Il Basilisco serpente mitologico mortale

Il Basilisco serpente mitologico mortale

Il Re dei serpenti o Basilisco è un serpente non tanto grande, di circa venti centimetri di lunghezza ma estremamente pericoloso e mortale per l’uomo.

Il Basilisco è una creatura della mitologia sia europea che greca. In molte valli italiane è noto come Re dei Serpenti.

Secondo la leggenda il Basilisco può incenerire con lo sguardo la sua vittima oppure può ucciderla con il suo fatale veleno o il suo alito mortale. Come altre figure mitologiche è in grado di pietrificare chi lo guarda dritto negli occhi. Il Basilisco al suo passaggio lascia una distesa di piante seccate sia dal suo sguardo che dal suo semplice passaggio.

Il Basilisco serpente mitologico mortale

Come uccidere un Basilisco:

Il Basilisco può esclusivamente essere ucciso da una donnola, dal canto di un gallo oppure guardando il suo stesso sguardo riflesso in uno specchio. Chi colpisce il Basilisco ed entra in contatto con il suo sangue velenoso va incontro a morte certa.

A partire dal Medioevo, dove il Basilisco era noto come Re dei Serpenti, questi animali erano dotati di un alito e morso velenoso e mortale ma si sono trasformati nella loro immagine. Il Basilisco è diventato con il passare del tempo sempre più grande e temibile, simile ad un drago, in grado anche di sputare fuoco.

Nel dodicesimo secolo si diceva che il basilisco nasceva dall’accoppiamento tra due galli oppure tra due rospi. In seguito a queste dicerie il Basilisco iniziò ad assumere le fattezze di un gallo.

Infatti è anche descritto come una sorta di drago alato con testa di gallo.

Rappresentazione di un Basilisco Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Vi erano però persone, anche illustri come Alberto Magno, filosofo e teologo, che mettevano in dubbio la natura del Basilisco, tra cui la pericolosità e la strana nascita.

I galli, affermava Alberto Magno, non fanno le uova, improbabile che una qualsiasi creatura possa nascere in questo modo.

Il Basilisco in Italia.

In Italia il Basilisco è noto nelle leggende popolari in Piemonte come il re dei Biss o Baselesc. Anche altre regioni italiane hanno figure simili al Re dei Serpenti nelle loro montagne. Ad esempio Puglia, Veneto e Campania hanno un Basilisco come simbolo di alcune loro città.

Ad esempio a Valsesia, Civiasco, in provincia di Vercelli è festeggiata questa figura mitologica “Nella notte del Re di Biss“. Si tratta di una festa paesana con cibo e festeggiamenti.

Fonte immagine anteprima articolo:

Foto di JL G da Pixabay

Curiosità:

Visita la sezione del sito su le strane creature in Italia e nel mondo nel sito.

La leggenda della Buca nel mare Friuli Venezia Giulia

La leggenda della Buca nel mare Friuli Venezia Giulia.

Nelle leggende friulane la presenza degli orchi ovvero la figura dell’Orcul è molto frequente. L’orco è comunemente descritta come una creatura diabolica, malvagia. Gli orchi hanno diverse descrizione in base alla zona geografica in cui si narra di loro. Inoltre sono descritti in modo diversa, a volte molto grandi, a volte più bassi dell’uomo.

L’orco in Friuli Venezia Giulia.

Bosco Romagno è un parco naturale in provincia di Udine che si estende fino ai comuni di Corno di Rosazzo, Cividale del Friuli e Prepotto. Secondo la leggenda a Corno di Rosazzo, dove si trova una voragine chiamata “Buca nel mare” di cui non si ha alcuna certezza sulle sue origini, avvenne uno strano incontro tra un uomo avaro ed un orco.

Uomo e orco Foto di Prawny da Pixabay

La leggenda narra che l’orco mentre si trovava nei pressi di Corno di Rosazzo passando per Bosco Romagno di Rosazzo incontrò un uomo molto avaro.

L’uomo quando vide l’orco non si spaventò affatto, anzi decise di chiedergli un favore per cercare di arricchirsi ancora di più in quanto era estremamente avaro.

Uomo avaro. Foto di kirillslov da Pixabay

L’uomo fece una richiesta molto diretta all’orco con una proposta:

“Se mi farai diventare ancora più ricco ti donerò in sposa mia figlia”.

A questa allettante richiesta l’orco rispose portando l’uomo in mezzo al bosco e gli disse:

Qua sotto giace un gran tesoro. Io scaverò un buco, mentre tu mi porterai, verso mezzanotte, tua figlia su un carro trascinato da due buoi”.

La leggenda della Buca nel mare

Come promesso l’orco si mise a scavare con le mani e recuperò in breve tempo il tesoro nascosto che si trovava però sepolto all’inferno mentre l’uomo avaro si recò dalla figlia che naturalmente non voleva essere donata all’orco. La figlia dell’uomo fu costretta dal padre ad andare piangente nel bosco dall’orco sul carro ma sua madre nel frattempo decise di salvarla da quell’orribile destino.

La madre della ragazza chiese aiuto alle fate del vicino Colle di San Biagio. Le fate erano note per la loro bontà ed erano in buoni rapporti con la donna, in quanto si aiutavano spesso a vicenda nella gestione delle abitazioni. Le fate aiutarono immediatamente la figlia della donna a fuggire silenziosamente dal carro e dal padre.

L’uomo avaro arrivò nella radura e notò immediatamente un sacco stracolmo di monete d’oro. Ma poi si accorse che la figlia era fuggita dal carro su cui si trovava. L’orco infuriato decise quindi di tenere per sè il denaro ed anche l’uomo si infuriò al rifiuto di ottenere le monete d’oro e nacque una colluttazione tra i due.

Durante la rissa l’orco, l’uomo, i buoi ed il carro precipitarono nella voragine aperta dall’orco. La voragine è stata chiamata “la buca nel mare”.

Secondo la leggenda nelle fredde notti invernali, a mezzanotte, si possono ancora udire il muggire dei buoi e le grida dei due condannati all’inferno insieme al tintinnio delle monete d’oro provenire dalla voragine.

Curiosità:

La leggenda della Valle Orco.

La Valle Orco nelle alpi Graie deve il suo nome ad una leggenda legata, come si evince dal nome, a degli orchi.

Approfondimenti:

Visita la sezione del sito su le strane creature e criptozoologia in Italia e nel mondo

L’Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

Orcolat è un orco leggendario in Friuli Venezia Giulia.

In provincia di Udine a Bordano nei pressi del monte San Simeone la leggenda vuole che abitasse un gigantesco orco. L’orco grazie alla sua presenza era un disincentivo per i ladri che decidevano di saccheggiare la montagna.

L’orco viveva all’interno di una grotta nel monte ma era un pò stretta per lui. Secondo la leggenda ad ogni movimento del mostruoso orco nella grotta corrispondeva una scossa di terremoto. Talvota l’orco compiva incursioni nel paese terrorizzandone gli abitanti con il suo corpo possente che faceva vibrare ogni cosa al suo passaggio.

La leggenda narra che l’orco mangiò dei funghi che lo fecero stare male facendolo cadere in un sonno profondo. Durante questo sonno innaturale dell’orco la montagna e la città di Bordano furono prese di mira da malviventi che fecero numerosi danni. Queste persone darono fuoco alla montagna ed alla città. Nel momento in cui l’orco si riprese dal sonno anomalo di cui esa stato vittima scacciò via le persone che si erano intrufolate sulla montagna.

Orcolat è un orco leggendario in Friuli Venezia Giulia

Illustrazione di un orco. Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Gli abitanti di Bordano ben presto scoprirono che l’orco aveva evitato loro il peggio e decisero di raggiungerlo sul monte Simeone per ringraziarlo personalmente portando molti omaggi per lui. Nel momento in cui trovarono l’orco si resero conto che migliaia di farfalle avvolgevano il corpo della creatura che stava dormendo.

Gli abitanti decisero di non disturbarlo. Ma per evitare che con i suoi passi pesanti l’orco creasse ulteriori terremoti e danni alle abitazioni disegnarono delle farfalle sui muri delle loro case. In questo modo l’orco avrebbe anche evitato di danneggiare le abitazioni al suo passaggio vedendo le farfalle.

Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane.

La leggenda di Amariana e l’Orcolat

Leggenda nella leggenda.

Amariana era una bellissima donna che era solita andare a lavare il bucato nel fiume vicino alla sua abitazione costruita di sassi e paglia.

La donna era solita cantare durante questa pratica ed un giorno la sua bellissima ed intonata voce fu udita dall’Orcolat che di soppiatto si avvicinò a lei.

Una donna al fiume. Foto di Prawny da Pixabay

Nel momento in cui l’Orcolat la vide si innamorò perdutamente di Amariana e decise di chiedere la sua mano alll’istante anche se la ragazza era un essere umano e non la conosceva.

Per cui l’orco raccolse una rosa e decise di avvicinarsi alla donna la quale fuggì però terrorizzata. Amariana si rinchiuse in casa mentre l’Orcolat si infuriava cercando di decidere come fare per rapirla e tenerla sempre con sè.

Il Genio del fiume tentò senza successo di dissuadere l’Orcolat nel suo intento ricordandogli che non poteva amare una donna umana. L’Orcolat era una creatura estremamente testarda, come tutti gli orchi del resto.

La Regina dei Ghiacci.

Amariana invece, su consiglio dei genitori, si recò sulla cima del monte nei pressi del paese per chiedere consiglio su come risolvere questa strana situazione. La Regina dei Ghiacci accolse la donna e le disse che l’Orcolat si era innamorato di lei e che non avrebbe mai cambiato idea.

Amariana infreddolita e con gli occhi pieni di lacrime chiese alla Regina dei Ghiacci cosa poteva fare per uscire da quella situazione orribile. Amariana disse alla Regina che preferiva non vivere più piuttosto che diventare la sposa dell’orco.

La Regina dei Ghiacci sussurrò all’orecchio della triste e giovane il suo destino:

“Diventare una montagna per sfuggire alle grinfie dell’orco Orcolat che la desiderava a tutti i costi in moglie.

Con il ghiaccio e la morte nel cuore Amariana accettò il suo triste destino ed immediatamente il suo viso divenne di pietra, le sue spalle divennero delle cime, i capelli divennero fiumi e i vestiti diventarono piante verdi nel bosco.

La regina però non fu generosa con l’Orcolat e scrisse anche il suo destino rinchiudendolo per sempre nelle grotte del monte San Simeone, in un anfratto così piccolo dove ogni movimento all’orco sarebbe stato scomodo.

Infatti quando l’orco si muove la terra trema, ma forse non sta semplicemente muovendosi ma tenta di scappare da questo anfratto nel monte per cercare la dolce Amariana- Donna di cui sarà per sempre follemente innamorato senza poterla mai vedere.

Curiosità:

Questa zona geografica è nota come “casa delle farfalle“, è un luogo unico nel suo genere in Italia. In alcuni periodi dell’anno vi è un importante presenza di farfalle.

Il terremoto Orcolat

Il terremoto devastante dell’ottavo grado della scala Ritcher che colpì queste zone il 06/05/1976 fu associato all’Orcolat infatti questo evento sismico è stato denominato “terremoto dell’Orcolat” oppure semplicemenete “Orcolat”.

In quell’occasione alle ore 21 il sisma provocò quasi mille morti e un numero ingente di danni a luoghi, abitazione e cose. La leggenda narra che forse l’Orcolat si era forse troppo agitato ed aveva scatenato il terribile terremoto.

Approfondimenti:

Di seguito visita la sezione del sito sulle strane creature in Italia e nel mondo.

Fonte immagine di anteprima articolo “Orco Orcolat ed Amariana nelle leggende friulane“: Foto di Gordon Johnson da Pixabay

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

Piemonte.

Le Alpi Graie sono molto importanti e fanno parte delle Alpi e con le loro vette delimitano il confine tra Italia e Francia. Nelle Alpi Graie vi è la valle Orco presso Locana nota anche come Valle di Ceresole, valle dell’Orco o Valle di Locana. Questa vallata fa parte del Parco nazionale del Gran Paradiso che si trova tra Valle d’Aosta e Piemonte ed è uno dei più antichi parchi naturali italiani. La valle Orco è ricca di numerosi laghi sia naturali che artificiali ed è una nota zona turistica.

La leggenda della Valle Orco.

La valle Orco deve il suo nome ad una leggenda legata, come si evince dal nome, a degli orchi.

La leggenda narra che in questa vallata abitassero nell’antichità due orchi, moglie e marito. La coppia di orchi era di animo gentile e conviveva pacificamente con gli abitanti locali. Purtroppo un giorno la vallata fu invasa da dei draghi che si nascondevano negli anfratti della montagna ed erano molto aggressivi con le persone attaccando e saccheggiando i villaggi.

La leggenda narra che i draghi cercassero dell’oro e che quindi toglievano ricchezza economica alle persone dei paesi che saccheggiavano.

L’orco preoccupato dalla situazione che si era creata con i draghi decise di affrontarli per ucciderli. Ma purtroppo un drago lo uccise con il suo alito di fuoco senza lasciare alcuna via di fuga all’orco.

Illustrazione di un orco. Foto di Rachealmarie da Pixabay

La morte dell’orco causò molto dispiacere alla popolazione locale tanto che decisero di mettersi tutti in lutto.

La moglie dell’orco, l’orchessa, colta dalla rabbia decise di uccidere i draghi per vendicare il marito e tutti i danni subiti dalle persone che i due orchi avevano sempre rispettato. In seguito alla funesta esperienza del marito l’orchessa decise di avvelenare i draghi. Ma purtroppo dopo aver attirato i draghi ad una fonte, che ella aveva avvelenato, la uccisero allo stesso modo del marito, bruciandola ed uccidendola. Perdipiù i draghi non si abbeverarono alla fonte avvelenata.

Un’altra versione della leggenda afferma che l’orchessa abbia invece invitato i draghi a bere un the avvelenato in casa sua. L’orchessa aveva deciso di avvelenare i draghi tramite il the. Però nel momento in cui l’orchessa aprì la porta di casa fu bruciata viva da un drago.

La Valle Orco a Locana in Piemonte nelle Alpi Graie.

La vendetta del popolo.

Gli abitanti del villaggio vennero in breve tempo a conoscenza della morte dell’orchessa. La rabbia pervase ogni singolo abitante. Per cui attesero l’ennesima incursione nel villaggio da parte dei draghi per tentare di ucciderli.

I draghi non tardarono a mostrarsi in paese alla ricerca dell’oro dei suoi abitanti ma furono colpti impreparati davanti al furore delle persone che li accolsero. I draghi furono catturati uno alla volta, furono spezzate loro le ali per impedirgli di scappare volando e infine furono arsi vivi.

La valle è stata chiamata valle Orco in memoria dei due orchi, marito e moglie, che fino alla fine dei loro giorni tentarono di difenderla.

Curiosità:

Visita la sezione del sito sulle strane creature nel mondo ed in italia,

Fonte immagine anteprima articolo: Foto di Rachealmarie da Pixabay

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

In Piemonte vi è il lago d’origine glaciale denominano lago d’Orta o Cusio. Nell’antichità il lago era noto come lago di San Giulio. Una sua caratteristica è data da un’isoletta al suo interno chiamata isola di San Giulio.

Il lago d’Orta Foto di Fabio Valeggia da Pixabay

Di fronte all’isola di San Giulio vi è il caratteristico borgo di Orta San Giulio. Per via del cammino del “silenzio e della meditazione” questa caratteristica ed unica isola del lago è chiamata isola del silenzio. Si tratta di un cammino di meditazione tramite cartelli multilingue sistemati lungo un percorso apposito tramite i quali si può godere della pace e tranquillità dell’isola di San Giorgio.

Nell IV secolo due fratelli religiosi Giulio e Giuliano avevano il compito di costruire una chiesa sull’isola di San Giulio, ma furono avvisati dagli abitanti locali della presenza sull’isola di una creatura mostruosa. La creatura a forma di drago si diceva fosse molto aggressiva e uccidesse anche gli esseri umani. Non vi era però solo una creatura ma vi erano anche ettili giganteschi ed un drago.

Decisi a costruire la chiesa sull’isolotto i due fratelli però non trovarono nessuno disposto ad accompagnarli in quel posto così pericoloso. La leggenda vuole che Giulio abbia reso il suo mantello impermeabile e rigido come una barca ed abbia potuto grazie ad esso attraversare il lago deciso a costruire la chiesa e ad uccidere le crature che l’abitavano.

Giulio uccise il drago e le altre creature osservato con stupore ed ammirazione dalle rive del lago dai cittadini.

Il mostro della valle d’Orta in Piemonte

L’isolotto deve il suo nome al prodigioso fratello religioso Giulio che fu definito santo. In seguito gli abitanti locali aiutarono i due fratelli nella realizzazione della basilica in stile romanica sull’isola.

Una vertebra di un animale gigantesco è conservata nella basilica dell’siola e le suore che la abitano sono sicure che sia del drago ucciso da san Giulio,

Conclusione:

Forse l’osso gigante conservato nella basilica dell’isola di San Giorgio non è di un drago ma di un reale dinosauro lacustre vissuto nell’antichità nel lago?

Forse un drago oppure un rettile gigante è sopravvissuto a San Giulio e si nasconde ancora nel lago d’Orta, nelle sue acque o nelle grotte?

Curiosità:

Il drago è festeggiato con una manifestazione chiamata Lago dei draghi dove è ricreata una caccia al drago con giochi per bambini a tema di drago e draghi animati disseminati per l’isola visitabile in motoscafo per l’occasione.

Approfondimenti:

Visita la sezione del sito su le strane creature in Italia e nel mondo.

Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Piemonte.

In Liguria il torrente Stura attraversa questi monti nell’appennino ligure e piemontese. Il torrente Stura segue un percorso molto lungo e complesso in cui tocca numerose zone geografiche della Liguria e del Piemonte. La valle che attraversa il fiume Stura deve il suo nome al torrente e spazia tra Genova ed Alessandria.

La valle Stura è ricca di laghetti naturali e zone boschive.

Il mostro della Valle Stura nell’appennino ligure.

Nel 1954, ad agosto, in provincia di Cuneo in località Pianetto, nelle Brughiere del comune di Moiola per la prima volta fu denunciato l’avvistamento di una creatura serpentiforme gigante da parte di alcuni pastori.

I carabinieri di Demonte, Piemonte, all’epoca nel mese di agosto effettuarono le ricerche di questo serpente gigante cercandolo tra cespugli e canneti, ma non trovarono nulla che comprovasse il suo passaggio od esistenza.

La descrizione della creatura era quella di un serpente con la pelle di colore verde con una cresta in grado di segnalare la sua presenza con una sorta di fischio. Il serpente gigante d’apprima era stato descritto come lungo circa due metri e mezzo, in seguito divenne lungo tre metri e più simile ad un coccodrillo oppure ad un’ iguana.

Un’immagine illustrativa di un’iguana. Foto di Akiroq Brost da Pixabay

La seconda descrizione a forma di coccodrillo fu data da un uomo di Pianetto, Torino che affermava di aver visto questa creatura muoversi nella fanghiglia. Ma i testimoni erano diventati un numero spropositato ad esempio una contadina rimase sotto shock per otto giorni dopo aver portato la propria mucca al pascolo ed aver incontrato la creatura. La mucca morì poco dopo smettendo di alimentarsi probabilmente per la paura derivante dall’incontro con il mostro.

In seguito un pescatore vide la strana creatura in un fiume. Ma tutti descrivevano un mostro terrificante che spaventava molto le persone, alcune persone svenivano alla sua vista. Però il mostro non ha mai ucciso o ferito persone.

Allucinazione collettiva?

Ma forse si trattava di “allucinazione collettiva“?

I carabinieri di Demonte perlustravano spesso la zona alla ricerca di questa creatura senza avere alcuna prova reale della sua esistenza, foto o impronte.

Nelle leggende piemontesi e negli appennini vi è spesso allusione a serpenti giganti, con creste che sibilano spaventando chi li incontra.

Le Ipotesi:

Iguana gigante.

L’ipotesi più accreditata dalla descrizione di un’animale dalla pelle verdastra con una cresta è quella di un’iguana gigante .

Alcuni tipi di iguana allevati anche in cattività possono raggiumgere la lunghezza di 1.5 metri, talvolta possono raggiungere i 2 metri. Sono rettili erbivori, schivi e non aggressivi. Proprio a causa delle sue dimensioni talvolta vengono liberate dall’uomo in natura.

Forse il mostro della valle di Stura era un’iguana detenuta in qualche abitazione liberata intenzionalmente?O l’animale era fuggito?

Curiosità:

Di seguito visita la sezione sulle strane creature nel mondo ed italiane.

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

Lerma si trova nell’Alto Monferrato (provincia di Alessandria-Piemonte). Ha poco più di 800 abitanti. Il castello ed il ricetto (da cui si accede tramite un arco di pietra) sovrastano la valle del torrente Piota. Lerma è caratteristica per il borgo murato a cui si accede attraversando un arco da due accessi.

Di seguito una delle teorie sull’origine dei Mostri:

Pare che, durante il Medioevo, gli abitanti di Lerma si recassero sulla cima della rocca e scacciassero simbolicamente i pensieri negativi, crudeli e tutto il marcio delle menti finiva laggiù, tra quell’intrico di arbusti e alberi deformi, in continua lotta per la ricerca di un po’ di luce.
I pensieri crudeli sono stati espulsi, ma di certo laggiù non sono morti, anzi, si sono legati insieme creando strani esseri.

Alcuni che li hanno definiti Ungumani, ovvero un incrocio tra gli umani e i cinghiali (ungulati) il nome scientifico (vaghi ricordi del vecchio libro) è Homungulatus Lermensis.

Anticamente, durante carestie dettate dalla siccità o dal freddo intenso, i mostri della Rocca di Lerma hanno aiutato i Lermesi. Una poetessa (Cruella) ha dedicato a loro una poesia ed una preghiera.

Un antico vociare ricorda alla gente che deve sfamare i mostri con gli scarti del cibo di casa. Se ciò non verrà fatto gli Ungumani saliranno e? Ti mangeranno a meno che non siano nutriti dai paesani.

Estratto dall’articolo del sito La leggenda dei mostri della rocca di Lerma

Di Marco Marengo.

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma

I mostri della rocca di Lerma in Piemonte sono figure ben radicate nella comunità di Lerma.

L’amuleto per tenere lontano i mostri dalle proprie abitazioni.

Gli abitanti di Lerma tengono lontani i mostri con una sorta di amuleto.

Le abitazioni cha hanno una particolare rappresentazione esposta sono protetti dai mostri.

La rappresentazione sulle porte per tenere lontani gli ungumani dalle abitazioni.
Qui una dedica agli Ungumani.

Di seguito la dedica agli Ungumani:

Qualcuno li ha evocati?

Frutto della fantasia o creature sfuggenti?

Alcuni sostengono che gli stessi ungumani siano convinti di non esistere.

Certi fatti, se un giorno qualcuno troverà i giusti termini, potranno essere trasmessi solo per via orale.

C’è chi, a sue spese, ha osato scriverne.

Le testimonianze sui mostri della rocca di Lerma.

Le impronte degli Ungumani.

Impronte di un piede ungulato di notevoli dimensioni sono state rinvenute vicino alle abitazioni e fotografate. Però gli Ungumani sono alti circa due metri e mezzo e si ipotizza che i piedi siano simili a quelle degli ungulati. Si tratta di specie di animali dotati di specifiche caratteristiche tra cui vi sono anche i cinghiali.

Per cui probabilmente si tratta dell’impronta di un Ungumano che si è avvicinato molto ad un abitazione. Perchè forse la creatura non aveva ricevuto in dono il cibo dagli abitanti di quella casa?

Quindi la creatura era alla ricerca di cibo?

Di seguito nelle immagini vi è un confronto tra un impronta di piede di una persona e delle ipotetiche imponte di Ungumani che sono evidenziate di seguito con un cerchio rosso.

Ma probabilmente si trattava di un esemplare di un giovane di Ungumano.

Di seguito le foto delle impronte degli Ungumani.

Le impronte di un Ungumano.
Nella foto sono evidenziate le impronte dell’Ungumano.

La rocca di Lerma.

La rocca di Lerma, Alessandria.

I mostri di Lerma, gli Ungumani, secondo Marco Marengo vivono sotto la rocca, il castello di Lerma.

Vi sono anche antiche vie di fuga e degli archi antichi come dei tunnel che potrebbero essere utilizzati dalle creature per nascondersi e fuggire.

Il bosco che circonda Lerma.

Il fitto bosco che circonda il paese è ricco di sottobosco e vi sono radici ed alberi spaventosi.

Un albero nel bosco.
https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/bosco-lerma.mp4
Un video del bosco di Lerma
https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/video-sottobosco-lerma-1.mp4
Un video del sottobosco di Lerma.

Il fiume Piota

Nei pressi della rocca vi è il fiume Piota e l’ipotesi che i mostri possano nuotare non è da escludere. I mostri secondo la leggenda sono soliti fare il bagno nel fiume e procreare nei suoi pressi.

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/video-fiume-piota-lerma.mp4
Il video del Fiume Piota.

La testimonianza di Marco Marengo

Marco Marengo ha udito, un giorno, un rumore di rami rotti mentre scendeva per un sentiero in mezzo alla vegetazione, un Ungumano?

Le testimonianze di avvistamenti:

La leggenda sugli Ungumani della rocca di Lerma.

Di seguito alcune testimonianze:

Un testimone, abitante di Lerma, ha concesso la sua testimonianza ma ha desiderato mantenere l’anomimato. Per cui la voce è stata alterata nel video di seguito.

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/videotestimonianza-avvistamento-ungumani-voce-modificata-1.mkv
La testimonianza dell’avvistamento, testimone anonimo.
https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/tana-nel-bosco-ungumani-voce-modificata-1.mkv
Video di una tana di un Ungumano.

Un’altra testimonianza video con voce alterata per mantenere l’anonimato:

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/testimonianza-bosco-lerma-modificato-1.mkv
Video del testimone anonimo.

Di seguito la testimonianza di una persona francese:

https://www.chupacabramania.com/wp-content/uploads/2021/03/testimonianza-in-francese-lerma-voce-alterata-1.mkv
Il video testimonianza di una persona francese a Lerma.

Di seguito la traduzione del video in italiano:

Avevo sentito parlare della leggenda dei mostri di Lerma … gli Ungumani!

Sì. Passeggiando nel bosco non è che avevo paura, ma qualcosa mi tormentava: cinghiali o branco di lupi… non so.

Con cautela continuavo a camminare pensando a quella leggenda. Non era la mia immaginazione… vi assicuro che ciò che ho visto appoggiandomi a un albero… quell’ombra enorme… la sua forma.

Ero terrorizzata.”

Un’antica incisione su pietra ritrae gli ungumani.

Di seguito l’antica incisione su pietra dove gli ungumani ricevono cibo e doni dagli abitanti di Lerma.

L’incisione su pietra riguardo gli Ungumani.

Di seguito gli approfondimenti:

Marco Marengo è un abitante di Lerma che ha scritto un libro su questa leggenda e si interessa a questo argomento da anni. Per cui egli è stato intervistato su questo tema più volte ed ha ritrovato le tracce di ipotetici Ungumani a Lerma.

Una foto di Marco Marengo vicino ad una strana radice.

Marco Marengo è in giro per i boschi. Quando tornerà vi racconterà…

Il Panungu.

Il pane degli Ungumani, Marco Marengo.

Il pane degli Ungumani il Panungu, di Marco Marengo.

Di seguito il video del pane su Youtube.

I libri di Marco Marengo.

Di seguito l’ebook di Marco Marengo.

I segreti di Lerma hanno dato vita al libro  “IL PANE DEL BOIA e il mistero della Rocca di Lerma”

Prossimamente Marco Marengo creerà un secondo libro: La leggenda degli ungumani.

Di seguito le conclusioni:

In conclusione gli Ungumani sono un mito od una realtà?

Infine un ringraziamento a Marco Marengo per la concessione delle videotestimonianze e delle immagini riportate nell’articolo.

Di seguito il video sul canale Youtube del sito con le testimonianze e la leggenda di Lerma.

La leggenda degli Ungumani di Lerma:

Curiosità:

Di seguito visita la sezione del sito su le strane creature nel mondo.

Infine visita la sezione su le strane creature in Italia.

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna.

Una creatura simile ad un drago od un serpente viveva nel comune di Spilamberto in Emilia Romagna. Il Magalasso si dice che vivesse nella fossa del Torrione a Spilamberto.

A Spilamberto vi è un complesso medioevale che si trova all’ingresso del paese con una torre alta più delle altre abitazioni che è comunemente denominata “Torrione“.

Immagine del Torrione di Spilamberto. Immagine di Paolo Monti, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

La leggenda vuole che nella fossa intorno al Torrione vivesse il drago Magalasso. Ma dopo che la fossa del Torrione è stata chiusa si diceva che esso si annidava tra i canneti dietro la rocca di Spilamberto, vicino al fiume che lo attraversa: il Panaro.

Spilamberto è una città sita in provincia di Modena in Emilia Romagna e si trova nella Pianura Padana.

In dialetto questa creatura è chiamata Al Magalàs.

Il Magalasso non era pericoloso per l’uomo, nè per gli animali. Era solo dispettoso e spaventava i cittadini di Spilamberto con il suo lungo sibilo ed il suo strano aspetto. Infatti non sono mai stati registrati eventi dove il Magalasso abbia mai ferito uomini od animali. La leggenda vuole che il Magalasso amasse spaventare chi si avvicinava a lui con il suo sibilo lungo e spaventoso o mostrandosi nel suo aspetto orribile.

Questa creatura era simile ad un drago o serpente con colori variopinti e la testa da uomo, con denti e occhi da essere umano.

Il drago Magalasso a Spilamberto, Emilia Romagna

Questa creatura era spesso udita dalla popolazione spilambertese, emetteva un lungo e possente sibilo nascosto nella vecchia fossa del Torrione di Spilamberto. In inverno il Magalasso non si mostrava all’uomo solo dal mese di marzo in poi egli usciva dal suo ipotetico letargo per spaventare le persone del posto.

Purtroppo il Magalasso è ormai una figura mitologica in quanto non è più stato udito nè avvistato dal 1982. Nel 1982 vi fu un gruppo di persone che udì il forte sibilo del Magalasso, queste ultime fuggirono cercando riparo sul Torrione stesso.

Conclusioni:

In conclusione il drago Magalasso è probabilmente una metafora.

Esso rappresenterebbe i signorotti dell’epoca che costringevano la popolazione a nascondersi nella Torre per sfuggire loro. Perchè i signorotti erano soliti avere atteggiamenti di soprusi verso la popolazione locale.

Per cui probabilmente non è un caso che il drago Magalasso rappresenti il popolo di Spilamberto.

Curiosità:

Nel mese di maggio di ogni anno a Spilamberto vi è la Festa del Magalasso. La festa si svolge al Parco del Magalasso in via Cervarola a Spilamberto. La manifestazione è organizzata dal Comitato Parco Magalasso che ha come logo una simpatica immagine di un drago in onore del drago Magalasso.

Il drago Magalasso alle scuole elementari di Spilamberto.

Aprile 2021

Recentemente il consiglio comunale di Spilamberto ha permesso ad un artista modenese Luca Zanni, in arte Zamoc, di creare un opera riguardante il drago Magalasso. L’opera è esposta su di un muro delle scuole elementari di Spilamberto.

Si tratta di un iniziativa con lo scopo di far conoscere questa creatura, che fa parte della coltura locale, anche ai bambini spilambertesi. Anche i bambini hanno partecipato alla creazione dell’opera di Zamoc.

Queste immagini sono state gentilmente concesse dal signor Antonio Valzani, fotografo, il cui profilo facebook è il seguente: Antonio Valzani. Il profilo Instagram è Antonio (antonio_valzani71)

Le immagini sono state anche pubblicate sul gruppo Facebook “Sei di Spilamberto se…”

Di seguito una canzone sul Magalasso.

Il gruppo musicale molto noto dei Modena City Ramblers ha dedicato una canzone al Magalasso. Di seguito la canzone del gruppo su youtube in dialetto modenese con una simpatica spiegazione della leggenda.

Approfondimenti:

Di seguito visita la sezione del sito su le strane creature nel mondo e le strane creature italiane.

Thunderbirds gli uccelli del tuono del nord America

Thunderbirds gli uccelli del tuono del nord America.

Illinois. Usa.

Una delle prime testimonianze riguardanti un ipotetico Thunderbirds risale al 1977 in Illinois.

Illinois si trova negli Stati Uniti d’America nel Midwest, costa nord-ovest. La testimonianza afferma che un bambino di circa dieci anni sia stato prelevato e portato via di peso da un uccello di dimensioni enormi per circa dieci metri. In seguito il bambino è stato lasciato cadere dal rapace gigante.

Il Thunderbirds è descritto come un rapace di dimensioni abnormi, gigante. Questa figura è radicata nella cultura di diverse tribù di nativi americani. Però in base alle zone di appartenenza delle tribù indiane il nome del Thunderbirds varia. Sempre in base alla tribù in cui è rappresentato può essere un singolo individuo o uno stormo di uccelli e venerato al pari di una divinità.

Thunderbirds gli uccelli del tuono del nord America.

La mitologia:

La mitologia vuole che gli occhi del Thunderbirds emettano lampi di luce e dalle sue zampe cadano serpenti luminosi. E si dice che con le sue possenti ali emettano suoni assordanti come tuoni. Infatti di Thunderbirds si dice sia in grado di far spostare le nubi dando origine a cambi repentini del meteo. Era definito anche “portatore di pioggia”.

Il Thunderbirds è descritto con piume colorate, denti nel becco e corna. La sua figura è utilizzata nei rituali delle tribù indiane ed è ritenuto un mutaforma. Il Thunderbirds secondo queste popolazioni può togliersi becco e le penne che lo rivestono per rivelare le sue fattezze umane. Quando si trova nella forma da essere umano la leggenda vuole che il thunderbirds possa prendere in moglie una donna umana.

Vi sono anche delle statue, utilizzate anche in rituali religiosi, che lo rappresentano come un uccello stilizzato dal piumaggio variopinto, con corna e becco con denti.

Thunderbirds gli uccelli del tuono del nord America

Di seguito il caso del 1890 in Arizona.

Usa.

In Arizona, Usa, nel 1980 due uomini hanno ucciso un enorme animale dotato di ali. Ma l’animale era molto simile ad uno pterodattilo, ovvero un rettile volante vissuto nel periodo mesozoico.

Questo animale è stato fotografato all’epoca dell’uccisione. Ma l’immagine non è mai stata studiata approfonditamente da scienziati.

Immagine illustrativa Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay

Altri presunti avvistamenti di Thunderbirds sono stati segnalati da aerei di linea ad esempio in Utah. Ma probabilmente si tratta di uccelli di notevoli dimensioni come aquile grigie o condor. Le aquile ed i condor sono uccelli tipici di queste zone americane. L’ aquila grigia ha un apertura alare di circa due metri in media. Mentre alcuni condor delle Ande ad esempio superano i tre metri di apertura alare. Per cui è possibile non riconoscere questa tipologia di volatili.

Di seguito le ipotesi.

I thunderbirds sono uccelli di notevoli dimensioni? O forse si tratta di creature primitive non estinte?

Fossili di Teratornis merriami sono stati rinvenuti nel nord America.

Teratornis merriami è un uccello preistorico di dimesioni notevoli. L’apertura alare di questo animale superava i tre metri e mezzo. I fossili risalgono al periodo del pleistocene. Questo uccello preistorico aveva la caratteristica di potersi sollevare dal suolo sbattendo le ali senza ricorsa. Mentre ad esempio i condor necessitano di rincorsa per poter spiccare il volo.

I nemici naturali dei Thunderbirds sono i “Serpenti Antidiluviani“.

Conclusioni:

Il Thunderbirds esiste ai giorni nostri?

O è una creatura mitologica?

Oppure si tratta di un comune volatile di notevoli dimensioni scambiato per una strana creatura?

Curiosità:

Il Roc Uccello gigante mitologico arabo.

Marco Polo nominò nei suoi racconti un enorme uccello bianco, con le fattezze di un aquila, denominato Roc, che fa parte invece della mitologia di origine araba.

Questo uccello è descritto come più grande del Thunderbirds americano in quanto sarebbe in grado di sollevare un elefante. Alcuni studiosi collegano la figura mitologica del Roc al preistorico  Aepyornis, uccello elefante. L’uccello elefante, che ha le sue origini in Madagascar, poteva superare i tre metri d’altezza ma non è simile ad un’aquila perchè non aveva la capacità di volare.

Approfondimenti:

Di seguito visita la sezione del sito sulle strane creature.

Il Bunyp mostro lacustre australiano nell’Outback.

Il Bunyp mostro lacustre dell’Outback australiano

Il Bunyp

Bunyp è un’altra figura mitologica aborigena australiana. Il termine Bunyp indica Diavolo o Spirito.

Si tratta di una creatura diabolica che si nasconde nelle paludi e nelle zone in cui vi è presente dell’acqua come fiumi, ruscelli e pozzanghere. Il Bunyp è descritto con una somiglianza ad una creatura preistorica forse estinta.

Questa creatura che emette terrificanti grida nella notte ed è molto aggressiva è descritta come una strana creatura lacustre. E’ dotata di corte zanne di pinne poco pronunciate, zampe sempre pinnate, coda come quella di un cavallo e ricoperta di pelo nero. Talvolta Byrup è descritta come un tricheco.

Foto di un tricheco Foto di PublicDomainImages da Pixabay

Tuttavia le grida di animali come koala, civetta ululante o altri uccelli notturni in grado di lanciare grida molto inquietanti.anche gli opossum potrebbero facilmente essere coloro che fanno udire le grida disumane attribuite al Bunyp.

Oppure potrebbe trattarsi di un diprotodonte o un animale gigante preistorico non estinto?

Le teorie:

Purtroppo non vi sono prove dell’esistenza del Bunyp. Ma i criptozoologi attribuiscono la potenziale esistenza di un diprotodonte non ancora estinto.

Il diprotodonte è un animale preistorico di notevoli dimensioni come la scimmia Gigantopethacus che menzioneranno altri studiosi per dare una spiegazione a questa creatura misteriosa. Il diprotodonte è un mammifero imparentato con i canguri che poteva raggiungere i tre metri di lunghezza probabilmente estinto a causa della caccia intensa degli aborigeni.

Anche il quinkana è una creatura presitorica gigante simile al coccodrillo moderno. Leggermente più grande dei moderni coccodrilli ma inferiore come dimensioni al noto drago o varano di Komodo il quale può raggiungere i tre metri di lunghezza.

Infine il Bunyp poteva essere un tricheco od un otaria che comunque abitavano in passato in queste aree geografiche, soprattutto a Canberra.

A fortificare quest’ultima ipotesi nei fiumi australiani Murray e Darling sono numerose le segnalazioni di avvistamenti o di aver udito il Bunyp. Ma in questi fiumi l’otaria orsina è solita risalire durante le piene.

Forse in passato venivano scambiate per strane creature dagli aborigeni che le incontravano per la prima volta?

Un otaria orsina Foto di Holger Detje da Pixabay

Il Bunyp mostro lacustre dell’outback australiano

Curiosità:

Al Bunyp è stato dedicato il nome di una città e di un fiume in Australia, in quanto la sua figura è ancora ad oggi radicata nell’immaginario collettivo.

Questa creatura è spesso citata in alcune favole per ragazzi, in teatro, nei telefilm e nei cartoni animati. Vi sono studiosi che affermano che forse il Bunyp e lo Yowie siano la stessa creatura. I Bunyp è spesso citato nei videogiochi e nei parchi a tema australiani.

Approfondimenti:

Yowie lo yeti australiano che vive nell’Outback.

Lo Yowie è descritto come un una creatura scimmiesca gigante e pelosa con naso piatto e lungo dotata di lunghe braccia alta tra i due metri e tre metri e mezzo. Questa creatura lascia impronte simili ai piedi umani ma molto più grandi.

Outback australiano, i misteri

L’Australia è caratteristica per la grande presenza di deserti che vengono percorsi da strade apparentemente infinite. Strade costellate a tratti da aree attrezzate di servizio, dove regna il nulla, silenzio e sabbia rossa.

Visita la sezione del sito su le Strane Creature nel mondo