992
  • Status and management of the Blue-fronted Amazon Parrot in Argentina
  • PsittaScene, 4 (2): 3-6. Desenne, P., and S.D.Strahl, 1991
  • Trade and the conservation status of the family Psittacidae in Venezuela
  • Bird Conservation International, 1 (2): 163-169. Wright, T., and C.A.Toft, 2001
  • Nest poaching for trade, PsittaScene, 13 (3): 6.

Ringraziamenti

Vorrei ringraziare John Caldwell, WCMC, Cambridge, per i dati sul commercio.

Vi prego di riprodurre questo articolo. Non è necessaria la nostra autorizzazione ma vi chiediamo di citarne la fonte:

“Questo articolo è apparso per la prima volta su PsittaScene del Novembre 2002, la rivista del World Parrot Trust”.

Approfondimenti:

Visita la sezione del sito sul Mondo animale

Pornografia animale e video crush fetish con animali

Pornografia animale e video crush fetish con animali

Premessa:

Si tratta di un articolo puramente informativo e di denuncia su questo tipo di pratica nei riguardi degli animali. Non sono state inserite alcun tipo di immagini disturbanti per non ledere la sensibilità di alcun utente.

La zoofilia

La pornografia animale è chiamata zoofilia (termine che deriva dal greco zôon animale e philia propensione, amore) è detta anche zooerastia. Più precisamente si tratta di Zoofilia Erotica. E’ la pratica del sesso tra esseri umani e animali di un altra specie e fa parte delle perversioni sessuali delle persone.

La zoofilia ha preso molto piede nel grande business della pornografia dove vi è l’accoppiamento tra uomini o donne, come pornostar e pornodive con cani, cavalli, maiali, tori, scimmie, gatti ed altri animali. Coloro i uali hanno questa tendenza sessuale è chiamato zoofila se donna o zoofilo se uomo.

Le pecore e i pastori:

Pecore al pascolo. Foto di Pexels da Pixabay

Esiste detto dove si dice che i pastori si accoppierebbero con le loro pecore o le capre durante i lunghi spostamenti lontani da casa, Simile è l’accoppiamento tra il contadino e le sue galline e nel deserto da parte dei beduini con i loro cammelli e dromedari. In questi casi sopracitati si può classificare il comportamento zoosessuale dovuto alla mancanza di partner della stessa specie come una forma di esigenza fisica.

La zooflilia si manifesta in genere in età pre-pubere e pubere, indipendentemente dal sesso della persona ed è orientata verso una determinata specie di animale. I sentimenti e le emozioni che uno zoofilo prova verso un animale possono essere reali e veri come quelli provati verso un partner della stessa specie, che spesso è presente anche in relazioni molto lunghe nella vita di una persona con tendenze zoofile.

Nell’antichità la zoofilia trova riscontro nell’antica Grecia ad esempio con la nascita del minotauro nato da un incrocio tra un toro (simbolo sessuale molto potente) e Pasifae, donna.

La zoofilia non fa parte della psicopatologia, se non in casi estremi. Il DSM IV ( Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali vedi su wikipedia la spiegazione nel dettaglio) non la riconosce come tale.

Pornografia animale e video crush fetish con animali

Foto di Uwe Kern da Pixabay

I siti crush fetish

Legato alla zoofilia ma con un altro nome vi è lo zoosadismo (legata al sadomasochismo ) che è invece un altra forma di pratica. In questo caso è una pratica cruenta sempre legata alla pornografia animale. Anche se non vi è il vero e proprio atto sessuale ma una forma di eccitazione sessuale che deriva dal fetish crush.

Il fetish crush

Nel fetish ( foot, feet, piede) crush (schiacciare) detto anche crushing o crushfreak, generalmente donne, uccidono calpestandoli, animali vivi. Si tratta di piccoli animali come topi, scarafaggi, pulcini, pesci, lumache, piccoli di gatti, criceti, rane e altri insetti.

Ogni forma di animale adatta ad essere calpesta con ad esempio un paio di scarpe con il tacco a spillo può essere vittima di questa pratica.

Vi sono numerosi siti crush in internet. Ma per un solo sito crush fetish che chiude, grazie a petizioni e denunce alla polizia postale, numerosi altri aprono in domini esteri o sotto altro nome.

In questa tipologia di siti, spesso a pagamento, sono venduti video o immagini di animali uccisi con i metodi indicati sopra.

E’ da precisare che oltre a video con la morte di animali vi sono video in cui vi è la morte di persone durante o al termine dell’atto sessuale. Questo tipo di comportamento deriva dall’associazione dell’atto sessuale alla morte in cui il potere della donna predomina.

L’etica

Nell’etica entrambi questi tipi di atteggiamenti verso gli animali, sia la zoofilia che il fetish crush ovvero le attività zoosessuali sono da considerarsi abusi su animali.

Approfondimenti:

Leggi l’articolo riguardo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale

Visita la sezione sugli Animali del sito

Il suicidio nel mondo animale è una realtà o un mito?

Il suicidio nel mondo animale è una realtà o un mito?

Nelle cronache di tutto il mondo è possibile scoprire storie di animali che si sono letteralmente suicidati o lasciati morire.

Cane triste Foto di Jobert Aquino Aquino da Pixabay

Gli animali possiedono l’istinto suicida? Secondo alcuni studi, anche controversi, anche in natura vi sarebbe il fenomeno del suicidio.

Non è raro che siano narrate storie di animali da affezione che si siano lasciati morire dopo la perdita del loro padrone umano ad esempio. Sono perlopiù storie tramandate e raccontate oralmente anche in passato addirittra nel 700 si trovano racconti di questo tipo. Animali come cani o gatti detenuti in cattività si sono lasciati morire a volte sulla tomba dei loro poprietari deceduti tra lunghe agonie.

Il suicidio nel mondo animale è una realtà o un mito?

Foto di Public Co da Pixabay

Il suicidio nell’uomo

Nell’uomo il suicidio è vissuto con comportamenti messi in atto proprio con lo scopo di ottenere la propria morte accompagnati dal desiderio di morire. Ad esempio la perdita di persone care, malattie di origine psicologiche come la depressione e numerose altre condizioni possono attivare nella persona il meccanismo che porta al suicidio. Statisticamente il suicido è registrato in numero maggiore nelle persone anziane.

L’uomo è una specie più evoluta nel panorama del mondo animale quindi è più propenso a sviluppare questo tipo di comportamento.

Il suicidio nel mondo animale.

Nel mondo animale è difficile interpretare il suicidio come è inteso nell’essere umano. La difficoltà è data perchè non vi è la possibilità di comprendere appieno i meccanismi che interessano gli animali. Molti fenomeni sono dei veri e propri misteri per la scienza moderna e del passato.

Infatti è molto complesso capire se gli animali sono ad esempio in grado di comprendere che determinate azioni possono portarli verso la morte o a morte certa.

In natura è anche difficile “vedere” e riconoscere questi fenomeni, un animale morto suicida come si può distinguere da uno morto per cause naturali? Non è da escludere che anche gli animali in natura possano essere soggetti a disturbi psicologici come lo stress o la depressione. Veterinari asseriscono che la depressione negli animali sia diagnosticabile.

Un esempio di stress negli animali avviene negli animali detenuti in cattività in gabbie o recinti o acquari. Gli animali in questione possono adottare atteggiamento autolesionistici che possono portare alla morte. Si tratta di morte per suicidio o dovuta allo stress?

Forse gli animali si suicidono per empatia con un loro simile o essere umano? E’ provato che gli animali sono empatici ovvero sanno interpretare lo stato emotivo delle persone e dei loro simili.

Il suicidio del lemmings

Lemming Foto di Sa Ka da Pixabay

Il suicidio di massa dei lemmings o le lemmi in italiano è una verità o un mito?

I lemming sono dei piccoli roditori erbivori. Vi è una credenza molto nota in cui secondo il periodo delle migrazioni i lemming siano soggetti a suicidi di massa. La leggenda è nata nel 1958 da un documentario di una nota casa cinematografica.

Sembra che questa attribuzione di suicidio di massa sia una leggenda, un mito. I lemming si spostano in massa e se alcuni elementi del gruppo ad esempio precipitano da un dirupo sul mare gli altri potrebbero seguirli senza intuire il pericolo di morte. I lemming purtroppo non sanno nuotare e vanno incontro a morte certa.

Suicidio di massa dei cetacei?

Un esempio di ipotetico suicidio animale sono gli spiaggiamenti dei cetacei come delfini o balene. Si sono registrati casi di numerosi cetacei spiaggiati.

Si tratta di suicidio di massa?

No in questo caso è un mito, centrano forze come l’inquinamento acustico e ambientale e problemi con gli apparati di movimento di questi animali.

I topi suicidi ad Hommerts

Ad Hommerts in Olanda nei Paesi Bassi nel luglio del 2019 centiania di topi si sono suicidati gettandosi da un ponte. Il paese è molto piccolo con circa 700 abitanti.

Si è trattato di un suicidio di massa? Oppure la causa dell’ipotetico suicidio di massa risiedeva in cause ambientali o di inquinamento?

Approfondimenti:

Leggi i seguenti articoli nel sito.

Il ponte dove si suicidano i cani.

A Overtoun in Scozia vi è un ponte costruito nel 1892 chiamato Overtoun Bridge. Il ponte, una notevole costruzione, ha visto decine di cani di diverse razze e dimensioni superare il parapetto e gettarsi nel vuoto.

La storia di Hachiko la cagnetta in Giappone.

Il 17 marzo 1934 Hachiko morì nello stesso punto dove per quasi dieci anni aveva atteso l’arrivo del suo adorato Ueno.

Visita la sezione del sito su i misteri in Italia e nel mondo

Brittany Allen e Yuki il lupo gigante a Naples, Usa

Brittany Allen e Yuki il lupo gigante a Naples, Usa

Usa

Il Santuario dei lupi in Florida lo Shy Wolf Sanctuary Education and Experience Center a Naples è un centro di salvataggio per animali in difficoltà.

Brittany Allen dedica gran parte della sua vita agli animali del Santuario e ama molto la specie di canide nota come American Wolfdog.

American Wolfdog è una razza di cani ibridata con lupi per circa 87.5% , l’8,6% di Siberian Husky e il 3,9% di Pastore Tedesco. Questa specie ibridaha preso piede in Canada Stati Uniti d’America nel 1950. Il nome originale di questi canidi fino al 2012 è stato Hybrid Dog o Hybrid Wolf.

La missione di Brittany Allen nei confronti degli American Wolfdog è sempre stata quella di riuscire inserire nel Santuario dei Lupi a Naples questa razza di cani molto impegnativi da gestire.

Immagine di fantasia .Foto di Álvaro Pradas da Pixabay

Nel 2008 è stata ricevuta una richiesta da parte di un uomo che non poteva più tenere il suo cane un American Wolfdog in quanto troppo grande ed ingestibile. Questo cane si chiamava Yuki ed è un American Wolfdog acquistato da un allevatore della Carolina del Nord e regalato all’attuale proprietario. Nel 2008 aveva circa 8 mesi quando il suo proprietario ha rinunciato all’animale anche a causa delle enormi dimensioni raggiunte dal cane con un peso di circa 54 kg.Yuki forse era stato anche maltrattato a causa di cicatrici sul suo corpo.

Brittany Allen e Yuki il lupo gigante a Naples, Usa

Brittany Allen ha potuto attirare l’attenzione dei media sul suo grande desiderio tramite alcuni video pubblicati in internet in cui raccontava “La storia di Yuki”. Yuki è noto nel web come il “gigante buono”.

Brittany ha preso in carico la custodia di Yuki caricando i video di questo grosso cane su Instagram e Twitter. In seguito milioni di Follower hanno seguito le avventure di Yuki e udito i suoi ululati nei video.

Purtroppo nel 2019 Yuki si è ammalato di leucemia, un cancro del sangue. Yuki è deceduto recentemente a Novembre 2020 all’età di 13 anni.

Brittany Allen sta tutt’ora effettuando una raccolta fondi per Il Santuario dei lupi che continua la sua opera di salvataggio e riabilitazione di tanti animali.

Di seguito un video su Youtube di Yuki

Curiosità:

In conclusione visita nel sito la sezione sulle Curiosità sugli animali.

Pantera nera cresciuta da un cane Rottweiler

Pantera nera cresciuta da un cane

Un cane di razza Rottweiler di nome Venza ha cresciuto una pantera nera di pochi giorni di vita, appena otto di nome Luna.

Foto di un cane di razza Rottweiler Foto di Rebecca Schönbrodt-Rühl da Pixabay

Un cane di razza Rottweiler di nome Venza ha aiutato a crescere salvando la vita ad una piccola pantera nera di nome Luna nata in uno zoo in Siberia.

Luna, una pantera nera o leopardo melanico era stata rifiutata alla nascita dalla madre all’interno di uno zoo itinerante in Siberia senza che nessuno dei dipendenti dello zoo se ne accorgesse. Erano passati sette giorni in cui la pantera non aveva le cure adeguate dalla madre. Luna ebbe per questo motivo seri problemi di salute e fu interpellato un veterinario esperto in animali di questo tipo per salvarla.

Una pantera nera Foto di katerinavulcova da Pixabay

La veterinaria prese a cuore la situazione della piccola pantera che era diventata ingestibile dai proprietari dello zoo, la curò e la comprò.

La veterinaria di origine russa dopo le dovute verifiche ottenne tutti i permessi per detenere l’animale nella sua zona di residenza dove aveva già un cane di razza Rottweiler chiamato Venza.

Una volta che Luna e Venza si sono conosciute è nata subito una grande affinità e sono molto unite. Il cane di razza Rottweiler sono cani di grossa taglia , il maschio può raggiungere i 50 kg di peso mentre la femmina 45kg, quindi Luna e Venza sono due animali di dimensioni notevoli.

Le pantere nere come Luna sono leggermente più piccole dei leopardi ed il loro peso di aggira sui 30 kg.

Luna deve essere ancora curata tramite integratori, deve seguire una dieta particolare e fare movimento fisico mirato.

Pantera nera cresciuta da un cane.

Di seguito un video sul canale youtube luna_the_pantera.

Video di Luna la pantera nera e Venza il rottweiler.

Approfondimenti:

Leggi anche la storia di pura amicizia tra Owen e Mzee:

L’amore tra Owen un ippopotamo e Mzee una testuggine.

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La cavalla Jenny simbolo della città di Francoforte

La cavalla Jenny simbolo della città di Francoforte

La cavalla Jenny è ritenuta come una mascotte o un simbolo per la città di Francoforte. Solo chi non conosce la storia di Jenny chiama la Polizia quando la incontrava a girovagare da sola per strada. Tuttavia la Polizia locale non ha mai ritenuto Jenny un pericolo per la città

A Francoforte, in Germania, Jenny, una cavalla di razza araba di colore grigio non può più essere cavalcata dal suo proprietario Werner Weischedel e va a passeggio completamente sola per la città da anni. In passato Jenny trainava una carrozza per Werner e sua moglie con un altra cavalla  Charlie e un cane pastore di nome Evita.

Alla morte della cavalla Charlie Jenny aveva molto legato con il cane Evita dalla quale ha imparato a girare per la città. Spesso Evita accompagnava Jenny nelle sue passeggiate mattutine.

Jenny segue sempre lo stesso itinerario per otto volte al giorno. Una dicitura su di un pezzo di carta agganciato alla sua capezza dice:

“Mi chiamo jenny non sono scappata sto solo camminando, grazie”

Jenny il simbolo della città. Immagine tratta dal web.

Jenny la mascotte.

Lungo il suo percorso Jenny incontra molti volti familiari per nulla spaventati dalla sua libertà anzi è ritenuta come una mascotte e un simbolo per il quartiere Fechenheim. Vi è sempre qualcuno allunga a Jenny una leccornia o le fa una coccola.

La cavalla Jenny non è un pericolo per la città ma solo una sua assidua passeggiatrice. I bambini la incontrano quando vanno a scuola la mattina e la sera Jenny è solita sostare nei pressi di una fermata di un tram. Jenny era solita brucare l’erba lungo il Meno e qualcuno la scambiava per un unicorno bianco, creatura mitologica, forse portava pace e serenità alla città.

Un veterinario esegue controlli di routine per tutelare la salute dell’animale. Non è mai capitato alcun incidente di alcun tipo che coinvolgesse Jenny.

La cavalla Jenny simbolo della città. Immagine tratta dal web.

Aggiornamento:

Jenny, la cavalla di razza araba, è deceduta nel mese di marzo dell’anno 2020 a causa di un tumore incurabile all’età di vent’anni. Werner Weischedel è stato il suo unico proprietario.

Di seguito il video di Jenny su YouTube

Conclusioni:

I cavalli sono animali intelligenti, sensibili ed in grado di affezionarsi al proprietario. I cavalli però sono animali da branco e molto paurosi ad esempio un rumore improvviso può spaventarli. Ma Jenny non ha mai avuto alcun tipo di problema.

The Walk documentario.

The Walk è un documentario del regista Michael Jung creato nel 2020 che ha tratto ispirazione proprio dalla storia di Jenny.

Approfondimenti:

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Le formiche zombie

Formiche zombie

Nelle zone in cui vi sono foreste tropicali in special modo in Thailandia, Brasile ed Africa un fungo parassitoide Ophiocordyceps unilateralis ha la capacità di infettare le formiche. Le formiche che vivono in questi luoghi diventano  simili a zombie.

Il  modus operandi di questo fungo parassita è degno di far parte di un film horror. Il film potrebbe essere basato su persone infette da un misterioso virus o parassita che le trasforma in zombie, persone già morte dove il fungo renderebbe le persone in grado di camminare ed uccidere comandati da qualcosa che non è più il loro cervello.

Il fungo in questione, di cui vi sono quattro tipi di ramificazioni, attraverso l’apparato respiratorio entra nel corpo dell’insetto preferendo le formiche della specie Camponotus leonardi, talvolta infetta grilli, mosche e vespe.

Una volta all’interno del corpo dell’insetto il fungo parassitoide invade ogni parte del corpo escluso il cervello, che lascia intatto e

Nel momento in cui il fungo raggiunge il cervello della formica infetta il micelio, che è la zona che determina il comportamento dell’animale, la formica, a causa di una mutazione dei feromoni prodotti dal suo corpo. Il micelio è la zona del comando dei muscoli ed il fungo infatti cambia le abitudini di veglia  e di sonno delle formiche.

La morte delle formiche zombie

Una volta raggiunto il luogo ideale di sopravvivenza per il fungo l’insetto viene ucciso.

L’uccisione della formica zombie, denominata in questo modo a causa di questi comportamenti anomali che è obbligata ad avere, avviene in un modo ben preciso. Una volta raggiunto l’habitat ideale per la proliferazione delle spore del fungo con un umidità ambientale del 95% circa e temperatura tra i 20 ed i 30 gradi la formica viene fatta salire su di una foglia. Una volta sulla foglia, a circa 25 centimetri dal suolo ed a nord con un morso l’insetto si ancora alla foglia.In seguito tra i quattro ed i dieci giorni il fungo prolifera invadedendo la testa della formica uccidendola. a questo punto il fungo rilascia spore.

Il fungo e la sua caratteristica tipicamente da parassita sono allo studio di scienziati. tra gli studiosi vi è l’entomologo David P. Hughes della Pennsylvania State University. L’uomo da diversi anni studia il fenomeno. Hughes effettua continue scoperte in questo ambito.

Altre informazioni sugli zombie nel seguente articolo:

Il woodoo e la religione Vodun.

I rituali voodoo sono praticati in gran parte del mondo in particolare nell’isola di Haiti, Africa, New Orleans. La parola voodo evoca imagini di morti, rituali magici, zombie, sacrifici animali, bambole piene di spilloni. Le pratiche voodoo variano a seconda dei luoghi in cui vengono praticate…continua QUI

Squalo toro pescato dietro casa

Squalo toro pescato dietro casa

Immagine puramente illustrativa di uno squalo.
Foto di Christel SAGNIEZ da Pixabay

12/07/2012 Uno squalo toro o Carcharhinus Leucas attacca il pesce pescato sul molo da una ragazza, Sarah Brame.

La strana pesca è stata dietro casa sua sulla spiaggia di Cherry Grove a Myrtle Beach, California.

Il grande squalo toro pescato dietro casa di Sarah è balzato fuori dall’acqua afferrando il piccolo pesce che la ragazza stava tirando fuori dall’acqua in quel momento con l’aiuto di un amico che stava utilizzando un retino. Lo squalo ha spaventato notevolmente i presenti sul molo.

Lo squalo toro è in grado di sopravvivere sia in acqua dolce che salata ed è in grado di percorrere i fiumi.

E’ uno squalo potenzialmente pericoloso per l’incolumità dell’uomo.

Il video su Youtube di Sarah mentre pesca lo squalo toro:

Curiosità

Myrtle Beach non è nuova alla presenza di squali nelle sue acque anche di notevoli dimensioni come lo squalo bianco.

Myrtle Beach è un luogo turistico molto frequentato, ma le sue acque pullulano di squali e spesso è vietato bagnarsi e dalla costa si possono ammirare i predatori del mare, gli squali.

Lungo la spiaggia, i turisti fanno il bagno in mare, mentre gli squali nuotano lì nei paraggi.

Lo squalo toro, curiosità:

Lo squalo toro è possibile trovarlo lungo le coste di tutto il mondo è un animale a rischio d’estinzione. Lo suqlao toro va a caccia di notte e non è uno squalo molto veloce nei movimenti. Questo animale vive sia da solo che in branchi. Nei mari italiani è possibile avvistarlo nel Tirreno, mar Ionio, in Sicilia, nel mare mediterraneo è raro incontrarlo.

Gli squalo toro possono vivere anche in acqua dolce, nei fiumi e talvolta risalgono gli estuari dei fiumi.

Curiosità:

Visita la sezione del sito con gli animali strani, buffi, divertenti come il cane che cammina su due zampe, il cane vegano, le strane creature ritrovate morte o catturate ed altri animali.

La scimmia Sophie la badante più piccola del mondo

Nel New England nello stato del Vermont, Usa, in mezzo alle montagne, vivono George e Judy con la scimmia Sophie che è la badante più piccola del mondo

La coppia è sposata da oltre vent’anni ed è legata dalla passione per le escursioni in montagna, le scalate, le immersioni.

Li unisce lo sport in genere, si sono conosciuti ai Caraibi poi si sono sposati. Purtroppo nell’estate del 2011 la sclerosi a placche ha colpito ferocemente Judy che è cambiata nella vita quotidiana.

La malattia ha portato nel tempo la donna a perdere il controllo delle sue azioni e l’uso dei muscoli tuttavia George aiutava Judy in ogni piccola cosa che lei era impossibilitata a fare, anche le più banali. Arrivò il momento in cui George si rese conto non poteva assistere la sua consorte per 24 ore al giorno. Per cui entrò nella loro vita una piccola aiutante, la scimmia Sophie che è la badante più piccola del mondo.

Sophie non è un essere umano, ma una scimmietta cappuccina, alta circa 90 cm. Pertanto è addestrata ed affidata gratuitamente alla coppia da parte dell’associazione Helping Hands.

Sophie, che si nutre di verdura, frutta e noci, vive 24 ore su 24 con la coppia ed aiuta in tutto e per tutto Judy. La scimmietta riesce a fare i movimenti più banali per la signora come accendere la luce, cambiare canale alla televisione, le è assolutamente indispensabile nel corso della giornata.

Il video di Judy e Sophie su youtube

Le Scimmie Aiutanti o Monkey Helpers non solo la scimmia Sophie è la badante più piccola del mondo

Helping Hands è un’associazione no-profit che ha lo scopo di addestrare scimmie cappuccine per fornire assistenza a persone disabili o affette da malattie che coinvolgono il midollo spinale, gli animali sono destinati a queste persone che seguiranno un percorso di monitoraggio e supervisione con l’appoggio di un veterinario insieme all’associazione.

 Minnie la piccola scimmia aiutante.

La Scimmia Aiutante Minnie.

Minnie è un altra piccola aiutante che aiuta le persone malate come Sophie.

Minnie the Monkey Helper from Amanda Lucidon/LucidPix on Vimeo.

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